L'APOCALISSE SINFONICA DEL ROCK: I MUSE

Marco De Nicolò
È chiaro che la Terra sta per essere cancellata dal complotto ordito da forze fantasma e da un unico governo globale che ci muove come marionette. Il suono della marcia di migliaia di stivali ci dicono che gli eserciti stanno stanando cospiratori e resistenti. Umanoidi volano in formazione compatta, come aerei sulle nostre teste e nella base Haarp (High-technology active auroral research program) in Alaska, quel trasmettitore collocato dagli statunitensi, non sta  studiando solo l'atmosfera e non è adibito a soli scopi prettamente militari, ma sta diffondendo onde per le quali presto saremo pronti a obbedire ciecamente. Anche i nostri sentimenti rischiano di essere risucchiati nel supermassivo buco nero, ma amore e rivoluzione possono abbattere la parete della finta democrazia, dietro la quale, da anni, stanno prendendo il sopravvento finte leadership e grandi interessi. La dittatura mondiale, oltre al condizionamento mentale, sta completando anche la distruzione sistematica delle risorse del pianeta.
Questi, in estrema sintesi, i temi proposti nei testi e in qualche copertina dei cd, (bellissima quella per il cd “Absolution” del 2003 del “solito” Storm Thorgerson), dai Muse: Matthew Bellamy (chitarra, piano e voce, spesso in falsetto), Chris Wolstenholme (basso), Dominic Howard (batteria). L'avvento definitivo della società autoritaria descritta da George Orwell in 1984, riappare un modo confuso ma insistente. A confermare il clima da complotto guerrafondaio è la ricostruzione della sala del consiglio di guerra del Dottor Stranamore, di Stanley Kubrick per il videoclip di “Time is running out”, (regia di John Hillcoat; per una versione live trascinante:

Matt Bellamy non è David Bowie/Ziggy Stardust, è un ragazzo che, pur cresciuto in anni ormai lontani dall'incubo atomico, immagina che la guerra e la fine dell'uomo non siano eventi di un futuro lontano. Nei testi, la paura di rimanere compressi senza poter esprimere la propria personalità si alterna con improvvisi slanci di motivazioni passionali, civili e sentimentali.
Dal punto di vista musicale, i “Muse” propongono un originale mix in cui fondono motivi sinfonici con l'hard rock; il ricorso agli archi con riff memorabili; sintetizzatore e organo a canne, nu metal e arpeggi da chitarra classica, furia punk e precisione. Emancipatisi, dopo il primo disco (Showbiz, 1999), da una scia musicale che ricordava in alcuni momenti i Radiohead, i Muse hanno via via conquistato un proprio pubblico soprattutto nelle esibizioni dal vivo. Il secondo cd (“Origin of Simmetry”, 2001), consentiva al gruppo di poter disporre già di pezzi notevoli: “”Sunburn”  e “Muscle Museum” dal primo album “Bliss”, “Plug in Baby” e “Space Dementia” dal secondo. Una divagazione, che proponeva pezzi nuovi e versioni live di pezzi già incisi, seguiva a ruota (“Hullabaloo”, 2002). Ma, certamente il successo mondiale li attendeva con “Absolution” (2003), in cui quello speciale mix raggiungeva forza e compattezza già nell'incisione in studio ed esaltava i fan nei concerti dal vivo. Oltre alla citata “Time is running out”, quel cd mostrava una sua forza proprio nella successione dei pezzi, e presentava altre “perle” importanti: “Sing for Absolution” (molto interessante il video clip con i tre astronauti), “Stockholm Syndrome”, “Butterflies and Hurricanes” (per un'ottima esecuzione live), pezzi fissi della scaletta nei concerti dal vivo.
Anche il successivo “Black Holes and revelations” (2006) aveva il suo pezzo forte, quel “Supermassive Black Hole” che rischiava di “risucchiare” l'intero lavoro (versione dal vivo), ma oltre a quel pezzo, ispirato a un amore difficile, facevano la loro bella figura anche “Map of the problematique” (ottima versione dal vivo a Wembley),   la solenne marcia di “Invincible”, e la “galoppante” Knights of Cydonia”, che ne garantivano una complessiva solidità. Nelle esecuzioni dal vivo di quest'ultimo pezzo, i Muse adottano talvolta, come introduzione, il brano “Man with a Harmonica” di Ennio Morricone; per l 'occasione Chris Wolstenholme suona l'armonica.

Era giunto il momento di mettere in scena la musica e la paranoia espressa nei testi e il modo migliore veniva ritenuto un doppio live che il gruppo intitolava, significativamente, H.A.A.R.P.: la coerenza di Matt Bellamy proponeva, con robot sullo schermo, lune-palloni che piovevano dall'alto e improvvisi fuochi, uno spettacolo rock in linea con l'atmosfera apocalittica del gruppo.
Prima della pubblicazione dell'ultimo disco, dal sito ufficiale dei Muse partiva una caccia al tesoro: le domande in codice regalavano ai solutori, dopo qualche giorno, il primo clip del nuovo cd: “United States of Eurasia”. Il pezzo lanciava il cd “Resistance”, anch'esso pieno di spunti, ma meno convincente dei precedenti.
Non resta che aspettare il prossimo lavoro, promesso per il mese di giugno, per sapere se l'apocalisse è alle porte.
Nel frattempo, chi volesse ammazzare il tempo che rimane (al prossimo cd dei Muse o alla fine del mondo) può leggere una dettagliatissima storia del gruppo: si tratta delle esondanti 480 pagine che Mark Beaumont, ha dedicato loro e dal titolo Fuori dal mondo.
La storia dei Muse (Arcana, 2010).