Leone d'oro ad Ang Lee, Gran premio per Kechiche e Haynes

L’"ultimo imperatore" di Venezia è Ang Lee. Nella edizione del 75°, che ha premiato il grande Bernardo Bertolucci, il regista ha sbaragliato almeno tre favoriti al Leone d'oro imponendosi con il lussuoso Lust, Caution, pellicola ambientata nella Shanghai della seconda guerra mondiale che vede un'attrice dalle velleità rivoluzionarie intrappolata in un pericoloso gioco erotico con un collaborazionista che aveva l’ordine di uccidere. Nell’ultima edizione della Mostra guidata dal "sinologo" Marco Muller (salvo riconferme) la giura presieduta dal cinese Zhang Yimou, composta da soli registi, ha premiato l'autore che nel 2005 aveva già conquistato il Leone d'oro con I segreti di Brokeback Mountain. Aprendosi la strada verso l'Oscar. «Questo Leone è un leone selvaggio e non addomesticato e mi spaventa - ha detto il regista, accolto da un applauso piuttosto tiepido -. Non è vero che la seconda volta lo si accoglie con più facilità. E' una grande emozione». E dopo aver ricordato «due giganti del cinema come Antonioni e Bergman», recentemente scomparsi, ha dedicato il suo premio al maestro svedese, che gli aveva confidato poco prima di morire: «Tocco il mio viso come una madre fa con il figlio. Il suo abbraccio lo passo a voi, come guardiani del cinema». Poco prima Jonathan Demme e Abbas Kiarostami avevano consegnato a Bernardo Bertolucci, il più grande regista italiano vivente, il Leone speciale del 75°, il primo e unico della sua lunga carriera, che conta film che hanno fatto epoca come Novecento, Ultimo tango a Parigi, L'ultimo imperatore. È stato il momento più esaltante della serata, con due stanting ovation durate 10 minuti e una Stefania Sandrelli, madrina della cerimonia, visibilmente emozionata. Bertolucci invece, che è salito sul palco aiutandosi con un deambulatore (in un'intervista aveva scherzato: «Il destino mi punisce per tutte le carrelate che ho fatto nei miei film»), ha sdrammatizzato, dedicando il premio all'arte cinematografica: «Difficile trovare le parole giuste all'altezza di un premio così importante. Pensate a quante centinaia di migliaia di titoli e di registi sono passati di qui, trionfi e sconfitte. Il Leone mi invita a identificarmi con il cinema: è il massimo cui potessi aspirare». Brian De Palma premiato da Alejandro InarrituLeone d’argento per la migliore regia al potente finto documentario Redacted di Brian De Palma, un film sull’orrore quotidiano iracheno costruito mischiando immagini (ricostruite) che sembrano tratte da tv, internet e da riprese amatoriali. Ispirato ad un fatto vero, ricostruisce lo stupro e l’uccisione di una 15enne irachena da parte di un gruppo di soldati americani e lo sterminio di tutta la sua famiglia.Il Gran premio della giuria è andato ex aequo (per una deroga al regolamento concordata con il direttore Marco Muller) a due opere molto diverse tra loro. La Graine et le mulet del promettente franco-tunisino Abdellatif Bechiche (suo La schivata) che, con uno stile immediato che profuma di vita quotidiana, mostra come un operaio della periferia di Marsiglia tenti di tenere unita la sua famiglia. Era il film che aveva messo daccordo critica e pubblico. L’altro è il visionario I’m not there, una biografia molto speciale di Bob Dylan e l’unica che il cantautore abbia mai autorizzato. È costruita incastrando sei personaggi e sei volti e mischiando i passaggi temporali. Il cast comprende anche Christian Bale, Richard Gere, Heath Ledger, Charlotte Gainsbourg e Julianne Moore. Nikita MichalkovInseritosi all’ultimo momento come nuovo favorito Nikita Michalkov, con 12, ha invece vinto il Leone speciale per miglior insieme dell'opera, un riconoscimento creato ad hoc. La pellicola (un remake del film di Sidney Lumet La parola ai giurati) racconta di 12 giurati che devono stabilire la colpevolezza di un giovane ceceno accusato di avere ucciso il padre attivo, un ufficiale dell'esercito russo. Il regista aveva già vinto un Leone d'oro nel 1991 con Urga. Coppa Volpi migliori attoriConsiderata fin dall’inizio nella rosa delle vincitrici per la sua interpretazione mimetica del Bob Dylan della svolta elettrica, Cate Blanchett ha ricevuto la Coppa Volpi come migliore attrice in I’m not there di Todd Haynes. Ha ritirato il premio al suo posto il collega Heath Ledger, vestito in bermuda, giacca spiegazzata, sigaretta all'orecchio e cappello calato sugli occhi. Ha invece colto di sorpresa il premio come miglior attore per Brad Pitt, interprete e produttore del lunghissimo film su un bandito leggendario, The assassination of Jesse James. I più avevano dato per favorito Casey Affleck, che invece interpretava l’assassino di James. O anche George Clooney e il Tommy Lee Jones del film del premio Oscar Paul Haggis, In the Valley of Elah, ignorato dalla giuria.Premi tecniciL’Osella per la miglior sceneggiatura è andata a Paul Laverty, sceneggiatore di lungo corso a fianco di Ken Loach, per It’s a free world, una storia che sulla precarietà lavorativa ed esistenziale. Laverty si è congedato citando la Bibbia: «Chi froda i lavoratori ne versa il loro sangue». Rodrigo Prieto è stato premiato per la lussuosa fotografia di Lust, Caution. I premi collateraliLa Graine et le mulet di Abdellatif Kechiche è stato il film che ha trionfato per quanto riguarda i premi collaterali della Mostra. La pellicola del regista franco-tunisino ha vinto fra gli altri: il premio Fipresci (critica internazionale), l'Arcagiovani, il Nazareno Taddei, La Navicella e la menzione del premio Signis. Il Premio Cinemavvenire (fondato da Gillo Pontecorvo) è anadto a Todd Haynes per il Bob Dylan a sei facce di I’m not there. Apprezzato l’impegno di Jonathan Demme con il doc Man from Plains su Jimmy Carter e il suo libro “contro l’apartheid del popolo palestinese”: ha vinto il premio Fipresci per la sezione “Orizzonti”, il Biografilm Award e lo Human Rights Film Network Award. I film italiani Tutte fuori dal concorso ufficiale le opere italiane che hanno ricevuto riconoscimenti. Non pensarci di Gianni Zanasi (Giornate degli Autori), il più convincente, ha ricevuto il Premio Pasinetti, Arcagiovani come miglior film italiano, il premio Fedic. Il noir di provincia La ragazza del lago, esordio di Andrea Molaioli, ha avuto invece il Premio Isvema e Pasinetti per Toni Servillo come miglior interprete maschile mentre Valzer di Salavatore Maira, un unico piano sequenza di 90 minuti, il Pasinetti per la migliore interprete femminile per Valeria Solarino. Entrambi erano presentati alla Settimana della critica.