Trentasei anni fa moriva Pierpaolo Pasolini

ROMA - Trentasei anni fa nella notte tra il primo e il due novembre veniva brutalmente assassinato all’idroscalo di Ostia lo scrittore Pier Paolo Pasolini. Aveva amato la vita descrivendola e interpretandola con quasi tutte le arti donate all’uomo dalla generosità delle muse: dalla poesia al cinema, dalla pittura al giornalismo, dalla saggistica al teatro. Aveva spesso cercato la più alta ispirazione dal basso delle realtà più umili. L’antico e musicale dialetto friulano della madre, che rifletteva il mondo ingenuo e agreste dei contadini di Casarsa, si fece vera e propria lingua d’elezione poetica che confluì nelle liriche del “La meglio gioventù” e nel suggestivo dramma teatrale “I Turcs tal Friul”. La vita del sottoproletariato nelle borgate romane gli fornì materiale prezioso per vari scritti tra cui i romanzi “Una vita violenta” e “Ragazzi di vita”. Anche l’India l’aveva attirato col suo odore assoluto, che mescola i fetori pestilenziali della povertà più estrema e della morte per strada di tanti derelitti agli incensi e agli oli che foraggiano un universo spirituale tra i più ricchi, complessi e misteriosi: nel romanzato reportage sul subcontinente indiano (“L’odore dell’India”) ne aveva infatti esplorato i tenebrosi recessi continuando oltre i confini italiani la sua esplorazione degli strati più umili e puri, ignoti e pericolosi della società.
Incolpevole “usignolo della Chiesa cattolica”, aveva risolto in poesia le contraddizioni e le tensioni tra la religione cristiana e la sua omosessualità; spregiudicato “corsaro” del giornalismo, aveva denunciato profetico le storture della società, gli eccessi del capitalismo e i vizi della politica; sulla funerea scia delle “ceneri di Gramsci” ha difeso i diritti degli operai più poveri e oltraggiati fraternizzando con i loro dolori e furori. Pasolini, poeta e pensatore a tutto tondo, si è fatto vivente sintesi di inquieti contrasti e inesausto motore di rivolte intellettuali, rimanendo sempre letterato raffinato ed estremamente colto, sensibile alle ragioni della filologia oltre che ai laceranti drammi della cronaca e della storia.
Romagnolo da parte paterna, più precisamente ravennate, friulano per parte materna, romano, forse, d’adozione e di morte, Pasolini è un poderoso pilastro della letteratura italiana. I dieci volumi dei Meridiani della Mondadori, che racchiudono la sua “opera omnia”, ci parlano della sua vita e delle sue battaglie: sono il suo magnifico corpus letterario nel quale pensiero astratto e corpo fisico coincidono e confluiscono nella straripante passione della scrittura in tutte le sue molteplici forme. Oltre il buio della morte il luminoso dono dell’opera di Pasolini attende pulsante e vivo come una stella ardente di essere contemplato, conosciuto e ammirato sempre meglio da tutti noi e dalle generazioni future offrendosi con tutta la furente generosità del suo indomabile autore.
Emanuele Palli