Odio, ossessione e delitto per gli antieroi di Franchi

VENEZIA - Ritmo lento, atmosfere noir, colonna sonora martellante, primi piani insistiti, una vicenda di odio filiale e delitto sospesa tra ossessione e riscatto. E' così che il cinema made in Italy - quello del trentasettenne regista bergamasco Paolo Franchi, alla sua opera seconda dopo La spettatrice - sbarca, finalmente, alla Mostra. Con questo Nessuna qualità agli eroi, noir esistenziale cupo, ambizioso, intepretato da Bruno Todeschini ed Elio Germano. Accolto con un silenzio un po' perplesso, alla proiezione per la stampa di questa mattina. A cui assistono anche il ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli e sua moglie Barbara Palombelli. La vicenda è ambientata a Torino. E' qui che vive Bruno (Todeschini), originario della Svizzera francese: quarantenne, broker assicurativo, il nostro antieroe è evidentemente affetto da depressione, malgrado l'amore e la dedizione (in certi momenti davvero inspiegabili) della bella moglie (Iréne Jacob). Vittima di un rapporto conflittuale e irrisolto col padre morto e celebre artista, il protagonista è in un momento difficile della vita, oberato dai debiti verso il direttore della sua filiale bancaria. Ed è a questo punto che fa irruzione nella sua esistenza un ragazzo tormentato, Luca (Germano, assai dimagrito per il ruolo), che lo cerca, lo pedina, fa di tutto per diventare suo amico. E nel corso del (lento) svilupparsi della vicenda, cominciamo a capire cosa unisce i due uomini. Primo: Luca è il figlio del dirigente di banca che sta per strangolare economicamente Bruno. Secondo: i due hanno in comune l'odio per la rispettiva figura paterna. Represso e interiorizzato nel più maturo, esplosivo e dirompente nel ragazzo. E così, quando il papà di Luca scompare misteriosamente, si capisce che qualcosa di grave deve essere successo... Questa la trama di un film dalle atmosfere morbose, tutt'altro che allegre: tanto per farsi un'idea, Todeschini sullo schermo accenna a un mezzo sorriso solo dopo 75 minuti di pellicola. E anche un'opera in cui Germano mostra ancora una volta il suo talento. Soprattutto in una sequenza nella parte finale, con lui in primo piano che, tra le lacrime, racconta come sono andate veramente le cose. Paolo Franchi (il suo La spettatrice entusiasmò De Niro, che lo volle al suo Tribeca Festival) lo definisce "un noir nero come le ombre, come il buio, come un pretesto onirico". E leggermente oniriche, effettivamente, le atmosfere del film lo sono sempre. Perfino nelle ormai famigerate scene di sesso: quella di Germano (con erezione), con la partner cinematografica Mimosa Campironi; e quella tra Todeschini e Jacob, con le parti intime di lei in primo piano. Ma dopo tutto il polverone che nelle ultime settimane si è scatenato attorno all'attributo dell'attore (David di Donatello per Mio fratello è figlio unico), Franchi avverte: "Né io né Elio risponderemo su quest'argomento, è una polemichetta senza senso".
CLAUDIA MORGOGLIONE