AL VITTORIANO TAMARA DE LEMPICKA, REGINA DEL MODERNO

"Tamara de Lempicka. La regina del moderno": da domani 11 marzo, al 10 luglio il Complesso del Vittoriano di Roma ospita una delle mostre piu' complete mai realizzate sull'artista maggiormente nota e amata del periodo Deco, simbolo delle istanze moderniste degli anni Venti e Trenta.

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La mostra, curata da Gioia Mori, storica dell'arte nota a livello internazionale per le sue ricerche su Tamara de Lempicka, presenta 80 dipinti e circa 40 disegni di Tamara de Lempicka, che ripercorrono il cammino artistico della "regina del moderno"; 50 fotografie d'epoca - alcune delle quali inedite - documentano il "personaggio" Tamara, ritratta quasi sempre come una diva del cinema anni '30; 2 film degli anni Trenta in cui la Lempicka si colloca davanti alla macchina da presa; 13 dipinti di artisti polacchi che frequento' in Francia e a Varsavia raccontano il rapporto con l'arte contemporanea della sua patria. La mostra, che nasce sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, e' promossa dal Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali, in collaborazione e con la partecipazione di Roma Capitale - Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione -, della Provincia di Roma - Presidenza e Assessorato alle Politiche culturali -, della Regione Lazio - Presidenza e Assessorato alla Cultura, Arte e Sport -, con il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero degli Affari Esteri e dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. La rassegna e' organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia. L'esposizione vanta la collaborazione e il supporto di grandi istituzioni museali europee e americane, come il Museo Nazionale di Varsavia, il Museo Malraux di Le Havre, il Muse'e des Beaux-Arts di Nantes, il Muse'e d'Art Moderne di Saint-Etienne Me'tropole, il Blanton Museum of Art di Austin. Oltre cinquanta i prestatori privati (Europa, Stati Uniti e Asia), tra i quali la Fondazione Victor Manuel Contreras di Cuernavaca e il Lempicka Estate di New York. In questa esposizione Gioia Mori propone una nuova lettura delle opere della Lempicka, scaturita da ricerche inedite che costruiscono ex novo la storia di molti dipinti; documenti di un legame finora sconosciuto con Prampolini, confermato dalla storia di un dipinto in mostra; diverse opere mai esposte in Italia, tra le quali l'eccezionale prestito di cinque dipinti della collezione di Jack Nicholson; un eccezionale ritrovamento, un importante dipinto del 1923, Portrait de Madame P., finora considerato perduto, noto solo attraverso un'antica foto in bianco e nero. Il fascino e la stravaganza del personaggio, la comunicativita' del suo linguaggio figurativo hanno reso Tamara de Lempicka l'artista piu' nota e amata del periodo De'co. Come scrive Gioia Mori: "dagli anni Settanta torna a essere quel fenomeno mondiale che fu gia' negli anni Venti e Trenta, e strappa a tutti i compagni di strada dell'E'cole de Paris il titolo di "regina della modernita'", laddove per "modernita'" si intende anche l'invenzione di formule di comunicazione e marketing che solo un artista pop come Warhol - grande ammiratore della Lempicka - sapra' applicare con uguale efficacia alcuni decenni dopo. La mostra ospitata al Complesso del Vittoriano esplora il percorso della Lempicka dagli esordi al 1957, l'anno in cui venne ospitata a Roma una sua personale nella galleria Sagittarius, e diventera' imprescindibile per una considerazione corretta del percorso artistico della Lempicka: questo, grazie soprattutto al ritrovamento di alcune importanti opere degli anni Venti finora considerate perdute, al reperimento di importanti fonti documentarie che permettono di ricostruire esattamente le presenze espositive della Lempicka tra il 1922 e il 1957 e la risposta della critica dell'epoca, di capire la sua strategia di comunicazione in Europa e negli Stati Uniti". Tamara de Lempicka e' una personalita' complessa, mai leggibile in un solo senso: la sua cifra stilistica e' unica perche' e' anche un continuo ossimoro. "Cultrice della contemporaneita', in un'intervista del 1932 ribadisce la propria scelta di "vivere e creare in modo tale da imprimere sia alla mia vita che alle mie opere il marchio dei tempi moderni", ma poi dichiara di amare "l'antica pittura italiana" e che il suo pittore preferito e' Carpaccio. Un "gusto innato dei contrasti", che Magdeleine Dayot indica in un articolo del 1935 come punto di forza dell'arte della Lempicka: "Questo curioso me'lange di estremo modernismo e purezza classica attira e sorprende, e provoca, forse, prima di conquistare completamente, una sorta di lotta cerebrale, dove queste tendenze cosi' diverse lottano una contro l'altra, fino al momento in cui lo sguardo avra' afferrato la grande armonia che regna in queste opposizioni".

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