Sinéad O'Connor: Live @ Olympia Theatre, Dublino 18.12.11

Andare a Dublino per assistere in anteprima alla presentazione del nuovo album di Sinéad O'Connor (uscita prevista per febbraio 2012, titolo: "How about I be me and you be you?") e visitare i luoghi che hanno visto la Irish Princess muovere i primi passi nel music biz ha significato innanzitutto rendere omaggio a quel quattordicenne che trascorreva i pomeriggi di molti anni fa ballando sul tavolinetto della sala a ritmo di "mandinka", urlando a squarciagola "i don't know no shame, i feel no pain, i can't see the flame". Ecco a Dublino ho voluto pensare innanzitutto a lui, perché così felice e entusiasta quel quattordicenne non lo è più stato.
Il resto del soggiorno si perde nella tecnica e, se vogliamo anche sterile, constatazione che Sinéad è in grandissima forma: dimagrita, raggiante e con la consueta, potente, splendida voce. L'Olympia theatre è un teatro old style vittoriano, circa 1500 posti a sedere. Ed è pieno. Nonostante le malefatte, Dublino ama ancora la sua più famosa rappresentante musicale femminile. E dalle parole e dai ringraziamenti si percepisce che la cosa è reciproca. Il set comincia con un paio di pezzi nuovi cantati già a voce spiegata "take off your shoes" e, tiro a indovinare il titolo "i had a baby". La band (sono in 7 sul palco: 4 donne e 3 uomini) accompagna bene i precisi virtuosismi di Sinead. Come già Sinead aveva anticipato nel suo forum, si tratta di un ritorno alle pop song dei primi album, quindi non più album a tema. L'arrangiamento dei pezzi mi fa pensare tanto a "Universal Mother" del '94 e la cosa non può che gasarmi. In tutto Sinead presenterà 8 pezzi del nuovo, tra i quali una splendida versione di "Queen of Denmark" di John Grant. Influenze spiritual, ritmi reggae, c'è tutta la Sinead di questi ultimi dieci anni negli inediti.
Ma le sorprese vere e proprie vengono con i ripescaggi dal passato (ho i brividi mentre scrivo): da "the lion and the Cobra" recupera"Never get old", "Jackie" e "Troy": tre capolavori che nessun quindicenne oggi saprebbe scrivere, mentre lei lo ha fatto. Da "i do not want what i haven't got" resiste meno al passare del tempo "the emperor's new clothes" mentre "I am stretched on your grave" è acappella e forse presa un po' troppo alta. Poi c'è "nothing compares 2U" che Prince ritenne giustamente una B-side e che Sinéad valorizzò grazie anche alla produzione di Nellee Hooper. In questa occasione si sceglie la versione 2.0, tutta acustica, che Sinead canta sì ottimamente ma che non è la stessa cosa. Quasi in chiusura di concerto piazza "the last day of our acquaintance", ovvero un pezzo che non ha eguali in fatto di pathos e trasporto.
Ancora dal passato una toccante versione di "Red Football" dal sopraccitato "universal Mother" una reggaeissima versione di "the lamb's book of life" ("Faith & Couarge" del 2000) e poi una inaspettata "Petit Poulet" dal Gospel oak EP del '97.
Il pubblico irlandese ha applaudito, partecipato e bevuto prima, durante e dopo il concerto tanto che non si contano le volte che mi sia dovuto alzare per far passare le persone che volevano transitare al bagno e/o al bar. Non direi spiacevole, ma ecco...
Ora mi auguro solamente che la bellezza della voce e delle canzoni nuove non venga oscurata da una produzione troppo laccata e invadente. Staremo a vedere a febbraio. Il massimo dei voti al concerto si spiega col primo paragrafo. Grazie per l'attenzione.