SINEAD O´CONNOR "SONO UNA RIBELLE CHE FA TANTI ERRORI SCRIVERE CANZONI È LA MIA TERAPIA"

Incontro con la O´Connor, la cantante irlandese ha appena pubblicato un album apprezzato ovunque dopo cinque anni di silenzio e follie.
E a fine mese sarà a Milano per un concerto al Teatro Smeraldo
Il titolo del disco viene da alcuni racconti di atti sessuali che ho scritto per un giornale e sono stata travolta dalle critiche
Chi crede in Dio non dovrebbe rubare neanche le caramelle, figuriamoci di peggio. Bisogna salvare Dio dalla religione.
Intervistare Sinead O´Connor è un´impresa: risponde solo dopo giorni e giorni di appostamento e appuntamenti saltati. Ma ancor più difficile deve essere la sua vita privata. L´elenco dei suoi colpi di testa - frutto anche di un disturbo bipolare della personalità - è alto suppergiù quanto quello del telefono. Tra le ultime imprese che hanno fatto parlare di lei: la minaccia di sparare a Benedetto XVI se mai venisse in visita a Dublino; il quarto matrimonio, con un terapista conosciuto dopo che su Twitter aveva chiesto che qualcuno la soddisfacesse sessualmente, durato un paio di settimane; un tentativo di suicidio per overdose di farmaci; uno sberleffo a Madonna («Mi spiace per lei che ha costruito una carriera sul look e si ritrova a 50 anni a correre contro il tempo e fingere di averne 30»). Però la 45enne cantante irlandese di tutto questo non intende affatto parlare: «Non so bene che cosa si scriva di me e di quello che dico e che penso: ho fatto voto di non leggere più i giornali e di dedicare il tempo a cose più interessanti, come pregare».
Ma ogni tanto le capiterà l´occhio su un sito Internet, o magari ascolterà radio e tv.
«Certo, succede. Devo dire che normalmente mi faccio grandi risate quando vengo a sapere quello che ho scritto e che ho detto, cioè l´enfasi che viene data. Sono solo delle opinioni, anche se a volte le esprimo con toni particolari. Dopodiché so benissimo come funziona: io sono un personaggio pubblico e le mie parole sono semplicemente il fuoco con cui si alimenta il forno dei mass media. È un gioco, è utile a voi per fare audience ed è utile a me per farmi pubblicità».
È a questo che si riferisce il titolo del suo disco appena uscito, "How about I be me (and you be you), ovvero "Che ne diresti se io fossi io e tu fossi tu?".
«Anche. Solo di recente sono riuscita a tenere certe cose fuori di me, a fregarmene e a essere me stessa. Il titolo mi è venuto dopo alcuni articoli sul sesso che ho scritto per un giornale irlandese: erano dei racconti di atti sessuali e sono stata travolta dalle critiche di gente repressa che voleva che fossi diversa da come sono».
Beh, lei non nasconde mai come la pensa. Anche su Twitter fa spesso dichiarazioni clamorose e controverse.
«Non sa quanta gente mi dice che dovrei stare attenta a scrivere certe cose perché ci sono i media che possono rilanciarle. Ma allora dovrei comportarmi diversamente da una persona normale solo per questo?».
Questo disco ha avuto accoglienze entusiastiche di critica e pubblico. Dicono che sia il suo migliore: è d´accordo?
«Guardi, io ho quattro figli e credo che lei non sarebbe così sfrontato da chiedermi qual è il mio preferito. Allo stesso modo non mi chieda qual è il mio disco migliore. Anche se ammetto di essere parecchio affezionata a Theology, il mio penultimo. Ma le reazioni del pubblico per questo album mi hanno sorpreso e lusingato».
Un disco di stile cantautorale, se vogliamo dire così, ricco di atmosfere intense e ballad come non faceva da tempo. Anzi, negli ultimi dischi aveva vagato tra il folk irlandese e il reggae.
«Più che vagato, ho divagato. Erano sfizi che mi volevo togliere, prima di tornare al songwriting classico, che è quello che più mi appartiene. Avevo bisogno di demolirmi prima di ricostruirmi, e lo intendo sia a livello artistico che personale».
Ma questa ricostruzione è durata cinque anni di silenzio. Cos´ha fatto? A parte le sue cose personali, intendiamo.
«Ho vissuto, appunto, ho pregato, ho fatto i miei errori. Quanto al resto sa, io sono una che scrive molto lentamente, quasi di subconscio. Non sono una che si mette a tavolino e scrive di getto. Tutto avviene per accumulazione, poco per volta, fino a che un giorno mi ritrovo le canzoni su carta. Scrivere per me è quasi catartico, una terapia che mi migliora, una specie di psicanalisi».
Però ci sono canzoni molto dirette, e ancora una volta contro la Chiesa cattolica. Quelle non nasceranno dal subconscio.
«No, quelle nascono dalla rabbia per certe responsabilità della Chiesa. Io sono estremamente religiosa, fin da piccola ho un amore appassionato per Dio. E mi arrabbio quando vedo come si comporta chi dovrebbe rappresentarlo. Chi crede in Dio non dovrebbe rubare neanche le caramelle, figuriamoci abusare dei bambini. Bisogna salvare Dio dalla religione».
Non è facile trovare un artista che parla di Dio. Le canzoni di adesso sono tutte su amore e dintorni.
«Quelle di adesso sì, è vero. Ma ho sempre in testa gente come John Lennon e Bob Marley, che ne parlavano eccome. Ora di canzoni che affrontano certi temi ci sono solo quelle reggae».
Ora il tour che la porterà anche in Italia per un´unica data, il 24 allo Smeraldo di Milano.
«Non vedo l´ora. Quando canto sono davvero sola: io, il microfono e lo Spirito Santo. E l´Italia è uno dei Paesi dove ho avuto più successo, credo sia per le comuni origini cattoliche. Anche se non l´ho mai visitata da turista, sempre e solo per spettacoli. Rimedierò prima o poi».
Come affronta i concerti?
«Con vari riti. Prima dei massaggi alla schiena che mi sono utilissimi da quando, anni fa, ho avuto un incidente. Poi un bicchiere di acqua calda con zenzero, limone e miele. Quindi le preghiere. Devo pregare molto, durante la giornata, e spesso prima di un concerto non è facile perché hai mille cose da fare. Così a volte mi chiudo in bagno e prego».
E ride felice agitando la testa rasata, da sempre il suo simbolo: «Ai tempi fu una ribellione alla richiesta della mia casa discografica di lasciar crescere i capelli, adesso ho capito che sto meglio così. Con la testa rasata puoi fregartene del resto, del corpo, del trucco. E comunque secondo molti ho sempre un bel fisico. Posso ancora tirare fuori le tette quando voglio».
La Repubblica - LUIGI BOLOGNINI