Conto alla rovescia per l'unico concerto italiano di Prince. Dopo le voci nei giorni scorsi, è confermato che l'unica esibizione nostrana del principe nero di Minneapolis sarà quella di venerdì 15 luglio all'Arena di Santa Giuliana di Perugia (ancora una manciata i posti disponibili). Sembra così rientrata, almeno per il momento, la polemica tra il promoter Mimmo D'Alessandro e Carlo Pagnotta, patron di Umbria Jazz, nel cui cartellone il musicista americano era stato annunciato un mese e mezzo fa.
«D'Alessandro ha fatto male a dichiarare che avrebbe suonato anche al Summer Festival di Lucca il 16 luglio, in sostituzione di Amy Winehouse», ha affermato il direttore artistico della kermesse umbra. E, contratto alla mano, spiega non sarà possibile fissare un secondo appuntamento italiano di Prince fino a quando non si raggiungerà la soglia degli 8mila biglietti venduti.
Metamorfosi di un folletto della black music
Intanto si accettano scommesse su cosa succederà nello spettacolo perugino. Dal vivo il folletto Rogers Nelson è imprevedibile, dà ancora il meglio di sé e si conferma uno dei più straordinaria animali da palcoscenico di tutti i tempi. Nelle due performance italiche del novembre scorso avevo sciorinato un vero e proprio greatest hits, antologizzando 35 anni di carriera in un paio d'ore di concerto e passando da Kiss a Cream, da Girls & Boys a The Most Beautiful Girl in the World – canzone, questa, condannata per plagio nel 2007 dal tribunale di Roma. E alla fine il palco del milanese Forum di Assago si era trasformato in un enorme dancefloor, con una cinquantina di spettatori saliti a ballare sulla scena. In altre circostanze, per esempio in una vecchia edizione del festival di Montreux, aveva spiazzato tutti regalando un concerto jazz con citazioni di Duke Ellington e Miles Davis (con cui aveva collaborato). Inoltre alimentano il suo mito i leggendari aftershow, lunghe jam session che tiene a sorpresa nei club, facendo le ore piccole con la sua band davanti a un pubblico di happy few.
I dischi imperdibili di un genio
Ma quali sono i cd di Prince da inserire in una discoteca ideale? Se la recente produzione discografica della soul star sembra mostrare la corda (lo dimostra un lavoro come 20ten, del 2010, distribuito gratuitamente da alcuni magazine e solo in alcuni Paesi europei, Italia esclusa), sono parecchi gli album del nostro che hanno lasciato il segno. Dal debutto del 1978 For You all'ipnotico 1999, da Purple Rain (a oggi il suo disco più citato e influente, un long seller da 18 milioni di copie!) fino alla colonna sonora del primo Batman e all'ambizioso Sign O' Times (1987), il carismatico, misterioso e provocatorio musicista statunitense ha attraversato, metabolizzato e riletto mezzo secolo e più di black music. Oltre a mescolare, in un frullatore di suoni e visioni, la carica sexy di James Brown e la chitarra psichedelica di Jimi Hendrix, la follia di Frank Zappa e il funky di Sly Stone, il senso per la ballata pop alla Stevie Wonder e la carica dirompente di George Clinton. Ma sempre con il suo marchio indelebile…