"Le premier cri", il miracolo della nascita.

PARIGI - Uscito da due settimane nei cinema francesi, "Le premier cri" è già un fenomeno. Un caso forse annunciato, dato che il film di Gilles de Maistre è un documentario su qualcosa che riguarda il mondo intero: la nascita di un essere umano. Non è un film sulla gravidanza o sulla maternità in generale: mostra proprio il gesto di dare alla luce, il momento fisico, reale, del parto. Accompagnato da una strutturata (ma elegante) campagna pubblicitaria, "Le premier cri" (il primo grido) ha, nella prima settimana di programmazione in circa 250 sale francesi, attirato ben 140 mila spettatori. Più di "L'incubo di Darwin" di Hubert Sauper, più di "Una scomoda verità" di Al Gore. Ed essendo già stato venduto in tutto il mondo (anche in Cina, India, perfino Turchia, ma, per ora, non in Africa. In Italia nel 2008), il film è destinato a un dibattito planetario. Come restare indifferenti al parto in diretta di dieci donne in altrettanti paesi del mondo? Osservando Gilles de Maistre, minuto e nervoso, viene da chiedersi dove abbia trovato il coraggio di affrontare (spesso da solo, cinepresa in spalla) un momento tanto selvaggiamente femminile. "Proprio questo andavo cercando" risponde il regista, seduto in un rumoroso caffè sui Campi Elisi. "Avevo già realizzato una serie di documentari televisivi nella sofisticatissima maternità del Robert-Debré, l'ospedale pediatrico di Parigi. E' vero che ogni parto è sempre un momento straordinario in cui accadono cose ogni volta diverse. Le persone dimenticano la cinepresa, sono totalmente concentrate soltanto su quello che accade. Ma, partorendo, le donne lasciano trasparire la loro storia e mi è piaciuta l'idea di raccontarle, queste storie. Il momento della nascita è un argomento che ci riguarda da vicino e che, insieme al momento della morte, è una delle due esperienze che tutti abbiamo in comune". Tre anni di lavoro, quindici mesi di riprese per dieci storie in dieci luoghi diversi (la più "normale" in Francia, poi Stati Uniti, Vietnam, India, Brasile, Niger, Tanzania, Giappone, Messico, Siberia), Gilles de Maistre ha spesso viaggiato leggero. "Il più delle volte, soprattutto in luoghi molto disagiati come i deserti africani, sono andato soltanto con l'ingegnere del suono e con una giornalista, Marie-Claire Javoy, che sul film ha appena pubblicato due libri, uno dei quali per bambini (uscito anche il cd con le musiche di Armand Amar, con un brano cantato da Sinead O'Connor per l'occasione, ndr). Il parto è un momento intimo. Volevo che fosse diverso da quelli, più o meno naturali, che tante volte avevo visto nell'ospedale parigino". Pur nella sua forzata staticità, "Le premier cri" sembra un film d'azione. Le donne partoriscono in maniere diverse. Straordinarie le immagini che riguardano Majtonré, la indiana Kayapo che Maistre ha filmato in Brasile, in un villaggio nella foresta amazzonica. Come nel caso della donna Masai (Kokya, in Tanzania), il parto è preceduto da un rituale. Le donne più anziane dipingono il corpo della puerpera. Majtonrè partorirà in piedi in una capanna, al solo bagliore del fuoco, sorretta sotto le ascelle da un'altra donna. Tragico invece il parto notturno di Manè, donna Tuareg, nel deserto di Kogo in Niger. Nonostante il sacrificio di un animale organizzato in fretta e furia dal marito della ragazza, il bimbo nascerà podalico (di bacino) e morto. Ma il parto sul quale Gilles de Maistre più si sofferma è quello dell'americana Vanessa, 32 anni, in una casa in un bosco del Maine. Vanessa e Mikael vivono bio e no global in una comune di dieci persone. Lei sceglie un parto non assistito, senza visite mediche, ecografie, medicine. Quando le doglie iniziano, Vanessa e Mikael si infilano nudi in una piscinetta al centro di una stanza. Attorno a loro gli otto compagni con la chitarra. Il bimbo nascerà (dopo alcune ore) nell'acqua, ma la placenta non uscirà subito, Quasi decisa a un ricovero in ospedale, Vanessa verrà poi "salvata" da una ragazza della comune. L'insistenza del film sulla coppia americana è forse la sua unica debolezza. "Cercavo qualcuno che potesse parlare del momento della nascita" dice Maistre "In ogni parto filmato c'è una storia, ma nessuna donna africana o siberiana o vietnamita o indiana è in grado di parlare di ciò che vive. Lo vive e basta. Vanessa invece racconta, spiega quello che sente". "Le premier cri" inizia sott'acqua, con un parto tra i delfini. Seguiamo due ragazze messicane, Gaby e Pilar, guidate dall'ispirata ostetrica Adriana tra gli straordinari mammiferi acquatici. Il regista afferma di non essersi mai permesso di giudicare le dieci storie. Ma qualcosa vorrà pur dire se ha deciso di mostrare l'insuccesso di uno dei due parti acquatici: una delle due ragazze non farà in tempo a correre in piscina e il suo bambino nascerà in un letto, senza tante moine new age.
LAURA PUTTI