
Helen Mirren, 66 anni il prossimo 26 luglio, ricorda d'essersi avvicinata alla carriera di attrice grazie a Shakespeare. Da giovane il suodesiderio era divenire una delle tante interpreti del repertorio shakespeariano: la sua carriera, però, ha avuto una svolta differente.
Ilyena Lydia Vasilievna Mironov, questo il suo vero nome, è tornata in auge grazie alla serie tvPrime Suspect, quindi è stata riscoperta dal grande cinema in un'età in cui le donne, spesso, vengono ingiustamente trascurate.
L’attrice inglese, oggi, vanta una carriera paragonabile a quella di Meryl Streep. Vincitrice del Leone d’Oro, del Golden Globe e dell’Oscar, Helen Mirren è stata anche insignita del titolo onorifico di Dame, l’equivalente femminile di Sir.
Da giovane, osservando le star del grande schermo, restava sorpresa dalla spontaneità e facilità nell'affrontare il lavoro: “Tante volte faticavo a lasciare le sale dei cinema, perché ero così commossa dall’interpretazione di ShirleyMacLaine o Monica Vitti da non essere in grado di smettere di piangere. Il cinema è una magia che, come diceva Charlie Chaplin, ti può trasportare in un altro mondo”.
La carriera negli anni
Quale dote crede l'abbia guidata maggiormente in questi anni?
L’ottimismo. È un sentimento indispensabile, soprattutto quando ti trovi ad analizzare te stessa per interpretare un personaggio. Recitare è un lavoro analitico che ti spinge a pensare alla tua vita, alla tua carriera e ti costringe a guardare il tuo volto sullo schermo alla ricerca delle tracce di quelle emozioni che hai provato a interpretare.
Nella sua lunga e impegnativa carriera, come s'è evoluto il suo approccio alla recitazione?
Quando ero giovane più che altro tendevo a inseguire il lavoro piuttosto che un ruolo specifico. La possibilità di scelta era limitata e spesso poteva capitare di dover interpretare personaggi che in fondo non amavo. La cosa positiva è che è stato un ottimo esercizio, una sfida per interpretare al meglio anche i ruoli più ostici.
Oggi posso scegliere in maniera più rilassata e accettare parti che mi stimolino: questo non significa che le cose siano necessariamente più facili o che io mi impegni meno, ma sicuramente il procedimento è molto più naturale.
Una vita di interpretazioni
Da qualche parte abbiamo letto che lei non si considera una grande attrice. Non le bastano tutti i riconoscimenti che dicono l'esatto contrario?
Sono dotata di un grandissimo senso di autocritica che mi guida sin dagli inizi della carriera. Questo perché desidero continuare a imparare e, di conseguenza, migliorare. Non ho mai dato per scontato che il mio lavoro fosse di qualità, mi sono sempre chiesta di più.
All’inizio lei veniva considerata come una “bellezza bionda”, ma a una carriera più facile ha preferito muovere i primi passi nel Free Cinema inglese impegnato con mostri sacri come Lindsay Anderson e giovani talenti quali Malcolm McDowell, Ken Loach e Mike Leigh.
Non sono mai stata considerata un vero e proprio sex symbol, ma sicuramente in quegli anni ero più riconosciuta per essere una bella donna piuttosto che per il talento di attrice.
Non ho mai visto come un problema il fatto di essere una femminista che sceglieva un abbigliamento sexy e che, al tempo stesso, provava a recitare i ruoli più disparati.
Adesso, però, la definizione di sex symbol è riemersa…
Compatibilmente con la mia età! Diciamo che lo sono in maniera “benigna”: più che un icona delsesso, sono un simbolo di sensualità.
Non solo attrice, ma anche moglie
Suo marito Taylor Hackford, regista de l’Avvocato del Diavolo e Ufficiale e Gentiluomo, è a sua volta un big di Hollywood. Com'è la convivenza di due star?
Taylor ha una qualità rara per gli uomini: non è mai stato geloso di me. Il matrimoniorappresenta una sfida, ma il nostro amore è nato nel 1984 e un quarto di secolo dopo è ancora basato sulla fiducia e sulla lealtà. Forse siamo stati aiutati anche dai lunghi periodi di separazione lavorativa. Non so se, come alcune mie amiche, potrei sopportare di dormire ogni notte di fianco a mio marito. Taylor è un uomo straordinario che, fortunatamente, fa il mio stesso lavoro e che mi ha sempre amata, capita e sostenuta. Il nostro rapporto, nonostante le difficoltà di tutte le coppie, non ha fatto altro che migliorare nel corso del tempo. Non potrei chiedere di più.
Esiste ancora un ruolo che le manca?
Quello della moglie che vive nella sua casa in Salento e che guarda il tramonto assieme all'uomo che ama. Il problema di essere attrice è che sei sempre in un altro posto rispetto a dove vorresti essere. Io adoro l’Italia e la Puglia e vorrei decisamente passare più tempo nella mia casa: un rudere che abbiamo restaurato e che entrambi adoriamo.
La rivisitazione di Prospero in chiave femminile
Recentemente ha interpretato il ruolo di Prospera in una versione al femminile de La Tempesta: il suo personaggio, in fin dei conti, è una scienziata vittima dell’integralismo e del fanatismo. Ha pensato alle tante donne che soffrono e diventano vittime della sopraffazione, dell’ignoranza e della prepotenza?
Per molti secoli, le donne sono state punite per il loro potere, sia all’epoca di Shakespeare sia dopo. La lotta per la conoscenza è una costante da centinaia di anni e oggi negli stati fondamentalisti alle ragazze viene impedito di studiare: una donna acculturata è pericolosa per lo status quo. Rendere il personaggio di Prospero al femminile ha fatto sì che noi potessimo affrontare questi argomenti. All’epoca di Shakespeare si dava la caccia alle streghe e io ho pensato a tutte loro nella mia rappresentazione. In questo senso mi interessava di più che fosse una scienziata piuttosto che un’astrologa. Volevamo evitare che venisse confusa con una strega.
Il ruolo delle donne e il nuovo film
Donne e potere: un rapporto migliore?
Ammiro molte di loro, ma ammetto che alcune cose mi confondono: mi sono sempre domandata come fosse possibile che donne come Margaret Thatcher o Golda Meir abbiano potuto scatenare delle guerre. Forse perché ritenevano di dovere essere all’altezza degli uomini che le circondavano? Mi piacerebbe, un giorno, riuscire a darmi una risposta, ma per ora purtroppo non riesco a capacitarmene.
Adesso, dopo il successo come ex spia tiratrice scelta in Red, la vedremo nel remake di Arturo al fianco di Russell Brand.
Ho incontrato Russell proprio sul set de La Tempesta di Julie Taymor prima di lavorare al suo fianco in Arturo: è un uomo straordinario, dotato di una grandissima intelligenza e di un’irresistibile simpatia. Sono sinceramente rimasta colpita dalla sua fervida immaginazione e dal suo modo di costruirsi un linguaggio proprio che ha quasi la dignità di una sua lingua dagli accenti poetici. È un personaggio unico nel suo genere e senza dubbio una delle persone di maggiore talento con cui abbia mai lavorato. Arturo è un film che mette in mostra questa natura gentile di Russell, che non viene spesso alla luce.
http://www.alfemminile.com/interviste-star/helen-mirren-intervista-d20706c274355.html