Il grande pubblico la ricorda, soprattutto, per i ruoli di Oda Mae Brown in “Ghost” e di Suor Maria Claretta in “Sister Act”, ma Whoopi Goldberg ha vinto, praticamente, tutti i premi più importanti in campo cinematografico, musicale e televisivo ed è stata la prima presentatrice donna degli Oscar. Con un curriculum da brivido, un Academy Award in bacheca e 53 pellicole all’attivo, la diva non ha minimamente intenzione di fermarsi.
E’ la star afroamericana che ha vinto più premi in assoluto. Indimenticabili, oltre che amatissimi ancora oggi, sono alcune sue pellicole cult come “Il colore viola”, “Ghost – Fantasma” e “Sister Act” e, proprio grazie al ruolo della sgangherata sensitiva Oda Mae Brown, è riuscita a portare a casa un meritatissimo Oscar come Migliore attrice non protagonista. Attrice, doppiatrice, cantante, regista, e presentatrice, la sua stella ha raggiunto il massimo splendore durante gli anni ’90, per poi affievolirsi durante i Duemila, ma non è mai sparita dal grande schermo (dove ha girato, finora, ben 53 film) e dalla televisione (ha preso parte a più di 39 tra serie e film tv), recitando anche a teatro in 25 spettacoli, dal 1970 al 2010.
Il teatro e i problemi di droga
Nata a New York, il 13 novembre 1955, la Goldberg (il cui vero nome è Caryn Elaine Johnson), debutta proprio a teatro, a soli 8 anni. La sua passione è fortissima e innata e, infatti, decide di lasciare la scuola per dedicarsi anima e corpo al suo sogno: partecipare ai musical di Broadway. Purtroppo, all’inizio degli anni ’70, ha dovuto fare i conti con la dipendenza da droghe, superata, però, dopo pochi anni, grazie soprattutto all’aiuto di Alvin Martin, l’assistente sociale che si prese cura di lei in quel difficile periodo, e che diventerà suo marito e padre di sua figlia Alex. Il matrimonio naufraga nel 1979 e l’attrice si sposta a San Diego, con la figlia, facendo qualsiasi tipo di lavoro. Il teatro resta la sua prima passione e dopo gli spettacoli “Tantrums”(1981), “Reverence for the Dead”(1982) e “Moms”(1983), viene notata dal regista Mike Nichols in “Spook Show”, che la porta a Broadway.
“Il colore viola” e i film degli anni ‘80
Nel 1985 arriva l’occasione della sua vita. Steven Spielberg la vuole per “Il colore viola”, straordinario dramma tratto dal romanzo di Alice Walker, che racconta di abusi sessuali e razzismo vissuti da un gruppo di donne coraggiose, capitanate proprio da Whoopi Goldberg, nei panni di Celie Harris. Il film ottiene 11 nomination agli Oscar mentre l’attrice riesce a portare a casa il Golden Globe come Miglior attrice in un film drammatico. Seguiranno altre pellicole di genere eterogeneo come: “Jumpin’ Jack Flash”(1986) di Penny Marshall, “Affittasi ladra”(1987) di Hugh Wilson e “Il grande cuore di Clara”(1988) diretto da Robert Mulligan. Nel 1986 sposa il direttore della fotografia David Claessen, ma i due divorziano nel 1989.
L’Oscar per “Ghost”, il blockbuster “Sister Act” e i favolosi anni ‘90
Nel 1990, Jerry Zucker la vuole a tutti i costi per il ruolo della sensitiva Oda Mae Brown nel cult “Ghost – Fantasma”, accanto a Patrick Swayze e Demi Moore. Il successo è fulminante. La simpatica e coraggiosa veggente colpisce al cuore il grande pubblico e, infatti, la Goldberg fa suo l’Oscar come Migliore attrice non protagonista. La scalata al successo non conosce ostacoli. Dal 1990 al 2000, l’attrice lavora in circa di 28 film, tra cui “Bolle di sapone”(1991) di Michael Hoffman, “I protagonisti”(1992) per la regia di Robert Altman, fino all’ennesimo clamoroso successo di “Sister Act – Una svitata in abito da suora”(1992), diretto da Emile Ardolino. La parte di Deloris Van Cartier/Suor Maria Claretta le vale una nomination ai Golden Globe come Migliore attrice in un film commedia o musicale. Nel 1993, arriva nelle sale il sequel “Sister Act 2 – Più svitata che mai”, per la regia di Bill Duke, che ha un ottimo successo al botteghino, anche se non riesce a bissare i fasti del primo capitolo. Nel 1994 sposa l’attore Lyle Trachtenberg, ma il matrimonio dura solo un anno. Sempre nel ’94, è la prima donna a presentare la cerimonia degli Oscar, esperienza che ripeterà anche nel 1996, 1999 e 2002. Altri film di rilievo di quegli anni sono: “Una moglie per papà”(1994) di Jessie Nelson, “Moonlight & Valentino”(1995) di David Anspaugh, “Eddie – Un’allenatrice fuori di testa”(1996) per la regia di Steve Rash, “Bogus – L’amico immaginario”(1996) diretto da Norman Jewison, “Funny Money – Come fare i soldi senza lavorare”(1996) di Donald Petrie e il crudo e commovente “Ragazze interrotte”(1999) di James Mangold, con Angelina Jolie e Winona Ryder. Dal 1995 al 2000 è stata legata sentimentalmente all’attore Frank Langella.
Il declino degli anni Duemila e i progetti futuri
Gli anni Duemila, purtroppo, non sono fortunatissimi per la Goldberg. Anche se gira 17 pellicole, le uniche di rilievo sono “Rat Race”(2001) di Jerry Zucker, “Star Trek: La nemesi”(2002) di Stuart Baird, “Il mio angolo di Paradiso”(2011) di Nicole Kassell e, nel 2014, l’abbiamo vista nei panni di Bernadette Thompson in “Tartarughe Ninja”, di Jonathan Liebesman. In compenso, ha preso parte a decine di serie e film tv, tra cui: “Absolutely Fabolous”(2002), “Law & Order”(2006), “Tutti odiano Chris”(2006), “Entourage”(2006), “Glee”(2012-2014) e “666 Park Avenue”(2012). Nel 2013 ha diretto il documentario “Moms Mabley: I Got Somethin’ To Tell You”, mentre nel 2016 sarà protagonista di due pellicole: “Black Dog, Red Dog”, thriller diretto da registi vari e “Actors Anonymous”, adattamento per il grande schermo del romanzo di James Franco, che racconta la vita dei giovani attori di Hollywood.
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