Jamie Bell: “Mi ispiro a Marlon Brando e James Dean”

T-shirt bianca che mette in evidenza i muscoli, jeans grigi, anfibi, sguardo da duro e sorriso dolce. Sarà probabilmente con questo mix di virilità e tenerezza che il giovane Jamie Bell, 25 anni, exenfant prodige (memorabile il suo ‘Billy Elliott’), ha fatto perdere la testa alla trasgressiva Evan Rachel Wood. L’ex femme fatale di Marilyn Manson, infatti, archiviate le trasgressioni, è tornata al primo amore: Bell, di cui porta le iniziali impresse sul corpo, oltre che sul cuore (nel 2005 decisero un tatuaggio “d’amore” di questo tipo). I due si conobbero sul set del videoclip Wake Me Up When September Ends dei Green Day e il passo da colleghi a partner non solo di scena è stato breve. Passati anni, rieccoli a passeggiare mano per mano come due perfetti innamorati, come se la parentesi ‘Manson’ non fosse mai esistita, a riconferma del detto che il primo amore che non si scorda mai. Jamie e Evan Rachel da mesi vengono avvistati in atteggiamenti intimi, c’è chi parlava addirittura di matrimonio, ma lui è stato pronto a smentire: l’anello che la collega e compagna porta al dito non è quello di fidanzamento.
Ironia della sorte, Jamie chiede per davvero la mano della seducente Genesis Rodriguez - figlia d’arte e di fascino di una modella cubana e un attore venezuelano - con tanto di anello nell’adrenalinico ‘40 carati’ (dal 10 febbraio nelle sale italiane). Non una partner di set qualunque, ma l’unica attrice che spicca come “Sexy rivelazione del 2012″, al suo primo ruolo importante sul grande schermo, il cui servizio hot nel magazine Para Todos è passato tutt’altro che inosservato.
Jamie Bell di lei parla ad occhi bassi, sorride, e ammette: “Abbiamo una bella chimica, e tra noi è scattata subito, appena tre minuti dopo esserci conosciuti. Sarà che abbiamo lo stesso sense of humor“. Sarà, intanto essere attorniato da belle donne di sicuro non ha scalfito quella che è, da sempre, la sua prima vera passione: la danza. E così, quando lo incontriamo a Roma, lo sorprendiamo nel provare un balletto di tap tap niente male. “E’ più forte di me – si scusa sorridendo – Ballo ancora, ballo sempre: è come andare in bicicletta, una volta che lo sai fare è facile. E per me fondamentale”.
C’è altro di cui non riesce a fare a meno?
Sì, difficile dirlo su due piedi, ma sì, sì, ecco: dire sempre “sì sì”. Mi dispiace, ma è un intercalare che ormai non riesco più a togliermi, sì. Ops (si copre la bocca con una mano, ndr).
Senta, in ‘40 carati‘ interpreta il fratellino intraprendente di Sam Worthington, bravo come pochi a scassinare un caveau di una gioielleria. E in arrivo ha un altro poliziesco, ‘Filth’: sta diventando uno di quegli attori senza macchia e senza paura?
Macché, sono sempre terrorizzato, ma grazie lo stesso per avermelo chiesto. E’ che mi piace troppo recitare questo tipo di parti, il dramma e il conflitto sono cose che mi attraggono da sempre. Però anche Tin Tin era un grande personaggio, benché di tutt’altro tipo, non trova?
Certo. Si è divertito a lavorare con Spielberg?
Da morire: ero un suo fan sfegatato, ho visto tutti i suoi film, francamente non pensavo neanche che fosse umano, lo vedevo più come un mago, uno che viene dall’al di là. Ero molto intimidito da lui sul set, ma era solo un mio problema: lo chiamo “l’effetto spielberghiano”, quando lo vedi dimentichi addirittura come si parla. Mi sento così fortunato ad aver lavorato con lui che lo rifarei subito.
Non è frustrante per un attore non vedere il proprio volto sullo schermo, ma solo un’animazione?
Quello è bizzarro: con la performance capture finisci per fare tutto il film in un’unica sala senza mai lasciarla, e poi quando ti rivedi sei magicamente trasformato in un essere animato. E’ assurdo e grandioso, insomma, mica capita tutti i giorni! E poi a me piace recitare con le nuove tecnologie, rendono i gesti più vividi e intensi, catturano ogni minimo movimento. E’ un po’ come recitare a teatro, ma senza pubblico: stai in stanza solo, senza nessuno che ti venga a dire se stai andando bene.
A chi si ispira quando recita?
Che domande: James Dean e Marlon Brando, ovviamente. Ma so di non essere come loro, purtroppo.
C’è un regista italiano con cui le piacerebbe lavorare?
Quello che ha diretto il film con Sean Penn vestito in modo molto strano.
Sì sì, ecco, lui: non conosco molti registi italiani giovani e in gamba, mentre di lui e del suo film ho sentito parlare così tanto che mi incuriosisce.
Un sogno nel cassetto?
Interpretare un supereroe, dopo Tin Tin. Feci già lo screen test per ‘The Amazing Spiderman’, non mi hanno preso, ma spero di fare ‘Batman’, prima o poi. E’ il mio preferito, l’uomo al centro della storia. Pazzesco, sì sì.