
ROMA – Per gli italiani è ancora vivo il ricordo della sua camminata, regale e timida allo stesso tempo, sul red carpet del Festival di Roma dove due anni fa venne per presentare ‘Mamma mia’, la commedia musicale diretta da Phyllida Lloyd basata sulle musiche degli Abba. Nemmeno uno sguardo potè evitare di voltarsi verso di lei, che incedeva sorridendo a tutti fingendosi ignara di tanto effetto: sarà per questo che l’allure di Meryl Streep, 62 anni il prossimo 22 giugno, rimane, a tutt’oggi, uno dei fenomeni più studiati di Hollywood. ‘Lady Oscar’ è così: dove passa, fa razzia di successi e stautette. Sono state due quelle vinte, una come attrice non protagonista per ‘Kramer contro Kramer’ (1979) nell’indimenticabile interpretazione al fianco di Dustin Hoffman e un’altra come attrice protagonista per ‘La scelta di Sophie’, ma ben 16 le nomination, con le quali è arrivata a superare un mostro sacro come Katharine Hepburn ferma a quota 12. Se Mary Louise Streep è l’attrice che detiene anche il record di candidature al Premio Golden Globe, 25, e anche di vittorie, 7, e nel 2004 le è stato assegnato un ‘Life Achievement Award’ dall’American Film Institute per il proprio contributo nella storia del cinema, il dubbio che sia la più grande attrice che il mondo abbia mai avuto si fa strada senza tema di smentita. Nata a Summit, nel New Jersey, nel 1949, da genitori con sangue svizzero, irlandese, olandese ed inglese, Meryl si rivela fin da piccola un talento eccezionale. A 12 anni vuole diventare un soprano e inizia a prendere lezioni di canto, ma presto arriva il ‘fuoco sacro’ per la recitazione e nel 1971 si iscrive alla Yale Drama School laureandosi in arte drammatica e debuttando come attrice teatrale. Nel 1978 arriva la grande occasione: Michael Cimino la vuole, affianco a Robert De Niro, ne ‘Il cacciatore’ (The Deer Haunter): nonostante la candidatura non vince l’Oscar, ma si rifà l’anno seguente grazie ad un’intensa performance nei panni di Joanna, moglie di Ted (Dustin Hoffman), in Kramer contro Kramer. Molte sono le pellicole con le quali Meryl Streep ci ha fatto sognare con la sua capacità di calarsi integralmente nei panni dei personaggi che interpetava: da ‘La donna del tenente francese’ a “Innamorarsi’ fino a ‘I ponti di Madison County’, ‘La mia Africa’, e gli ultimi ‘Il diavolo veste Prada’ nei panni della perfida direttrice di Vogue Miranda Priestly, ‘Mamma Mia!’ e ‘Julie &Julia’. Anche la sua vita personale racconta una donna sicura e forte, con uno spiccato talento poliedrico ma lontana dallo star system. La Streep è stata fidanzata con l’attore John Cazale, suo co-protagonista in ‘Il cacciatore’, fino alla morte dell’attore sopraggiunta per un cancro alle ossa il 12 marzo 1978, che la lasciò in uno stato di grande sofferenza. Il 15 settembre 1978 ha sposato lo scultore Don Gummer dal quale ha avuto quattro figli: Henry (nato nel 1979), Mamie (nata nel 1983) che recita insieme alla madre in ‘Un amore senza tempo’, Grace (nata nel 1986) e Louisa (nata nel 1991). Mamie e Grace Gummer hanno scelto di intraprendere la stessa carriera della madre. “La ricetta per una vita da star? Non è facile, ci sto ancora lavorando!- aveva detto proprio all’ADNKRONOS l’attrice in occasione del Festival di Roma- ma credo che alla fine sia cercare di fare sempre del proprio meglio”. E, fatalità, a lei il meglio riesce qualunque cosa faccia. Anche in campo musicale, infatti, non sono mancati i riconoscimenti: essere apparsa in ‘Mamma Mia!’, ha reso Meryl la ‘regina’ della canzone in Portogallo, dove ha raggiunto l’ottavo posto in classifica nel mese di ottobre 2008. Al 35o ‘People’s Choice Awards’, la sua versione di Mamma Mia ha vinto un premio come “Favorite Song From A Soundtrack”, e sempre nel 2008, Meryl Streep è stata nominata al Grammy Award per il lavoro sulla colonna sonora del film. Ancora oggi, a 62 anni, è un successo già scritto a tavolino la sua presenza in un film, e qualunque produttore farebbe carte false per averla in una sua pellicola. Pensare che, ad Hollywood, leggenda vuole che il produttore Dino De Laurentiis l’avesse rifiutata per ‘King Kong’ perchè “troppo brutta”: chissà quante volte, per questa scelta, si sarà mangiato le mani.