Prada: gli spacconi di Hollywood

I divi Willem Dafoe, Tim Roth, Gary Oldman, Adrien Brody, Emile Hirsch, Garrett Hedlund, Jamie Bell e i gemelli Alexandre e Victor Carril interpretano a scena aperta degli spacconi elegantissimi mentre il pubblico applaude. Si tratta della più raffinata parodia del guardaroba da alto funzionario. Miuccia ha la capacità di farsi gioco e di prendere le distanze dal potere




Se Charlie Chaplin fosse vivo e dovesse girare "Tempi Moderni" non chiederebbe a Miuccia Prada di contribuire ai costumi, ma la vorrebbe come sceneggiatrice. Perché nessuno, come lei oggi, è in grado di raccontare una storia e soprattutto un pensiero con gli abiti.
Benvenuti nello show faraonico di Prada, un tappeto rosso bianco e nero grande come una piazza, un palcoscenico al neon che annovera uno di quei cast stellari che le grandi produzioni hollywoodiane radunano quando vogliono dare una lezione al resto del mondo. 9 sono gli attori coinvolti: Willem Dafoe, Tim Roth, Gary Oldman, Adrien Brody, Emile Hirsch, Garrett Hedlund, Jamie Bell e i gemelli Alexandre e Victor Carril. Insieme a un cast di modelli giovani e vecchi più qualche non professionista "interpretano la commedia del palazzo del potere", racconta Miuccia Prada a pochi minuti dall'inizio dello show.
"Per palazzo del potere intendo il modo in cui i maschi hanno imparato a tradurre la potenza in abito. Abbiamo infatti cercato di mettere in scena la potenza maschile. Per poi farne una parodia".
Quello che arriva in passerella diventa così un fumetto, un'iperbole sofisticatissima del guardaroba da alto funzionario. Si tratta del più raffinato spaccone che si possa immaginare: indossa una camicia dai colli esagerati, con tanto di dolcevita rigorosamente bianco a enfatizzarne maggiormente la compostezza. Sul petto porta appuntate le iperboli di tutti i possibili trofei della carriera di un manager rampante: stemmi universitari, fulmini, segni massonici, riconoscimenti militari. Tutto frullato, mischiato e shakerato con quell'abilità di maison in grado di rendere sublime il banale.
Ha scarpe come galosce, esagerate, troppo lunghe, troppo gommose, troppo ingombranti. A volte sono ricamate persino con margherite, come per ribadirne l'assurdità. Il fazzoletto inamidato diventa un origami abnorme. E il cappotto nero, strumento fondamentale di omologazione maschile, si trasforma in una vestaglia da indossare a più strati, come se si giocasse al rialzo. Look dopo look, in pedana arrivano camerieri e padroni, impiegati e dirigenti, tutti mischiati tra loro con le varie ossessioni frullate sugli abiti. I divi di Hollywood calcano la mano e interpretano a scena aperta questi spacconi elegantissimi mentre il pubblico applaude.
"Per noi è stata una sorpresa vedere come questi divi hanno accolto il nostro invito. Adrien Brody ha chiesto addirittura di indossare la cosa più eccentrica della collezione. Gli altri si sono prestati al gioco con grande passione", continua la designer. "Tutto questo spero serva nel cammino che intraprendo da sempre: cercare, almeno con gli abiti, di rendere le donne più forti e gli uomini più sensibili, più umani".
Questo, infatti, colpisce della collezione: la capacità di farsi gioco e di prendere le distanze dal potere. Esagerando camicie, giacche e doppiopetti, Miuccia Prada sembra fare una pernacchia alle agenzie di Rating che tengono in ostaggio il mondo con un logica così puramente finanzanziaria da sostituirsi sia all'economia reale che alla politica. La moda AAA+ di Prada, invece, riesce paradossalmente nel contrario: declassa lo strapotere di chi vorrebbe esercitare una coercizione fine a se stessa. E, con un sorriso di sfida, sofisticatissimo e dolorosamente elegante, consegna una nuova, pungente, intelligentissima domanda sotto forma, ovviamente, di abito. Non si può chiedere di più dalla moda.