Gaspar Noé's Enter the Void theatrical trailer

GASPAR NOÉ REINVENTA IL CINEMA (DI NUOVO)

Dopo aver visto Irréversible, film di Gaspar Noé nel 2002, ero veramente a terra. Dopo un’ora e mezza chiusi in un sotterraneo a guardare gente che veniva stuprata e teste che venivano sfracellate con estintori, il mio amico Andy Capper ed io siamo usciti dalla proiezione un pochetto scossi. Il salto dall’inferno parigino di Noé al caldo pomeriggio di Soho ci ha un po’ disorientatati, e ci siamo messi a parlare di cosa pensavamo del film.Irréversible è una botta di adrenalina di 90 minuti, di quelle che solo il cinema è capace di dare, e questo nonostante sia stato concepito, girato, montato e concluso in poche settimane. Come da contrappasso, Enter the void, una storia che Noé voleva raccontare già nei primi anni Novanta, ha impegnato il regista ben 5 anni, e ha richiesto l’impiego di potenti effetti speciali. Detto in parole povere, è stata l’esperienza cinematografica più viscerale che abbia mai vissuto.

Anche dopo diverse ore averlo visto, mi sentivo la testa pulsare con le immagini dei fluo-stick, delle luci stroboscopiche e dei ronzii diffusi in tutto il film. Ho sentito che Noé voleva rappresentare un’esperienza extra corporea, e quando l’ho incontrato lo scorso gennaio, mi ha raccontato di quanto gli fosse piaciuto Avatara in 3D. Ha chiaramente l’intenzione di spingere il cinema verso i propri limiti e su ogni suo piano. “Con Irréversible, e un po’ in Enter the void mi ha detto, “entrambi i film vogliono ricreare un qualche tipo di sensibilità alterata o stato di coscienza, sfruttando le armi cinematografiche, il suono, l’immagine, il montaggio, qualsiasi cosa ti sia utile per ricreare quell’atmosfera:”

Sorprendentemente, ci è riuscito. Ha anche un’ossessione per 2001 di Kubrick—di cui c’è un poster nel film, che è spacciato come “il viaggio definitivo,” lì bello visibile in Irréversible, nell’appartamento di Vincent Cassel e Monica Bellucci—ma l’obbiettivo adesso è inserirlo in Enter the void. Quest’ultimo è un trip di 135 minuti, strutturalmente ispirato al The Tibetan Book Of The Dead, mentre esteticamente prende le mosse non solo dalla sequenza dello Star Gate di 2001, ma anche da Tron, Blade runner, e Stati di allucinazione. Ovviamente anche il proprio lavoro viene ripreso e rinserito. Noé ha detto che Irréversible, con le sue telecamere rotanti e le riprese lunghe, è stato, in un certo senso, un primo tentativo di quello che è poi diventato Enter the void: le somiglianze si notano molto facilmente—per la maggior parte del film lo spettatore guarda attraverso gli occhi dell’anima reietta di Oscar, che vola, evanescente, drogato e morto, attraverso e sulla città (una Tokyo al neon che sempre essere stata vomitata sul Las Vegas Strip).

Giusto il tempo di vedere i titoli di apertura, che praticamente saltano fuori dallo schermo e ti danno una testata, lo spettatore capisce subito che sta per vedere qualcosa che è molto di più di una semplice trama (un dramma famigliare, essenzialmente), Noè vuole che il pubblico si sottometta al film e vi si perda dentro, e lo senta. Scene allucinogene che strabordano dal tempo della narrazione. Le scene di violenza sono brutali e turbanti. Le scene di sesso sono grafiche e arricchite da splendidi effetti speciali. Non vedo l’ora di rivederlo.

Altri grandi personaggi del mondo del cinema hanno collaborato a portare questa storia sugli schermi—Marc Caro, co-regista di Delicatessen e City Of The Lost Children è il supervisore delle scenografie. Gli effetti speciali sono di Pierre Buffin e la sua sgenzia, Buf, ha lavorato in Fight club, Matrix, e Avatar, mentre l’ipnotica colonna sonora è una concessione di Thomas Bangalter dei Daft Punk. Ma soprattutto, è solo grazie a Noé, che questo film ha potuto vedere la luce.

