DI MARIA GIULIA MINETTI
MILANO
Dell’assai misterioso film di Madonna W. E. (le iniziali dei nomi di Wallis Simpson e Edoardo VIII, ovvero dell’«avventuriera» americana e del re d’Inghilterra che abdicò per sposarla) si sa, a ridosso della prima mondiale alla Mostra del cinema di Venezia, ancora molto poco. Soltanto che la trama scorre su due binari temporali, quello della vicenda storica e quello attuale. Una donna di oggi, moglie infelice, è attratta e sedotta dalla personalità della signora Simpson - in seguito alle nozze divenuta duchessa di Windsor - via via che la scopre attraverso le sue lettere, messe all’asta dopo la morte. L’autrice delle missive parla, per così dire, al cuore della lettrice; affiora, nella storia matrimoniale della duchessa, un aspetto penoso che avvicina le due donne, le unisce.
Aiutata nella sceneggiatura da Alek Keshishian (già autore del documentario A letto con Madonna), consigliata dall’amico Tom Ford (principiante di lusso e di successo col suo film Un uomo solo, presentato due anni fa proprio a Venezia), Madonna s’è però mossa autonomamente, dicono, nella scelta degli interpreti. E con l’attrice che impersona Wallis, la britannica Andrea Riseborough, ha pescato un asso. «Interpretazione finissima, intelligente, sorprendente, rivelatrice»: via con gli elogi da parte di chiunque abbia visto il film e, pur fedele alla consegna del silenzio, non sa trattenere l’ammirazione.
Se alla maggior parte dei cittadini Ue e Usa il (difficile) nome della Riseborough non dice nulla, agli inglesi, invece, dice tanto. Non solo ai molti che vanno a teatro, ma a quelli ben più numerosi che guardano la televisione. Wallis, nella galleria dei personaggi incarnati da Andrea, non è la prima, ma la seconda donna fatale della storia britannica.
La prima è stata Margaret Thatcher, cui l’attrice ha dato voce e sex appeal (sì, è una Thatcher come non ve l’aspettereste mai) nel telefilm della Bbc The Long Road to Finchley, La lunga strada per Finchley. Finchley è il distretto elettorale ottenuto dalla giovane Maggie dopo un duro inizio di carriera nel partito conservatore degli anni Cinquanta, «un partito dove gli ebrei, i candidati femmina e le figlie dei droghieri erano considerati un fastidio», scrisse Lesley White sul Sunday Times del primo giugno 2008, in un’intervista che lanciava il telefilm (in onda qualche giorno dopo) e la sua interprete, «girl of the year».
A differenza di Margaret Thatcher, la giovane Riseborough (30 anni a ottobre), non ha dovuto sforzarsi, per fare carriera. Anche quando ha provato a sfidare la sorte, quella s’è mostrata benigna. Ecco com’è andata. Figlia di una «tipica coppia di thatcheriani della classe media» (parole sue), a 9 anni Andrea ottiene una particina in uno spettacolo della Royal Shakespeare Company, di stanza al People’s Theatre di Newcastle (i Riseborough abitano lì vicino, a Whitley Bay, è la parrucchiera a segnalare alla madre che la compagnia cerca una bimba, è la sua insegnante di inglese a raccomandarla).
Nello spettacolo, basato sulla vita di Celia Fiennes, settecentesca antenata dell’esploratore Ranulf e dell’attore Ralph, prima donna a percorrere da sola a cavallo l’Inghilterra, scrivendo libri che sono proto-guide turistiche, Andrea è la protagonista da piccola. Successo, tournée estiva. Da quel momento Andrea diventa un’attrice part-time nei ranghi giovani della compagnia, a 14 anni è Miranda nella Tempesta.
Brillante a scuola, brillante in scena, ha solo l’imbarazzo della scelta: università o teatro o entrambi? Molla tutto a 17 anni, invece, non prende neppure la maturità. Va a Londra, senza un soldo: «Non ne potevo più della fottuta scuola». Soliti lavori precari, il migliore in un ristorante cinese, «finché mi sono stufata di trinciare anatre arrosto e ho deciso di far domanda d’ammissione al Rada (la superprestigiosa Royal Academy of Dramatic Arts, ndr)». L’accettano subito. «M’hanno preso, m’hanno preso! - telefona entusiasta alla madre -. Alla faccia dei calci alla fortuna».
Nel 2006 le danno il molto ambito premio Ian Charleson, destinato ad attori teatrali sotto i trent’anni «che si sono distinti nell’interpretazione di classici», per i suoi ruoli nella Signorina Julie e in Misura per misura. Dopo il film sulla Thatcher sbanca in tv con una serie di Channel 4 intitolata The Devil’s Whore, La puttana del diavolo, ambientato ai tempi della guerra civile inglese. Mike Leigh la prende sotto le sue ali, la fa recitare accanto a Sally Hawkins in La felicità porta fortuna; Ben Brantley, critico teatrale del New York Times, pone la sua interpretazione nel dramma The Pride sopra quella dei suoi partner Hugh Dancy e Ben Whishaw, coetanei, elogiatissimi attori della nuova leva britannica. Non bastasse, col collega Tom Burke scrive sketch teatrali d’ispirazione «pythonesca». Non bastasse ancora, dipinge. Insomma, è un fenomeno. Sbrigatevi a imparare il suo nome.