A Sanremo, l’anno scorso, ci fu un momento cruciale. Fu quando Carmen Consoli cantò (benissimo) Grazie dei fiori, la canzone madre di tutti i Sanremismi, product placement (allora, forse, involontario) per la floricoltura locale e, soprattutto, immediata macchina dei ricordi di un’Italia che non c’è più, se mai c’è stata davvero.
Da oggi non c’è più nemmeno Nilla Pizzi che, quella canzone lanciò e se la portò addosso per tutta la vita, lasciando a noi ancora – in tempi di corbeille virtuali inviate via Facebook – l’idea che un mazzo di fiori significhi vero amore. Perché “tra tanti li ho riconosciuti” questo vuol dire: possono corteggiarmi in tanti ma solo tu conti qualcosa per me, anche se i fiori “mi han fatto male li ho graditi”, lasciando intuire che la passione è tutta un tormento.
Ciao Nilla, invecchiata bene ma con un cattivo parrucchiere che non sapeva dosare il colorante rosso. Ciao Nilla che, chissà perché, negli ultimi tempi ti rappresentava Lele Mora. Ciao Nilla, che ti chiamavi Adionilla, un nome che non esiste più e neanche se ne trova il significato su Wikipedia. Ciao a te e alle colombe bianche che volavano.
"Ciao ai papaveri che erano alti alti alti, puntini rossi nei campi di grano di un Paese agreste svanito per sempre."