«Credo molto nell’incontro di musicisti che derivano da diversi mondi e da diverse esperienze; credo nella contaminazione perché in essa vi è la possibilità dell’arricchimento e della fusione di sensibilità musicali»…
Con queste parole la cantante catanese Carmen Consoli ha dato inizio alla sua lezione di musica tenutasi la scorsa domenica all’Auditorium Parco della Musica di Roma. L’artista ha sottolineato l’esigenza del recupero della memoria in una società che è quasi indifferente alla ricchezza della musica popolare italiana che invece viene molto più apprezzata all’estero. Omaggiando la cantante licatese Rosa Balistreri con il brano «Buttana di to mà» è iniziato il viaggio nella musica popolare partendo dalla Sicilia.
A questo è seguito il ritmo dei tamburi di Alfio Antico ex pastore di Lentini e genio indiscutibile di questo storico strumento. Il maestro ha deliziato gli spettatori con una breve ma significativa spiegazione sulle diverse tipologie di tamburi e sul modo in cui essi accompagnavano nel passato le diverse fasi del raccolto. Vicino a lui, armato di marranzano e mandolino, è poi comparso un altro protagonista dell’attuale panorama musicale siciliano: Puccio Castrogiovanni, componente del gruppo di musica folk catanese dei Lautari.
Dopo l’accenno storico alla Scuola Siciliana di Federico II, con la volontà di ribadire il legame che la Sicilia ha da sempre con la Toscana è entrato in scena il compositore e cantante Riccardo Tesi esordito alla fine degli anni ’70 accanto a Caterina Bueno. Affermando la necessità di ripartire dal dialetto, dai nobili istinti e dalle nostre tradizioni ha poi fatto ingresso sul palcoscenico il cantautore Peppe Voltarelli che con «Onda Calabra» ha invaso la sala con ritmi e note tipiche della sua terra, la Calabria.
Il brano «Aremu Rindineddha» ha presentato al pubblico Ambrogio Sparagna, musicista salentino che con il suo organetto ha dato vita ad un momento musicale impregnato di suoni e rime quasi nostalgiche. Con l’arrivo del produttore musicale e clarinettista calabrese Francesco Barbaro la squadra è al completo e l’itinerario musicale giunge al termine col brano «Malarazza» che avvolge il pubblico in un vortice carico di passione, allegria e speranza.