Charlie Kaufman ha detto che il film, come medium, è morto—diversamente dal teatro. È concluso, è morto e finito, non puoi interagirci. Ma non ha visto Enter the void. Enter the void è vivo e vegeto, e in termini di pura esperienza cinematografica, assolutamente rivoluzionario. Uscirà a settembre, e vi consiglio caldamente di farvi un favore andando a vederlo al cinema. Prima dell’uscita, tornate a dare un occhio dalle nostre parti perché vi daremo altre notizie su Noé, tra cui un’intervista e un documentario che stiamo preparando per The Vice Guide To Film.

ALEX GODFREY

Courtney Love lancia il blog di moda 'What Courtney wore today '

Affascinata dal fenomeno "fashion blogger", che sta spopolando in questi ultimi anni, Courtney Love ha deciso di lanciare un proprio "diario di stile": il blog si chiama "What Courtney wore today" e contiene appunti, consigli di moda e foto della vedova di Cobain. Aperto da qualche settimana, il sito racchiude numerose immagini della Love, ripescate anche dagli anni passati, con le mise indossate in vari momenti della giornata o della vita della rocker: dalla cena, allo shopping, al backstage di un concerto fino alle foto con gli amici "celebri" , tra i quali fa spesso capolino Michael Stipe dei R.E.M. Per tutti i curiosi, guardate qui cosa indossa Courtney oggi.

MADONNA SMENTISCE CONCERTO PER MALAWI

«È completamente falso!». Con questa breve dichiarazione pubblicata sul sito 'Raising Malawì, l'organizzazione di beneficenza fondata dalla pop star, ha smentito le voci che circolavano da qualche settimana su un concerto della ex 'Material girl' a settembre in Malawi, patria di due dei suoi figli adottivi. «Sono notizie prive di fondamento - ha precisato l'organizzazione - Raising Malawi e Madonna non hanno nessun progetto di questo tipo». La cantante, 52 anni ad agosto, si è recata lo scorso aprile nel Paese Africano dove ha portato i due figli adottivi David e Mercy. Insieme hanno visitato l'orfanotrofio nel quale David ha vissuto i primi tre mesi, prima di essere adottato dalla star americana nel 2006. Madonna in quella occasione ha anche acquistato un terreno per costruire una scuola che dovrebbe accogliere 500 bambine.

