E' il giovane attore più promettente del cinema italiano, non c'è cast in cui non compaia (spesso a sproposito), non c'è regista che non vorrebbe averlo, lui, Elio Germano, recentemente in passerella a Bobbio con Riccardo Scamarcio al Bobbio Film Festival per Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti quasi minimizza, nega pur sapendo che è tutto vero, per paura di farsi prendere dall'egocentrismo che è spesso la cifra di un attore affermato o presunto tale. In questi giorni ha cominciato a girare un nuovo film: Il mattino ha l'oro in bocca, tratto dal romanzo praticamente autobiografico di Marco Baldini (la spalla di Fiorello a Viva Radio2), ll giocatore, storia di vincite e soprattutto sconfitte ai cavalli, di cadute e recuperi, di debiti e gioco d'azzardo. Una versione drammatico esistenziale del mitico Febbre da cavallo. La regia è di Francesco Patierno, un altro promettente (Pater Familias) che ha faticato quattro anni a tornare sul set (doveva girare Pericle il Nero, ora affidato a Abel Ferrara).
Il film, con Laura Chiatti e Martina Stella protagoniste femminili si gira a Roma, poi a Milano, in 8 settimane, prodotto da Rodeo Drive e distribuito da Medusa.«Non farò l'imitazione di Baldini, anzi non l'ho proprio incontrato per non cadere nella trappola. Recitare, interpretare non è imitare qualcuno, mi interessa questa storia per il racconto di una Milano anni '80, Milano da bere come si diceva, della generazione che voleva tutto e subito», dice Germano.Il ragazzo, classe 1980, origine molisana ma romano d'adozione (anzi del periferico Corviale come tiene asottolineare e dove ha pure comprato un miniappartamento con i primi soldi guadagnati), di gavetta ne ha fatta prima di impressionare pubblico e critica nella parte di Accio in Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti accanto a Riccardo Scamarcio, interpretazione che gli è valsa un David di Donatello. Non ha disdegnato la fiction tv (dal serial Via Zanardi 33 a Ferrari, da Un medico in famiglia 2 a Paolo Borsellino), nè le commedie di Vanzina (Il cielo in una stanza), poi però Paolo Virzì l'ha voluto in N-Napoleone, Emanuele Crialese in Respiro, Giovanni Veronesi in Che ne sarà di noi e Michele Placido in Romanzo criminale.Ora, dopo Patierno, sarà di nuovo sul set di Virzì nel corale Tutta la vita davanti sulla generazione dei co.co.co impiegati nel call-center, con Sabrina Ferilli, Massimo Ghini e Michaela Ramazzotti.«Sarò il giovane deejay radiofonico che Baldini racconta nel Giocatore, ma non ho voluto leggere il libro per non essere influenzato. Un film è un film, per me quello che conta è la sceneggiatura e le indicazioni del regista che ha tutto già in testa», dice Germano antidivo, schietto e fuori dal coro che sorride di se stesso quando per sbaglio parla al plurale dei premi ricevuti (invece è uno solo, il prestigioso David appunto), rimproverandosi la testa ormai montata dai tanti elogi. Il film racconta con i toni della commedia l'altalena spesso esaltante e a volte deprimente dell'esistenza umana, dove l'euforia del rischio e dell'azzardo diventa una scommessa vorticosa con la propria vita. Patierno esclude incursioni nella pellicola di Fiorello che magari invece farà una visita sul set guidato da Marco Baldini.
Il film, con Laura Chiatti e Martina Stella protagoniste femminili si gira a Roma, poi a Milano, in 8 settimane, prodotto da Rodeo Drive e distribuito da Medusa.«Non farò l'imitazione di Baldini, anzi non l'ho proprio incontrato per non cadere nella trappola. Recitare, interpretare non è imitare qualcuno, mi interessa questa storia per il racconto di una Milano anni '80, Milano da bere come si diceva, della generazione che voleva tutto e subito», dice Germano.Il ragazzo, classe 1980, origine molisana ma romano d'adozione (anzi del periferico Corviale come tiene asottolineare e dove ha pure comprato un miniappartamento con i primi soldi guadagnati), di gavetta ne ha fatta prima di impressionare pubblico e critica nella parte di Accio in Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti accanto a Riccardo Scamarcio, interpretazione che gli è valsa un David di Donatello. Non ha disdegnato la fiction tv (dal serial Via Zanardi 33 a Ferrari, da Un medico in famiglia 2 a Paolo Borsellino), nè le commedie di Vanzina (Il cielo in una stanza), poi però Paolo Virzì l'ha voluto in N-Napoleone, Emanuele Crialese in Respiro, Giovanni Veronesi in Che ne sarà di noi e Michele Placido in Romanzo criminale.Ora, dopo Patierno, sarà di nuovo sul set di Virzì nel corale Tutta la vita davanti sulla generazione dei co.co.co impiegati nel call-center, con Sabrina Ferilli, Massimo Ghini e Michaela Ramazzotti.«Sarò il giovane deejay radiofonico che Baldini racconta nel Giocatore, ma non ho voluto leggere il libro per non essere influenzato. Un film è un film, per me quello che conta è la sceneggiatura e le indicazioni del regista che ha tutto già in testa», dice Germano antidivo, schietto e fuori dal coro che sorride di se stesso quando per sbaglio parla al plurale dei premi ricevuti (invece è uno solo, il prestigioso David appunto), rimproverandosi la testa ormai montata dai tanti elogi. Il film racconta con i toni della commedia l'altalena spesso esaltante e a volte deprimente dell'esistenza umana, dove l'euforia del rischio e dell'azzardo diventa una scommessa vorticosa con la propria vita. Patierno esclude incursioni nella pellicola di Fiorello che magari invece farà una visita sul set guidato da Marco Baldini.Ester Barcella