Nella fabbrica di Madonna

«Esiste una sola regina, ed è Madonna, stronzette». Lo pensa Miss Ciccone, ma lo dice la sua complice canora nel nuovo hit, I don’t give a…, ovvero Nicky Minaj. Poche parole, giusto per chiarire che se Lady Gaga avanza, Madonna non arretra. Anzi, rilancia. Con un album, Mdna, preparato dalle menti e dalle orecchie più raffinate della scena dance mondiale. Una squadra vincente (fra gli altri, anche gli italianissimi Benny e Alessandro Benassi e la figlia Lourdes, coinvolta nei cori diSuperstar) che si è stretta intorno alla popstar per confezionarle un disco su misura: la realizzazione in musica dei suoi desideri.
«Tutto quello che faccio» ha dichiarato Madonna al giornalista e conduttore radiofonico americanoLarry Flick «nasce da una continua collaborazione. Apprezzo l’input di altre persone, lo cerco. Non posso lavorare da sola, non sono come Prince o come altri artisti che sanno suonare tutti gli strumenti. Loro registrano un brano e non hanno un feedback esterno. Io ho sempre bisogno di sentire il parere degli altri. Mi piace avere intorno i miei complici». Un gruppo di collaboratori che Madonna organizza militarmente in studio di registrazione con un unico obiettivo finale: «Far bene e presto».
Ne sa qualcosa uno dei dj più cool della scena francese, il parigino Martin Solveig, convocato d’urgenza al «boot camp» di Madonna. In comune, musica a parte, i due hanno la passione per i film europei degli anni Cinquanta e Sessanta e un fanatismo d’altri tempi per Alain Delon. A lui è infatti ispirato uno dei pezzi forti di Mdna, Beautiful killer.
«Le erano piaciute un paio di canzoni dei miei dischi» spiega Solveig «ed è andata dritta al punto: voglio qualcosa che abbia esattamente questa atmosfera, questo suono. Madonna è una motivatrice nata, spinge tutti a dare il meglio e lavora a tempo pieno, senza distrazioni».
Anche su più brani contemporaneamente. «Io e un altro dei produttori del disco, William Orbit, abbiamo lavorato in sale d’incisione diverse all’interno dello stesso palazzo. Lei passava da una control room all’altra ascoltando tutto con attenzione maniacale. Non le sfugge mai niente, ma soprattutto sa sempre che cosa vuole ottenere. Nel suo programma era chiaro fin dall’inizio che le mie canzoni dovevano rappresentare il lato solare e di puro intrattenimento del disco. Per la dark side, il comandante era Orbit».
Sul ruolo di Orbit, che Madonna aveva già ingaggiato per uno dei suoi album di maggior successo,Ray of light, la popstar ha le idee chiare: «Mi trascina negli abissi, la sua anima tormentata tira fuori le angosce che mi porto dentro». E anche il suo lato più stakanovista: «Quando tutto sembrava finalmente concluso» racconta Orbit «ecco la sorpresa finale: caro William, non te l’avevo detto prima, ma vorrei riregistrare alcuni brani del disco in versione soft, con qualche chitarra acustica e magari un banjo. Lo dicono in molti ed è vero: con Madonna l’orario di lavoro non esiste».
Ne è convinta anche Nicky Minaj, cantante di Trinidad trapiantata a New York, recentemente immortalata sulla copertina di New York Magazine’s Spring Fashion Issue. È sua una delle due voci che accompagnano Madonna nel singolo tormentone Give me all your luvin’. «Incidere un brano con Madonna è un’esperienza che ti cambia la vita, ma non è nulla a confronto delle due settimane di prove prima dell’esibizione nell’intervallo del Superbowl. Abbiamo lavorato così tanto che per la prima volta in vita mia ho detto no a un paio di feste notturne. La sua religione era provare, provare, provare. E quando qualcuno osava dirle: “Guarda che secondo me è tutto a posto”, lei ricominciava da capo». Sempre senza guardare l’orologio. «Giorno o notte, non fa differenza per lei. “Voglio che queste coreografie vi vengano a tormentare nel sonno” ripeteva a tutti. Nel rapporto a due è impossibile resisterle. Ti guarda dritto negli occhi e ti parla da artista ad artista. Ha un tono rassicurante, ma non conciliante. Per farla breve, mi ha convinto in tre minuti a cambiare parrucca e colore del rossetto. Non c’era mai riuscito nessuno».
Carismatica, determinata, abile nel mettere in soggezione i suoi interlocutori: così viene descritta Madonna da chi ha interagito con lei per motivi professionali. «Eravamo a una festa dopo gli Oscar del 2010» racconta la popstar inglese Mika, anche lui coinvolto nella scrittura delle canzoni di Mdna. «Al tavolo c’eravamo io, lei e Christian Louboutin (uno dei più noti shoes designer del mondo, ndr). Beh, quando parlava lei, io non riuscivo a intervenire. Ero come paralizzato».
Una sensazione che deve avere provato Martin Solveig quando ha ricevuto una telefonata dall’Fbi: «Wow, stavano indagando sulla fuga di un brano del disco finito in rete, probabilmente per mano di un hacker, che lo aveva rubato dal pc di Madonna. Abbiamo temuto che anche gli altri pezzi finissero online. Ma, vista la reazione immediata, questa volta, i pirati hanno preferito ritirarsi in silenzio».