La lettera, inedita in Italia, di una giovanissima signorina Ciccone prima di iniziare la sua carriera

Madonna non aveva ancora compiuto vent’anni, faceva la batterista ed era pressappoco sconosciuta nel mondo dello spettacolo quando scrisse questa lettera a Stephen Lewicki, un giovane regista alla ricerca di un’attrice per il ruolo da protagonista nel thriller erotico “A Certain Sacrifice”. Chiaramente Lewicki rimase colpito dall’intraprendenza della ragazza e Madonna ottenne la parte. Di fatto fu il suo primo ruolo in un film, ma poi lei stessa cercò di farlo ritirare dalla circolazione quando anni dopo diventò una star famosa in tutto il mondo). In questa lettera, ad oggi inedita in Italia e ora tradotta per al prima volta da Nicola Manuppelli per Satisfiction, Madonna non le manda certo a dire al mondo dello show biz: da una parte sogna di diventare una star del cinema ma dall’altar sottolinea come “Alcuni produttori discografici francesi (Aquarius Label) mi hanno vista cantare e ballare a un provino e mi hanno chiesto di seguirli in Europa, dove mi avrebbero lanciata come cantante. Un appartamento sulla 36 & 10 Ave e una dieta costante a base di popcorn hanno reso la decisione facile. Sono andata a Parigi, con l’accordo che dopo pochi mesi di lavoro in uno studio musicale e di familiarizzare con l’industria discografica, avrei deciso se volevo firmare un contratto con loro. Dopo due mesi di ristoranti e locali notturni tutti i giorni, trascinata in paesi diversi ogni settimana e lavorando con uomini d’affari e non musicisti, ho capito che quella vita non era fatta per me”. Davvero incredibile per Madonna (che in questa lettera si firma Veronica Cicconi, con la i): l’icona dell’industria musicale mondiale che all’inizio della sua carriera la detesta.
LA LETTERA
Caro Stephen, 
Scusami per la presentazione informale. Sono stata via diversi mesi e al ritorno ho scoperto di aver smarrito molti documenti importanti. Compresi i miei CV.
Sono nata e cresciuta a Detroit, nel Michigan, dove ho iniziato la mia carriera - impaziente e precoce al tempo stesso. Già quando facevo la quinta elementare, sapevo che non avrei voluto essere altro nella vita se non una suora o una star del cinema. Nove mesi in un convento mi sono bastati per guarire la prima inclinazione. Durante il liceo, diventai un po' schizofrenica siccome non riuscivo a scegliere se essere la vergine della classe o comportarmi esattamente al contrario. Entrambe le cose avevano, d’altronde, i loro valori, per quanto mi riusciva di vedere. Quando ho compiuto quindici anni, ho cominciato a prendere lezioni di danza classica con una certa regolarità e ad ascoltare musica barocca. E lentamente, ma con decisione, ho sviluppato una forte antipatia per i miei compagni di classe, gli insegnanti e le scuole superiori in generale. C'era una sola eccezione ed erano le lezioni di recitazione. Per un'ora al giorno tutti i megalomani ed egoisti si incontravano lì per disputarsi le parti e per discutere sulle interpretazioni. Segretamente adoravo ogni volta in cui tutti gli occhi erano puntati su di me e potevo fare pratica nel risultare affascinante o sofisticata, in modo da prepararmi per il mondo esterno. La mia infinita impazienza ha fatto sì che mi diplomassi alle superiori con un anno d’anticipo, per poi entrare alle Belle Arti presso l'Università del Michigan dove ho studiato musica, arte, danza e partecipato regolarmente alla maggior parte delle produzioni teatrali. (avendo sempre l’impressione che più o meno tutto potesse essere trasformato in una produzione teatrale.) Dopo due anni di questa vita isolata e trasognante, ho sentito l’esigenza di nuove sfide/cambiamenti, così mi sono trasferita a New York City e ho lasciato perdere il college. In un primo momento mi sono concentrata solo sulla danza e, tempo due mesi, mi sono unita a una compagnia di danza moderna (diretta da Pearl Lang) dove ho fatto tre stagioni e girato l'Italia. Ma il ballo non era così appagante come speravo e le maniere psicotiche di Pearl mi stavano rovinando. Mi sono mantenuta ballando per alcune piccole e mediocri compagnie (Nicks Walter, Peggy Harrel, Ailey III), cantando in una band New Wave, lavorando per un regista (Eliot Fain) e posando come modella per artisti e fotografi. Nel maggio del ‘79 alcuni produttori discografici francesi (Aquarius Label) mi hanno vista cantare e ballare a un provino e mi hanno chiesto di seguirli in Europa, dove mi avrebbero lanciata come cantante. Un appartamento sulla 36 & 10 Ave e una dieta costante a base di popcorn hanno reso la decisione facile. Sono andata a Parigi, con l'accordo che dopo pochi mesi di lavoro in uno studio musicale e di familiarizzare con l'industria discografica, avrei deciso se volevo firmare un contratto con loro. Dopo due mesi di ristoranti e locali notturni tutti i giorni, trascinata in paesi diversi ogni settimana e lavorando con uomini d'affari e non musicisti, ho capito che quella vita non era fatta per me. Sono rimasta a Parigi per un altro mese, sentendomi miseramente improduttiva, ma a un certo punto non sono più riuscita a sopportare quella sterilità e la mancanza di una fissa dimora, così sono tornata a New York. Sono qui da tre settimane, lavoro con la mia band, imparando a suonare la batteria, prendendo lezioni di danza e in attesa di compiere il mio ventesimo compleanno.

Ho detto tutto?

Madonna Cicconi

(traduzione Nicola Manuppelli)