70 anni da Lou Reed

Tutto merito del tè dell'equilibrio. Forse. Otto anni fa, 2004, Lou Reed ingurgitò fino all'ultima goccia del suddetto tè. E smise di fumare. Oggi festeggia 70 anni. Un traguardo che nell'epoca ruggente - e molto di più - della Factory di Andy Warhol probabilmente non avrebbe nemmeno pensato di raggiungere. Formidabile quell'era? Artisticamente sì. Per il resto c'era da chiudersi gli occhi per evitare di vedere quello che succedeva là dentro. Ma il patrimonio creativo della Factory è di per sé straordinario. Lou era uno dei protagonisti, non il solo. A 70 anni avrà vissuto almeno due o tre vite. Ha fatto anche diverse boiate ultimamente. E gode di perdono, perché nonostante abbia inciso un disco con i Metallica che non sarà ricordato dai posteri e abbia ingaggiato una stucchevole lotta sui diritti della banana disegnata da Warhol comparsa sulla copertina del primo disco dei Velvet Underground, ha avuto anche il merito di aver scoperto un tale Antony Hegarty, il deus ex machina degli Antony and the Johnsons. E' vero che molto di quella scoperta si deve alla moglie di Lou, Laurie Anderson, ma lui ha dimostrato di avere ancora un certo fiuto. Ora che si divide tra tai-chi, pratiche orientali, mangia spesso insalata e non fuma, ha probabilmente perso il fascino maledetto della rockstar. Ma a 70 anni ha inciso di più nel romanzo di formazione di qualsiasi fanatico ascoltatore di musica rispetto a molti altri. Probabilmente - e non è una bestemmia - è riuscito a essere più protagonista nel suddetto romanzo di formazione anche di un'icona vivente come Bob Dylan. Proprio per quel paio di vite vissute e mai trascinate. La prima leggasi Velvet Underground è stata un po' la linea d'ombra per i diciottenni di metà anni novanta che erano cresciuti a pane e Nirvana. Scoprire quel disco lì "Velvet Underground & Nico", è stato come mettere le mani in un vero e proprio scrigno. E sarà un caso, ma non lo è, che uno dei festival internazionali più riusciti si chiami ancora "All Tomorrow Parties" proprio come una canzone di quel disco. Con i Velvet non finì bene e Lou ci mise sicuramente molto del suo. Fece una vita dissoluta, cliché dell'artista maledetto, ma la sua carriera da solista, la sua seconda esistenza, non è affatto male. E non solo per quelle canzoni esaltate dal cinema come "Perfect Day" in "Trainspotting", ma anche per il suo concept album, un'opera monumentale, "Berlin". E vederlo, cinque anni, rifare in tour tutto quel disco lì, pur invecchiato e ormai presissimo dal tai chi e da tutte le pratiche orientali, è stata comunque un'emozione. Per questo e per molto altro, possiamo perdonargli anche le ultime due sbandate (disco coi Metallica e battaglia per i diritti della banana warholiana) e augurargli buon compleanno. Tanti auguri Lou