EMI, la svolta: "Se le star non producono, che vadano a casa"

"Non produci abbastanza per la tua azienda? I profitti non sono quelli sperati? Allora, forse, è il caso di rivedere la tua posizione". Non era mai accaduto prima nel mondo discografico che simili frasi fossero pronunciate contro le star più blasonate del pop mondiale. L’annuncio fatto da Guy Hands, nuovo capo della Emi (dopo averla rilevata in condizioni a dir poco precarie) coglie tutti di sorpresa e arricchisce ulteriormente la vicenda della crisi del mercato discografico di un nuovo capitolo, dagli esiti imprevedibili.La notizia infatti non può non essere collegata alle ultimissime vicende che hanno scosso il già traballante mercato del disco: dopo la catena di addii a storiche etichette (clamoroso quello di Madonna alla Warner per Live Nation) sono arrivati anche gli annunci, questi ancora più preoccupanti per le grandi major, di importanti star che hanno deciso di lanciare non solo brani singoli ma anche interi album direttamente su internet tramite downlowd (in alcuni casi praticamente gratuiti, tramite semplici donazioni), sovvertendo così i tradizionali canali di promozione e distribuzione.Sugli artisti Emi che potrebbero essere coinvolti nel “new deal” impresso da Hands c’è grande riserbo, ma è facile immaginare che l’attacco frontale sarà sferrato, qualora si decida realmente di procedere con l’iniziativa, sui pesci grossi e quindi sugli artisti di punta del settore pop della Emi: Robbie Williams, Kylie Minogue e i Coldplay. Del primo si è criticato il parziale flop del suo ultimo album “Rudebox”, scavalcato in classifica persino dai suoi ex amici Take-That; per Kylie Minogue si attende l’uscita del nuovo attesissimo album dopo una pausa di quattro anni (dovuti alla sua nota malattia), che in caso di flop si rivelerebbe un vero colpo per le azioni della Emi. Stesso discorso per i Coldplay, gruppo sul quale sono riversate molte aspettative per il nuovo album.L’annuncio di licenziamento in caso di mancato profitto conta, per la verità, almeno un significativo precedente e sempre in casa Emi: Mariah Carey fu infatti licenziata dalla multinazionale con sede a Londra dopo il clamoroso insuccesso del tanto atteso e propagandato album “Glitter”.Forse alla fine il tutto si rivelerà solo un’alzata di voce del boss, ma in ogni caso il messaggio è chiaro: cambiare rotta per sovvertire l’andamento di un mercato sempre più in crisi e prendere coscienza che tutti devono essere responsabili dei loro successi come, cosa fino ad oggi parzialmente inedita, degli insuccessi. Ci chiediamo: sarà davvero la strada giusta?
Gabriele Formenti