Arriva il circo gypsy punk

I gypsy punks di Eugene Hutz tornano finalmente a Roma. Venerdì sera, sul palco dell’Atlantico Live salirà l’energia gitana dei Gogol Bordello, la band che ha saputo convincere il mondo intero con il suo suono patchankero sospeso tra punk, ska, balkan beat, musica tradizionale ucraina. Diretti discendenti di Clash e Mano Negra, i Gogol Bordello giungono nella Capitale per l’unica data italiana del loro tour europeo e presenteranno il loro quinto ed ultimo lavoro, “Trans-continental Hustle”, nel quale la spiccata sensibilità alla commistione fra generi del gruppo si apre anche ad influenze latine e soprattutto brasiliane: il frontman Eugene Hutz ha infatti da poco trasferito la sua residenza da New York a Rio de Janeiro.
«Una baraonda sovranazionale di generi dove la patchanka incontra samba e bossa nova, dove la melanconia tzigana sospira a braccetto con la saudade e il Carnevale di Rio si trasferisce nei campi sconfinati dell’Ucraina»: così la rivista Beat Magazine descrive il disco. “Trans-continental Hustle” è stato prodotto dal re mida del rock alternativo Rick Rubin (ha lavorato con Red Hot Chili Peppers, Beastie Boys e System of a Down, per citarne alcuni) che ha segnato il loro passaggio da un’etichetta indipendente (la Side One Dummy, osannata nell’ambiente punk) ad una major. Durante il live la formazione propone da sempre uno spettacolo bizzarro ed istrionico, mescolando la potenza del rock a suggestioni musicali etniche e cabaret di matrice brechtiana. Non è quindi un caso che ogni live venga definito dalla band come “party”.
Sul sito www.gogolbordello.com viene descritta dal baffuto leader la mission della band: «Crediamo che le culture del mondo contengano materiale sufficiente per dare vita ad infinite possibilità artistiche, nuove combinazioni di apertura mentale, gioia allo stato grezzo ed energia per la sopravvivenza». E Hutz conclude così lo “statuto”: «Abbiamo scelto di lavorare con le tradizioni dei gitani, dei punk e del cabaret. È tutto ciò che conosciamo e sentiamo. Esistono molte nuove forme d’arte che fanno suonare la tanto amata dichiarazione post-modernista ‘tutto è stato fatto’ come un errore».
Sul palco saliranno ben nove elementi che appartenendo ad etnie diverse rappresentano al meglio il tenore world del concerto: se Eugene Hutz (voce, chitarra acustica) viene da Kiev, al violino e alla fisarmonica ci sono, rispettivamente, Sergey Ryabtsev e Yuri Lemeshev dalla Russia, alla chitarra elettrica Oren Kaplan dall’Israele, al basso Tomas Tommy T Gobena dall’Etiopia, alle percussioni Pedro Erazo dall’Equador, Elizabeth Chi-Wei Sun da Hong Kong e Pamela Jintana Racine dalla Tailandia e alla batteria Oliver Francis Charles dagli Usa. Molti di loro sono giramondo. Lo stesso leader Eugene prima di arrivare negli Stati Uniti nel 1991 ha vissuto in Polonia, Austria, Ungheria e persino a Roma, città nella quale ha vissuto come busker riscontrando non di rado la diffidenza delle forze dell’ordine. Ad aprire e chiudere la serata ci saranno le selezioni world del percussionista ed MC della band, Dj Pedro.