I 40 anni di Winona Ryder

E’ stata la prima amante romantica di un vampiro, una ragazzina assassina, la protofemminista Jo March, una rivoluzionaria cilena, Emily the strange ante litteram, un’emblema di una generazione ultrastudiosa che doveva accontentarsi di lavoretti precari e una forzata dei manicomi: Winona Ryder, classe 1971, icona per chi è nato tra anni Sessanta e Settanta, è arrivata ai quattro decenni, dopo un periodo di grande successo, tra gli anni Ottanta e Novanta, quando si rivelò efficace sia nei film di ambientazione moderna che nei period movies, e poi un lungo oblio, per problemi personali e comportamentali, si è detto.
Femminilissima ma anche maschiaccio, eroina romantica ma anche indomita combattente, politicamente scorretta ma volutamente lontana da ogni ruolo sexy e scabroso, Winona Ryder ha forse perso qualche autobus per il successo, sfruttato male alcune situazioni, fatto qualche sbaglio, mancato non per sua scelta a qualche appuntamento importante con il successo. Certo che quando si vedono sullo schermo due suoi cloni come Keira Knightley e Natalie Portman ci si rende conto che ha fatto comunque scuola, e quando in Il cigno nero Winona torna irriconoscibile e sfatta nel ruolo di una ballerina sul viale del tramonto che turba l’irrequieta protagonista (proprio Natalie Portman) si è comunque contenti di rivederla.
Certo fa tristezza vederla nell’ultimo film di Star Trek come madre di Spock, proprio lei che era il braccio destro di Ripley in uno degli Alien, ma è simpatico vederla come moglie spregiudicata ne Il dilemma, dopo essere stata da giovane moglie ingannata ne L’età dell’innocenza.
Comunque, auguri Winona, soprattutto da chi ha fatto la coda a vent’anni per i tuoi film, e ora spera di vederti in un rilancio di carriera.
Elena Romanello