L’uomo che sogna fiumi di sangue e ghiaccio

E’ una di quelle combinazioni rare nel cinema europeo: lo scrittore che diventa sceneggiatore del film tratto dal suo libro e che, invece di attaccarsi alla materia prima della sua storia, ha l’abilità di ritradurla fino a renderla perfetta per il grande schermo. Così Jean-Christophe Grangé quando si sedette a tavolino con il regista Mathieu Kassovitz: dal loro riscrivere a quattro mani, il romanzo I fiumi di porpora dello scrittore francese si trasformò nell’omonimo thriller-noir che nel 2000 attirò nelle sale cinematografiche ben oltre un milione di spettatori. Un successo stagionale di incassi - battè film come Erin Brockovich, La tempesta perfetta, Il patriota -, originato dal best seller internazionale di Grangé, supportato quindi dalla scelta del buon cast (Jean Reno e Vincent Cassel), e alimentato dalle atmosfere atipiche e glaciali dell’Alta Savoia. Un successo la cui ombra lunga arriva al Grinzane Cinema per premiare Jean-Christophe Grangé e il suo I fiumi di porpora come miglior romanzo ispiratore di film. Nato a Parigi nel 1961, scrittore, giornalista, sceneggiatore e reporter, Grangé è autore di romanzi di grandissimo successo che hanno ampliato i confini del thriller tradizionale, da Il concilio di pietra (2001), all’L'impero dei lupi (2003), alla La linea nera (2004)) (tutti editi da Garzanti). Il suo primo lavoro è del 1994, Il volo delle cicogne, pubblicato da noi nel 1999. Grangé si muove abile tra fitte trame di morti misteriose e atroci mutilazioni, tracce narrative da cui prende le mosse, nel 1998, anche I fiumi di porpora, pubblicato in Italia l'anno successivo sempre da Garzanti. Il romanzo è subito best seller, viene tradotto in venti lingue e diventa nel 2000 il film diretto da Mathieu Kassowitz. «Il migliore thriller dopo Il silenzio degli innocenti», commenta Le Figaro. Una storia che trova il perfetto equilibrio tra azione e psicologia, intelligenza dell'intreccio e fascino dei paesaggi, quelli dei ghiacciai alpini: mentre nei dintorni di Grenoble viene rinvenuto un cadavere mutilato, nella vicina regione del Lot viene profanata la tomba di un bambino di dieci anni. I due casi si intrecciano, e così i destini dei due poliziotti incaricati delle indagini - i convincenti Reno e Cassel -, tra false piste, macabre scoperte, gelosie professionali e vendette familiari. «È il ritmo, l'incalzare degli eventi, delle scoperte, a costituire la caratteristica più rilevante di questo romanzo», scrive Alessandro Perissinotto su Tuttolibri. Ed è così che lentamente per il lettore si profila un aberrante progetto eugenetico di ispirazione nazista.