La competizione con la Glenn Close di “Albert Nobbs” e la Meryl Streep di “Iron Lady” (che poi ha vinto), non è stata di certo semplice. Ma la giovane Michelle Williams che si è assunta il gravoso incarico di interpretare Marilyn Monroe, la sua candidatura come migliore attrice agli Oscar 2012 se l’è guadagnata tutta.
Una sfida difficile quella dell’interprete e quella del regista Simon Curtis che trae la sua pellicola dal romanzo “La mia settimana con Marilyn” pubblicato daColin Clark molti anni dopo l’esperienza raccontata. La storia vissuta è quella dei giorni trascorsi negli studi cinematografici londinesi di Pinewood durante l’estate del ’56, quando l’allora ventitreenne Clark deciso a dedicarsi al cinema, fece il suo umile apprendistato da terzo assistente sul set del film “Il Principe e la Ballerina”.
Si tratta del poco memorabile episodio nella carriera artistica della grande star americana che venne in Europa a girare sotto la direzione, e accanto a lui come partner, del grande attore teatraleLaurence Olivier. Episodio secondario nella carriera di entrambi, ma con un ottimo spunto proprio perché così circoscritto per affrontare un’impresa quasi impossibile: il ritratto di una figura come Marilyn Monroe tanto rivisitata da apparire inraccontabile.
“Marilyn” è la cronaca di un set sul quale incombe la tensione e l’incomprensione che immediatamente si stabiliscono tra la bionda diva preceduta da una pessima fama di capricci, e Sir Laurence, cuiKenneth Branagh attribuisce tutta la necessaria superbia, abituato invece al rigore inflessibile del palcoscenico.
Il lavoro in quegli studi passa per lo sguardo incantato di Eddie Redmayne che interpreta Colin Clark, un giovanotto incredulo nel momento in cui Marlilyn lo sceglie come confidente e accompagnatore di fiducia.
Michelle Williams riesce a dar vita alla diva contraddittoria, continuamente preda di sbalzi d’umore e dell’abuso di farmaci. Il regolare ed esasperante ritardo sul lavoro dove non ricorda mai le battute ponendo così infinite ripetizioni, circondata da una rete di filtri di cui però si fida e non si fida, dal marito Arthur Miller (aliasDougray Scott) all’insegnante di recitazione Paula Strasberg (che ha il volto di Zoe Wanamacker): pochi ed efficaci tocchi con cui viene colta la personalità dell’attrice svuotata di personalità e interamente al servizio del ruolo.
Marilyn Monroe è a suo modo consapevole di un fardello che porta con una qualche forma di sacrificio e disciplina. Sicuro di se e della propria autorità, Sir Laurence è però anche abbastanza intelligente da sapere che nello stile e nel fascino irresistibile dell’attrice più giovane di lui di quasi vent’anni (lei ne ha 30, lui 50), sta cercando energia vitale, forse anche conferma al suo narcisismo maschile.
Nel film piccole ma significative partecipazioni: dalla guardia del corpo assegnata alla star, alla figura altera ed elegante di Vivian Liegh (interpretata da Julia Ormond) al tempo stesso gelosa e comprensiva verso il marito Sir Laurence, all’anziana e nobile attrice Sybil Thorndike affidata a Judi Dench.
E le due star agli antipodi, con il ragazzo nel mezzo, usciranno dall’esperienza del lavoro sul set di “Il Principe e la Ballerina” delusi ma anche arricchiti. Marilyn rafforzata dalla consapevolezza di se e della sua inguaribile infelicità; Olivier sempre più padrone delle sue capacità e arrendevole alla sua età. Infine Clark, forte di essere stato l’eletto destinato a capire la diva come nessun altro, ma lucido e deciso nel trovare la sua strada nel cinema.
“Marilyn”, nelle sale dal primo giugno, è distribuito da Lucy Red