The Iron Lady: polemiche e divisioni sul biopic della Thatcher

Il 27 gennaio l’Italia potrà realmente farsi un’idea intorno a questo chiacchieratissimo biopic (tra i film del nuovo anno, uno dei più attesi), e certa nomination agli Oscar per Meryl Streep (che indossa i panni scomodi e complessi di Margaret Thatcher), immersa in una stimolante e riuscita ‘personificazione’ (già per essa, candidata ai Golden Globes). Siamo nel 2008, la Thatcher, minata nella psiche dalle avvisaglie dell’Alzheimer, mescola presente e passato dentro frammenti di vita privata e carriera politica. Accanto a lei, immancabile sostegno inconscio, nonostante la sua morte, il marito Denis, che l’aiuta a tirare le somme della sua esistenza, prendendola in giro teneramente e stuzzicandola sull’utilità e/o definitività delle sue azioni: una resa dei conti su di una donna e sul prezzo pagato alla propria coerenza. Margaret Thatcher è un personaggio politico decisamente ‘pericoloso’ da gestire cinematograficamente, sia per chi dirige che per chi si assume il gravoso (ma decisamente allettante) compito di trasporla e offrirne, comunque, un’interpretazione. Primo premier femminile di una democrazia occidentale e primo premier britannico del XX secolo che ottenne la nomina per tre mandati consecutivi (dal 1979 al 1990). Le sue misure politico-economiche atte a rovesciare la crisi economica del Regno Unito di fine anni ‘70 si caratterizzarono per la loro intransigenza e la diretta ripercussione sulle fasce socialmente più deboli, conseguenza delle scelte di adottare una tassazione indiretta e di incrementare il tasso d’interesse (per ridurre l’inflazione). Fu donna ferma e dura nel contrastare le azioni dell’IRA e nel riprendersi le Falkland, rivendicate dall’Argentina nel 1982, non desistendo dall’affrontare una guerra per riaffermare la supremazia britannica sulle isole dell’Atlantico meridionale.
Le fibrillazioni scaturite da The Iron Lady, perciò, non hanno tardato a farsi vive: l’Ansa del 15 dicembre ha battuto un’agenzia che annunciava, a Londra, la richiesta di dibattito su The Iron Lady alla Camera dei Comuni da parte di un deputato conservatore, Rob Wilson, intorno a: “Le buone maniere ed il buon gusto” della pellicola, che secondo il deputato: “Manca di rispetto nei confronti dell’ex premier conservatore”. Mentre la stampa americana storce il naso (il film è già in sala dal 16 dicembre). Variety e The Hollywood Reporter, la prima più tenera, il secondo più duro, condannano (al di là dell’innegabile e riuscita prova della Streep), la scelta della regista Phyllida Lloyd(Mamma Mia!) di aver costruito un biopic vecchio stile, dove l’approfondimento politico (fondamentale per delineare con completezza il profilo della Lady di Ferro) viene ‘relegato’ in secondo piano: “L’atteggiamento ipocrita del film riguardo la politica della protagonista mina gli sforzi della Streep: non c’è spazio sufficiente per renderla un’eroina tragica o una figura interamente comica, cosa che alienerebbe l’elettorato pro-Thatcher…”. Così, The Hollywood reporter. Ma la stessa Meryl Streep come si pone rispetto al personaggio che ha interpretato e al film nel suo complesso? “Questo non è un documentario”, ha dichiarato. “Abbiamo piuttosto voluto raccontare la storia di una donna che ha vissuto a fondo la sua vita”. L’attrice, in un’intervista al Daily Mail, ha affermato di ammirare molto la Thatcher: “É stato un privilegio interpretarla. Ho ringraziato il cielo di essere un’attrice e di avere l’opportunità di indagare con empatia la vita di una persona. Ovviamente non sono d’accordo con molte delle sue politiche, ma sento che ci credeva veramente e che si basavano su convinzioni oneste, non era un politico ‘cosmetico’ che cambiava faccia per adattarsi ai tempi. Credeva veramente in ciò che faceva, ed era coerente, è qualcosa di molto raro”.
Oltre la Streep, lanciatasi in una preparazione sul personaggio come al solito rigorosa, che l’ha portata anche a seguire di persona numerose sedute alla House of Parliament inglese e a sottoporsi ad un intenso lavoro di make-up che ha scomodato designer del calibro di Mark Coulier (Harry Potter, La Mummia) e Barrie Gower (Wolfman), il cast si compone di: Jim Broadbent (Denis, marito della Thatcher), Anthony Head (il capo di gabinetto Geoffrey Howe), Richard E. Grant (Michael Heseltine) e Roger Allam (Gordon Reece).
Maria Cera