Naso lungo e volto spigoloso. Queste le sottovalutate caratteristiche fisiognomiche dell'attrice al suo esordio.
Meryl Streep teneva un basso profilo ai casting per via del suo aspetto anticonvenzionale e del suo talento eccessivo.
Questo tuttavia non ha impedito alla grande diva di perseverare fino ad ottenere un successo strepitoso.
«C'era sempre qualcosa che non andava: non ero sufficientemente bella, avevo il naso lungo, la faccia spigolosa, facevo troppi accenti stranieri. Ero troppo "brava", in poche parole. Ecco, a volte, alle audizioni nei primi anni di carriera, mi veniva quasi spontaneo di recitare sottotono, non dare il cento per cento, per paura di venire subito scartata. Ma dopo "Silkwood", nel 1983, non ho più dovuto fare provini. Ed è stato un grande sollievo. È questo il lusso più grande che un'attrice può vantare. Venire scritturata senza esami di prova», ha rivelato la star prima di distribuire consigli - su insistenza del giornalista - alle giovani, aspiranti attrici.
«Odio dare consigli. Semmai raccomandazioni - ha dichiarato ridendo -. È importante capire quale ruolo va bene o meno in relazione alle proprie capacità e dunque è importante capire chi sei, avere coscienza di se stessi. Poi raccomando di lavorare il più possibile: la recitazione è come uno strumento musicale, se non suoni di continuo le mani si arrugginiscono. Non si finisce mai di migliorare. Terzo: non accettare un lavoro solo in base al salario, seguire invece la passione e la convinzione. Quarto: non fare niente di cui non si è convinti. Ultimo: disfarsi della vanità. Quella la puoi sfoderare il giorno degli Oscar. Ma la macchina da presa è allergica alla vanità. Parola di una che non si fa problemi ad apparire bruttina sul grande schermo. Avessi cercato di imbellirmi, avrei fallito come attrice e non starei qui adesso ad ammannire perle di saggezza».