Madonna regista: "Racconto il segreto di Edoardo e Wallis"

In anteprima alcune scene
di “W.E.”, Müller
lo vuole per Venezia

FULVIA CAPRARA

INVIATA A BERLINO
Madonna in grigio, gonna dritta e stretta, giacca Chanel, capelli sciolti sulle spalle, fogli posati sulle ginocchia, pronti per essere riletti e consultati. Madonna in veste di regista, niente eccessi, niente provocazioni, solo l’aria gentile e disponibile di chi è lì per vendere un prodotto, il suo, ovvero il nuovo, attesissimo film W.E., storia dell’amore tra Edoardo VIII e Wallis Simpson.
L’amore del secolo (scorso), intrecciato con una storia moderna e raccontato nello stile dell’autrice, tra ironia e sensualità, gusto per il bello e passione per la moda. In sala, nella riservatissima proiezione berlinese organizzata per i compratori del mondo (gli happy few devono tassativamente indossare il braccialetto nero fornito all’entrata e il solito annuncio sulla necessità di spegnere i cellulari durante la proiezione è accompagnato da un avvertimento mai sentito prima: «i telefonini accesi verranno confiscati») c’è il direttore della Mostra di Venezia Marco Müller. Il che vuol dire che, da ieri sera, è partita la caccia a W.E. e Madonna, dopo l’antipasto al Filmfest, potrebbe anche approdare alla prossima Mostra.
Sullo schermo scorrono pochi, selezionatissimi brani del film ancora in post-produzione, si vedono i giornali dell’epoca con i titoli strillati in prima pagina sull’«incredibile notizia» («Il re rinuncia al trono per amore») e si vedono i duetti tra i protagonisti (Andrea Riseborough nei panni di Wallis, e James D’Arcy in quelli del Re che abdica), e poi si vede un’altra coppia, contemporanea, composta da una giovane donna, Wally (Abbie Cornish), ossessionata dal mito di Simpson al punto da abbandonarsi all’attrazione per l’unico uomo (Oscar Isaac) pronto ad assecondare la sua follia.
Come è nato il progetto di «W.E.»?
«Ho letto per la prima volta dieci anni fa un libro che raccontava la storia di Wallis e di Edoardo, volevo indagare sul mistero di questa passione, sul segreto che ha unito queste due persone, sul motivo per cui un uomo decide di rinunciare a poteri enormi in nome dell’amore per una donna. Il film vuol essere anche un’inchiesta sul matrimonio, sulla passione, sulla ricerca della felicità che riguarda tutti noi».
La vicenda storica ha un contraltare moderno, il film salta da un periodo all’altro, intrecciando i destini di due coppie, sul filo dell’attrazione, ma anche della follia. Perché ha scelto questa chiave di racconto?
«Non m’interessava dirigere una semplice cinebiografia, i protagonisti di allora avevano una carica di modernità assolutamente insolita per i tempi in cui vivevano, nei personaggi di oggi ho messo il riflesso di quelle tensioni emotive, invertendo le parti perché qui è lei che lascia tutto, matrimonio e vita agiata, per seguire la sua passione».
Affrontare le vicende di personaggi molto noti e fortemente radicati nell’immaginario collettivo è sempre rischioso, come ha cercato di eludere i pericoli?
«Sono fortemente attratta dalle figure iconiche, certo, quando le affronti devi stare molto attento, la prima trappola da evitare è quella dell’imitazione, se tenti di imitare, non funziona. Ho tentato di scandagliare il lato umano dei miei personaggi, di raccontare le cose dal loro punto di vista, cercando le motivazioni delle loro azioni, abbiamo messo una grande cura nella confezione dei dialoghi».
In questi giorni nelle sale del mondo sta riscuotendo gran successo «Il discorso del Re», stessa epoca, stessa famiglia, con la storia di Wallis e Edoardo raccontata all’ombra di quella centrale. Il film è super-favorito alla prossima cerimonia degli Oscar, secondo lei perché il pubblico è così attratto da questo tipo di storie?
«Sì, è vero, la gente è ancora terribilmente attirata dalle vicende personali della famiglia reale, è un mondo segreto, privato, segnato da intrighi e avvenimenti di cui non si sa mai abbastanza».
Che cosa rendeva così speciale la coppia di W.E.?
«La loro assoluta modernità, lui era un ribelle, abituato a vestirsi in modo eccentrico, totalmente diverso dall’universo in cui era cresciuto ed era stato educato. Lei detestava le formalità, aveva una maniera disinvolta, diretta, di comportarsi, una maniera che a lui piaceva tremendamente».
Nelle prime immagini del film spicca l’attenzione ai dettagli, alle scenografie, ai costumi. Come ha scelto i suoi collaboratori?
«Quando si è una principiante come me, è particolarmente importante circondarsi di persone capaci, ho voluto i migliori e i risultati mi hanno ricompensata. Desideravo ricreare nel film un’atmosfera di bellezza, di armonia, di eleganza, per questo era importante avere il meglio».

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