Sa Dingding, la star della musica cinese sbarca a Roma e a Milano

Arriva in Italia per due sole date la star cinese Sa Dingding (nella foto), definita 'la Bjork cinese', che presenta i suoi ultimi due album "Alive" e "Harmony" (prodotto da Marius De Vries) il 29 luglio a Roma (Villa Ada) e il 2 agosto a Milano (Arena Civica).
Il fascino esotico della Cina, splendidi costumi, atmosfere intense, sinuose melodie, una voce che incanta, ma anche elettronica e ritmi dell’Occidente, il tutto fuso in una proposta di grande valore artistico, coinvolgente e innovativa. Uno spettacolo musicalmente e visivamente ricco, quello proposto dalla più grande star della musica cinese moderna, Sa Dingding, un’artista tutta da scoprire per noi italiani che la ospitiamo per la prima volta, ma già apprezzata dalle platee di tutto il mondo. L’esordio sul mercato internazionale è del 2008 con l’album “Alive”, premiato con il prestigioso BBC World Music Award, che ha rivelato al mondo quella che è stata subito definita “la Bjork cinese”, immediatamente acclamata ovunque da critica e pubblico. La ventiseienne vocalist di origini mongole arriva in Italia a presentare le canzoni di “Alive” e del nuovo cd “Harmony” che contiene tre brani remixati dal dj Paul Oakenfold, realizzato con Marius De Vries, producer inglese già dietro al mixer del debut album di Bjork e di artisti come Rufus Wainwright, P.J.Harvey, Grace Jones, Annie Lennox etc. Nessuno al mondo propone una musica simile a quella di Sa Dingding, che canta in cinese, inglese, mongolo, tibetano, persino sanscrito, compone e suona diversi strumenti.
Sa Dingding è stata scoperta dalla Gran Bretagna (inglese è il suo sito ufficiale), mentre in Italia è disponibile solo su iTunes.
Quello che impressiona della musica di Sa Dingding è come attraverso la commistione di elettronica e strumenti tradizionali riesca ad evocare simultaneamente canti popolari e suoni ambient-electro. Trasmette un volume notevole di emozioni attraverso una delle voci più espressive e particolari in circolazione, grazie alla fusione e giustapposizione costante della tradizione antica con la moderna tecnologia, che sono le caratteristiche della Cina di oggi.
Sa Dingding nasce in Mongolia, mezza cinese. Multistrumentista, suona lo zheng (complicato strumento a venticinque corde), batteria e gong cinesi. Coreografa e ballerina, compone da sola musica e testi. Dopo il primo album (1998) si avvicina al buddismo, allo yoga e al sanscrito. L’interesse per il sanscrito è forte influenza nella creazione del linguaggio usato in "Oldster" e "Lagu Lagu", parole nate dalla musica, anche "Tuo Luo Ni" è in sanscrito. Sa Dingding ha già visitato in tour diversi paesi dalla Finlandia all’India, passando per gli Stati Uniti, accompagnata dalla sua band.
SA DINGDING (Cina)
Sa Dingding: voce
Zhang Yi: guzheng e pipa
Zhang Zhang: tastiere
Wen Thai: basso
Liu Wei: batteria
Giovedì 29/07/2010
"Roma incontra il mondo" a Villa Ada (ROMA)
ore 22, ingresso 8€
www.villaada.org
Lunedì 2/08/2010
"Milano Jazzin' Festival" c/o Arena Civica Gianni Brera (MILANO)
ore 21, ingresso 11€
www.milanojazzinfestival.it

Howl - L'urlo

titolo originale: Howl
origine e data: USA 2010
data di uscita: venerdì 27 agosto 2010
colore e durata: col. 90 min
genere: Drammatico
sceneggiatura: Jeffrey Friedman, Rob Epstein
fotografia: Edward Lachman
montaggio: Jake Pushinsky
scenografia: Thérèse DePrez, Robert Covelman
costumi: Kurt and Bart
Trama

Nella San Francisco del 1957, un capolavoro di letteratura americana fu portato sul banco degli imputati. Howl è il film che descrive questo momento fondamentale della contro-cultura americana. La storia è raccontata principalmente su tre piani di lettura: il processo, la riabilitazione del giovane Allen Ginsberg (James Franco), e il poema stesso, animato da alcuni graphic novelists, e dal collaboratore di Ginsberg, Eric Drooker con il suo immaginario beat. Il genere stesso del film ricorda la sconvolgente originalità del poema. Il racconto del processo rappresenta la trama narrativa del film, riecheggiando temi ancora in voga oggi: la definizione di osceno, i limiti della libertà di espressione e la stessa natura dell'arte. L'avvocato della difesa è Jake Ehrlich (John Hamm), l'avvocato liberale delle star. Il pubblico ministero invece, Ralph Mcintosh (David Strathairn), cerca di provare che l'opera è oscena, tentando allo stesso modo di interpretarla. I testimoni dell'accusa sono un'insegnante d'inglese (Mary-Louise Parker), che reputa il poema osceno, e un professore (Jeff Daniels) che ha un'idea precisa su ciò che è, o che non è, scritto bene. Dalla parte della difesa ci sono 50 intellettuali, che ricordano i meriti culturali e artistici del poema. Il giudice che presiede l'udienza è Clayton Horn (Bob Balaban), che decreta una sentenza sorprendentemente appassionata. In un'immaginifica intervista scandita da flashback, Ginsberg medita sul suo processo creativo e sulle difficoltà che ha dovuto affrontare. Il poema stesso vive di una vibrante animazione - un viaggio fantastico nella mente dell'artista.

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