Thom Yorke a Esquire, l’intervista fiume

Un’intervista fiume, che uscirà sul numero di “Esquire” di marzo, ma di cui si possono leggere già lunghi estratti. Thom Yorke parla del suo occhio chiuso, del bene che gli ha fatto suo figlio, e dell’importanza delle pause.
“Quello che rende le persone infelici è credere che i pensieri siano concreti e che ne siamo responsabili. Invece i pensieri sono semplicemente portati dal vento che soffia su di noi e le nostre menti”. L’intervista rilasciata da Thom York alla rivista maschile americana inglese “Esquire” è ricca di massime e insegnamenti, aneddoti e riflessioni. Il leader dei Radiohead si svela al suo pubblico come ha fatto raramente in passato, alla vigilia della pubblicazione del suo nuovo lavoro,‘Amok’, il disco frutto del suo progetto parallelo Atoms For Peace. Il sito della rivista ha pubblicato lunghi estratti, e melty.it ha pensato di tradurli. Fa notizia la testimonianza sul dramma vissuto da bambino, quando dovette sottoporsi a diverse operazioni per curare il suo occhio sinistro chiuso fin dalla nascita: “Hopassato un sacco di tempo in ospedale, dovettero prendere tessuto dalle mie natiche per creare un muscolo che avrebbe potuto tenere la mia palpebra aperta. Quando avevo cinque anni non volevo più tornarci. ‘Se ci vai, poi ti compriamo qualsiasi cosa tu voglia’, mi dicevano i miei. Ho chiesto una tuta sportiva rossa, dalla testa ai piedi, e al pensiero di averla ho smesso di pensare all’anestesia totale, al dolore e ai vomiti del giorno dopo. Ho tenuto quella tuta finché non è diventata così piccola da rendermi ridicolo”.
Yorke cantante per caso, Yorke spendaccione, Yorke addolcito dai bimbi. Il leader dei Radiohead, che nel concerto di Parigi Bercy recensito da melty.it avevano dimostrato di aver raggiunto la pace dei sensi, ha dovuto persino accettare di fare il cantante controvoglia. “Ho iniziato a cantare perché non riuscivo mai a trovare qualcuno che lo facesse al mio posto. Tutti quelli a cui ho chiesto si sono rivelati degli idioti”. Prima di firmare il primo importante contratto discografico, la rockstar di Oxford aveva le tasche bucate e una voragine nel conto in banca: “Quando ero studente, la banca mi chiudeva il credito. Non la finivo mai di firmare cambiali. Quando ho estinto il debito, il responsabile è venuto a stringermi la mano. L’ho mandato a fanculo. Come ha reagito? Credo fosse abituato”. Forse Yorke eccede di zelo, quando racconta in che modo spendeva i soldi: “Andavo alla biblioteca in centro, prendevo tre o quattro libri di poesia, mi sedevo al caffè, e leggevo per un po’. E’ come riscaldare i muscoli prima della partita (il concerto, ndr)”. Si era forse già intuito, ma il papà Thom York spiega finalmente le ragioni della sua nuova pace dei sensi: “I bambini sprigionano luce, ti insegnano a rilassarti. Per me sono stati una benedizione”. Dalla maturità scaturisce la saggezza: "Costruite vuoti nella vostra vita - è il consiglio di Yorke - . Pause. Lunghe pause". Per leggere altri estratti dell’intervista, clicca qui!