Incluso nel prezzo del biglietto del Museum of Modern Art di New York – 25 dollari, ma ne vale la pena – è la mostra dedicata all'eclettica Björk. Tutti ne parlano, ma molti non l’hanno vista. Noi ci siamo andati e quel che abbiamo visto è questo. Quanto alle polemiche...
STRUMENTI E INSTALLAZIONI SITE SPECIFIC
La già celeberrima retrospettiva, intitolata semplicemente Björk, celebra la poliedrica e prolifica carriera dell’artista islandese dal suo primo album solista, Debut, uscito nel 1993, ai giorni nostri. La mostra presenta al piano terra del museo i tanti strumenti, desueti e spesso inventati ex novo, utilizzati in Biophilia (2011): dal gameleste, organo a canna, all’immensa gravity harp passando da una bobina di Tesla (!).
La chicca è però allestita al piano superiore: una videoinstallazione dalla grande forza espressiva e della durata di circa dieci minuti: è Black-lake e Björk (Reykjavík, 1965) l’ha concepita e realizzata appositamente per l’evento, in collaborazione con il regista Andrew Thomas Huang. Nel video, il cui titolo rimanda all’omonimo brano presente nell’ultimo disco, Vulnicura (2015), la cantante si aggira in mezzo a un paesaggio arido e brullo, che pare essere proprio un enorme lago prosciugato (“My heart is an enourmous lake”, recita l’incipit della canzone).
VIDEOCOLLABORAZIONI
In una seconda sala è proiettata una selezione di video realizzati dall’artista, per un totale di circa due ore e mezzo di durata. Ed è qui che emergono con ancora più forza le tante collaborazioni artistiche che hanno segnato la carriera dell’islandese: fra le tante, quella con Spike Jonze (It’s oh so quiet, Triumph of the heart) e con Michel Gondry (Army of me, Crystalline, giusto per citare alcuni video); senza dimenticare la relazione che l’ha legata a Matthew Barney.
UNA MOSTRA BIOGRAFICA
La ventennale carriera dell’artista viene raccontata poi attraverso immagini, pagine di diario, oggetti e costumi di scena: memorabile l’abito/cigno firmato da Marjan Pejoski e indossato dalla cantante nel 2011 in occasione della 73esima edizione della cerimonia di premiazione degli Oscar, o ancora i due robot protagonisti del multipremiato video del 1999, All is full of love. Tutto questo materiale è disposto in modo da seguire un racconto biografico ma al contempo immaginario, scritto dalla stessa Björk e dall’autore islandese Sjòn. Questa sezione della mostra, intitolata Songlines e allestita al terzo piano del MoMA, prevede l’utilizzo di cuffie e iPod, dati in dotazione dal museo, in modo che musica e parole possano accompagnarne la visione (sulla falsariga di questo avviene per la mostra-monstre dedicata a David Bowie e che ha già fatto il giro di mezzo mondo).
Per l’occasione il MoMA ha anche annunciato l’acquisizione dell’applicazione/album di Björk Biophilia. La prima app a entrare a far parte della prestigiosa collezione di uno tra i più importanti musei d’arte moderna del mondo. (g.b.)
LE POLEMICHE
Dunque, tutto bene? Certo si tratta dell’evento di cui tutti parlano, e quindi il tasso di successo mediatico (così come il numero di visitatori) è assicurato. E il carattere estremamente “multiverso” della protagonista contrubuisce a coinvolgere pubblici anche molto diversi tra loro. Così, in maniera tutt’altro che consueta, il Time ha dedicato un lungo articolo alla retrospettiva, facendo commentare alla stessa Björk dodici immagini della sua biografia (naturalmente presenti in mostra).
E tuttavia, le voci entusiaste si fermano pressapoco qui. Artnet racconta che la private view del 3 marzo, quella dedicata ai trustees, sia andata sostanzialmente deserta: una maniera piuttosto chiara per testimoniare il proprio disaccordo. Non ha usato mezzi termini, come al solito, Jerry Saltz, che parla di “disastro“; non ci è andata leggera nemmeno Deborah Solomon con il termine “abominio“; dal canto suo, M.H. Miller chiude il suo articolo per Artnews con queste parole: “I felt sad and embarrassed leaving the museum. Embarrassed for Björk mostly, who deserved better than this, but also for MoMA“. In mezzo al fuoco incrociato, il direttore del PS1 Klaus Biesenbach, curatore della mostra: e già si vocifera addirittura di un licenziamento in arrivo, nel quadro più ampio dei giochi di potere che ammantano inevitabilmente il MoMA. (m.e.g.)
New York // fino al 7 giugno 2015
Björk
a cura di Klaus Biesenbach
MOMA
11 West 53th Street
+1 212 7089400
http://www.artribune.com/2015/04/tutto-il-mondo-ne-parla-bjork-al-moma-di-new-york/