Si è conclusa a Berlino la ventiquattresima edizione dell’European Film Award (Efa), il premio, paragonabile all’Oscar, assegnato alle migliori produzioni europee della stagione
Per la terza volta (le altre due furono nel 1996 con “Le onde del destino” e nel 2000 con “Dancer in the Dark”) il danese Lars Von Trier trionfa nella categoria miglior film. Il suo “Melancholia”, controverso lungometraggio diviso in due parti dedicate al rapporto conflittuale tra le sorelle Justine (Kirsten Dunst) e Claire (Charlotte Gainsbourg) e alle loro patologie psicologiche, ha portato a casa anche i trofei per la fotografia (Manuel Alberto Claro) e la scenografia (Jette Lehmann). Con tre statuette ha, quindi, battuto di poco il britannico “Il discorso del re” di Tom Hooper, vincitore agli Academy Award hollywoodiani, che prevale per il miglior attore (Colin Firth, impareggiabile nel ruolo del monarca balbuziente Giorgio VI) e il montaggio (Tariq Anwar). Rivincita della scozzese Tilda Swinton (vibrante madre in "We Need to Talk About Kevin" di Lynne Ramsay), che ha superato a sorpresa, tra le interpreti femminili, la favoritissima Dunst, insignita di una Palma d’Oro a Cannes per molti scippata alla Swinton stessa.
Un Efa a testa per il danese “In un mondo migliore” di Susanne Bier, decretata migliore regista, il belga “Il ragazzo con la bicicletta” di Jean Pierre e Luc Dardenne, migliori sceneggiatori, e il francese “The Artist” di Michel Hazanavicius (miglior compositore Ludovic Bource).
La lista viene completata dal cartone animato “Chico & Rita” degli spagnoli Fernando Trueba, Javier Mariscal, Tono Errondo, dal documentario “Pina” del tedesco Wim Wenders, dal corto “The Wholly Family” del britannico Terry Gilliam, dall’esordiente Hans Van Nuffel, autore di "Adem", proveniente dai Paesi Bassi. Il pubblico ha scelto "Il discorso del re", mentre al cineasta inglese Stephen Frears, famoso per aver girato, fra gli altri, “Le relazioni pericolose” (1988), “Eroe per caso” (1992), “The Queen” (2006), è stato consegnato un meritato riconoscimento alla carriera.
L’Italia esce a mani completamente vuote, e dispiace in un’annata proficua dominata, almeno a livello di risultati al botteghino, da parecchi titoli nostrani, segno di una lenta rinascita, che evidentemente non ha convinto a livello continentale. Le uniche due candidature di “Habemus Papam” di Nanni Morettinon sono andate a buon fine, anche se il suo interprete, il francese Michel Piccoli, ha ricevuto un premio onorario.