Intervista a Vincent Cassel, monaco perverso del 700

PARIGI - Vincent Cassel, l’ultima metamorfosi: fasciato da un saio consunto, lo sguardo spiritato e l’eloquio delirante, si dibatte tra i precetti della Chiesa e i tormenti della carne. Misticismo e peccato, preghiere vibranti e sesso sfrenato in un convento spagnolo del diciottesimo secolo fino al faccia a faccia con Satana in persona: ecco a voi Il Monaco, il nuovo e atteso film dell’attore francese. Diretto da Dominik Moll e ispirato al best seller gotico dello scrittore inglese Matthew G. Lewis, pubblicato nel 1796 con grandissimo scandalo, il film sta per uscire in Italia con Nomad.
E Cassel, 45 anni, fisico atletico e brizzolatura molto chic, spiega perché ha voluto aggiungere il personaggio oscuro di frate Ambrosio alla sua multiforme carriera che ha fatto di lui uno degli attori europei più richiesti. Oltre che un sex symbol internazionale. «Ma quale sex symbol», ride Vincent, «ho appena portato le mie bambine a scuola...».
Perché ha interpretato Il Monaco?
«Perché il film è una favola gotica e io non avevo mai avuto un ruolo del genere. Inoltre, nell’infanzia ho molto sofferto a causa dell’educazione religiosa che mi hanno impartito e sentivo il bisogno di mettere in guardia il pubblico contro la follia di certi indottrinamenti».
Perché ha sofferto?
«Sono stato mandato a scuola dai preti. Una scelta che non farei mai per le mie figlie Deva e Léonie! Non si può imporre un credo a chi ancora non capisce, è assurdo condizionare irreversibilmente la vita delle persone».
Lei è ateo?
«Direi di si, anche se possiedo una mia spiritualità. La religione è un condensato di tutte le paure e dei sogni dell’uomo...e io sono contrario alle regole, ai dogmi, alle imposizioni dall’alto. Il mio frate Ambrosio predica contro qualcosa che non conosce, cioè le tentazioni della carne. Ma quando assaggia il sesso si rende conto che non sarà più lo stesso, quindi precipita nella dannazione...». 
I personaggi estremi non le piacciono un po’ troppo?
«Tutti i miei personaggi, dal criminale della Promessa dell’assassino fino all’ambiguo coreografo del Cigno nero, sono speciali e affascinanti. E’ fantastico interpretare sullo schermo quello che non sarai mai nella vita».
Tornerà a lavorare con sua moglie Monica Bellucci?
«Si, interpreteremo insieme un film ambientato durante il carnevale di Rio, ma non prima dell’anno prossimo. Nel frattempo io ho girato Trance di Danny Boyle: molto divertente, è un thriller ambientato nel mondo dell’arte e tira in ballo anche l’ipnosi».
E’ vero che tornerà sul set di Cronenberg?
«Certo, girerò in Russia La promessa dell’assassino 2. E’ il mio terzo film con il maestro canadese, il più anziano con cui abbia mai lavorato...».
Perché il regista di A angerous method le offre sempre ruoli un po’ folli?
«Secondo lui sono così equilibrato nella vita che posso benissimo fare il pazzo sullo schermo». 
Ma in Francia lavora?
«Certo. In coppia con Jean Dujardin, che ha appena vinto l’Oscar per The Artist, farò il remake di un celebre film di Berri, Un moment d’égarement. E’ la storia di due padri di famiglia che vanno in vacanza con le rispettive figlie adolescenti e uno dei due seduce la ragazzina dell’amico».
E il progetto di portare in teatro, sempre con Monica, Una giornata particolare?
«Temo che rimarrà allo stadio di progetto. Meglio così, il teatro non fa per me».
Dice davvero?
«Lo so, ho cominciato in palcoscenico, seguendo gli insegnamenti di mio padre Jean-Pierre. Ma il teatro appartiene al passato, ha un che di nostalgico che m’immalinconisce. Io sono un uomo di cinema, che trovo un mezzo molto più adatto alla nostra epoca. Fare teatro oggi è un po’ anacronistico...E’ come studiare il latino».