
La potenza, l’energia, la sensualità soffusa, velata, a volte voluta a volte inconsapevole. E poi l’astrattezza leggera, la passione traboccante, a sprazzi improvvisi e incontrollati. E i piedi ben piantati a terra. E la concretezza disinibita. E soprattutto l’accettazione coraggiosa della propria umanità. Siamo fragilissimi eppure siamo forti. Diventiamo umani solo quando riusciamo ad amare il nostro flusso. Perché non riesci ad accettare le tue viscere? Le tue – termine scontato – emozioni? Uomo! Dove ti sei nascosto, stavolta?
È la voce di Carmen Consoli l’emblema della parte migliore della femminilità postmoderna. Non quella del velinismo e dei bimbiminchia a vita. Non quella dell’ignobile doppiogiochismo e delle strumentalizzazione profumieristiche. Dell’arrivismo sensuale. Dei cinici ricatti ormonali. Neanche quella dell’ostentata fragilità, del passivismo a tutti i costi, del ohquantosiamodebolieindifese. No. La sua voce è donna. Donna perfettamente riuscita. Frutto del migliore Sviluppo Storico possibile.
Donna del terzo millennio realmente emancipata libera matura consapevole e superiore. Donna artista sensibile e gaudente. Che non ha paura di inciampare, cadere, scorticarsi. Sovrabbondante di dubbi ma anche ammantata di certezze, nonostante tutto immensamente salda. Fedele a se stessa.
Lo sguardo della voce della cantante catanese è diretto e senza imbarazzi. Le sopracciglia aggrottate in un’espressione di ironia e tragico divertimento. Guarda il mondo, la sua curiosità verso la gente è strabordante. Guarda il mondo ed il mondo è quello che i maschi hanno costruito. Guarda e sorride per tutto quello che c’è di irrazionale, di stupido, di tremendamente infantile. Intanto –poveri noi – il genere maschile sprofonda inesorabilmente all’inferno.
http://marcofantesca.wordpress.com/2010/07/09/verboso-panegirico-di-carmen-consoli/