Cala il sipario sul 2011: ecco ciò che è stato

Addio 2011: benvenuto 2012, così si dice e così si fa. 2011 appena andato, tempo di bilanci e classifiche: il miglior film dell’anno, la peggiore canzone dell’anno la più bella ragazza da calendario dell’anno, il più nefasto smottamento naturale dell’anno, le nozze dell’anno e via discorrendo. Ne avremmo, ne abbiamo da snocciolare, non c’è che l’imbarazzo della scelta: le nozze di Will e Kate e il fondoschiena di Pippa dal successo planetario, lo scioglimento dei R.E.M. (ma già qui il tema si rivela assai malinconico), il nuovo disco dei Radiohead, un nuovo film di Clint dove Clint torna a fare l’attore. E poi l’Europa sempre più debole specchio di un’America traballante, l’ennesimo anno “di crisi” che alzerà il sipario su un nuovo anno di crisi, mesta staffetta di vacche magre. Il 2011 è andato e, con buona pace dei Maya e di tutti coloro che tentano interpretazioni apocalittiche quasi avessero fretta di assistere ad un secondo Big bang, non ci siamo ancora estinti. Eppure, come in ogni bilancio che si rispetti, sarebbe doverosa un’autoanalisi la quale, forse, rivelerebbe che non sarebbe un’idea poi così malvagia estinguere questa strana specie di bipedi che siamo.
Negli ultimi 12 mesi gli States pare proprio siano riusciti a sgominare il Public Enemy Bin Laden, mentre al grande dittatore Gheddafi è toccata una fine alquanto truculenta e impietosamente esposta. Se n’è andata pure Amy Winehouse e il giovane Marco Simoncelli, a dire il vero se ne sono andati migliaia di ragazzi che non avevano ancora 30 anni ma non facevano né i campioni né le rockstar maledette, motivo per il quale non so pervenuti i loro nomi in questa lista ingiusta. E’ stato l’anno del massacro idiota e folle ad opera di uno psicotico che ha falciato decine di giovani vite presso l’isola di Utoya, l’anno delle borse in picchiata, l’anno in cui il mondo ha dispiegato le proprie forze per salvare da una pena ignobile Sakineh e, come sempre, si è dimenticato di tutte le altre donne che non hanno la fortuna di assurgere a simbolo.
E per la nostra italietta che anno sarà stato mai? Sbarchi a Lampedusa di proporzioni bibliche contro l’incapacità, che per molti si tramuta in rabbia, dell’Occidente di gestire la miseria che ci “invade”, l’anno della caduta del governo Berlusconi, l’ennesimo anno per i cassintegrati di Yamaha, quelli della sede di Lesmo, ancora privi di speranza nonostante la stoica resistenza. L’anno delle alluvioni in Liguria, della Lega che apostrofa come “terrone” il Presidente della Repubblica, un anno in cui sono in ascesa i suicidi nelle carceri e dei piccoli imprenditori, troppo spesso ormai, attanagliati dai debiti. E’ stato l’anno in cui siamo diventati sette miliardi e non è una cifra rassicurante. Il giorno di Natale è morto Giorgio Bocca…
Però abbiamo ritrovato la salma di Mike, Vecchioni ha vinto il Festival di Sanremo mettendo fine all’egemonia di Amici, abbiamo un governo tecnico che piace tanto alla Merkel e Sarkò e migliaia di giovani continuano a laurearsi con 110 e lode, non stiamo a pensare dove li dovremo collocare lavorativamente, non roviniamoci la festa adesso.Pare inoltre che il Grande Fratello sia sul viale del tramonto e che un cagnolino sia stato restituito ad un clochard, suo legittimo padrone, al quale era stato spregevolmente sottratto. Per il resto, come sempre, i ricchi brinderanno a Cortina, la middle classin qualche locale oppure a casa con amici e i pezzenti sempre nei cartoni resteranno.
Buon anno, nonostante tutto.
Valeria Panzeri