
di Lisa Ginzburg
Sarebbe piaciuta a Pier Paolo Pasolini quella Lady Gaga al Circo Massimo, professionale, un po’ troppo algida e a proprio agio nei panni di vate carismatica? Me lo sono chiesta, e certe volte giustapporre i tempi storici è utile, porsi dal punto di vista del passato aiuta a meglio leggere il presente.
Avrebbe catalogato l’intervento della popstar come un “comizio d’amore”, Pasolini, lui che ne ha filmati di bellissimi? Chissà. Mi ha colpito, vendendolo in video, l’elemento poco dirompente del discorso di Lady Gaga. E’ stato detto che c’è calcolo e cinismo nel suo assoluto fair play, e sarà certamente vero. Per altro verso impressiona positivamente vedere qualcuno assumere sino in fondo il proprio ruolo di icona, e usarlo strumentalmente per difendere cause giuste.
A entusiasmare il quasi milione di persone (omosessuali e lesbiche, accanto alle tantissime e tantissimi etero desiderosi di mostrarsi solidali) è stata una popstar la cui retorica oratoria è di una semplicità disarmante. Una diva che per avvalorare le proprie posizioni ha citato quel che ha a disposizione ogni giorno: i fan, a migliaia, le loro storie che le giungono via web. Una donna famosissima che nel climax del suo discorso dice “sono figlia della diversità”, e per questo si sente chiamata in causa. Che difende l’amore, il diritto di amare come e chi si vuole.
Troppo semplice per essere vero. Poca emozione vibrava in quelle parole, sembrava piuttosto la prova di una performance. Ma è stato un tripudio, e una festa bellissima, e la rivoluzione nel 2011 forse si fa così: con comizi d’amore che non emozionano, eppure convincono.