FERMATELA!!! (impossibile)

Fermatela, per favore, fermate Madonna in questa sua folle corsa a essere sempre up to date, sempre all’avanguardia, sempre ferocemente sulla cresta della prima onda, quella che sta davanti a tutto e ti bagna all’improvviso. Domani esce Hard candy, il suo undicesimo album fatto di dodici canzoni una più bella dell’altra, qualcuna memorabile come Give it 2 me, altre di routine come Miles away, tutte infagottate di suoni all’ultima tendenza, prodotte dai professoroni dell’hip hop che in questo momento fatturano più della Microsoft e sono più aggiornati di Google. D’accordo mettersi nelle mani del pacioccone Timbaland (firma tre brani), degli ultramodaioli The Neptunes (sette) è una garanzia e difatti ci saranno plotoni di ragazzini, specialmente negli States, che questo album se lo impareranno a memoria vivendolo, anzi ballandolo, sulla propria pelle perché i suoni sono quelli che fanno pulsare i club, le discoteche, le feste dei college anche quelli del Texas più conservatore. «Questo disco è un calcio nel culo che vi piacerà» ha detto lei che poi qui e là ha spiegato di essersi ispirata a Debbie Harry dei Blondie, a Marvin Gaye e persino a John Lennon per fare un disco «vario e sorprendente come un negozio di caramelle». Perciò tum tum. Così inizia Hard candy, con le percussioni più cattive del reame spalmate sulla canzone omonima, che è un modo per avvisare: occhio che stavolta vi sfianco, vi tolgo il fiato. Se poi dopo c’è l’imponente giro di tastiere di 4 Minutes (il primo singolo cantato con Justin Timberlake), una roba epica e incalzante, allora vuol dire che stavolta Madonna (vestita benissimo da Dolce & Gabbana) non balla più sulla pedana da discoteca come in Confession on a dancefloor, non è più la visionaria di American life ma si è cacciata alla periferia della metropoli dove adesso corrono i suoni hip hop, quelli che sono inzaccherati di rap volgare ma ormai sdoganato anche nei salottini del centro che piacciono tanto alla gente che piace. Ohibò, a furia di essere up to date, per lasciare la Warner Madonna pubblica il suo album meno sperimentale e, diciamolo, meno coraggioso. Per carità, il ritmo quasi ska di Give it 2 me sarà incontenibile dal vivo con quegli spruzzi di tastiera che riempiono i woofer e il prepotente giro di basso di Dance tonight ti rimane nella testa anche dopo che si è abbassato il volume. Ma non c’è quel guizzo, quella cosa che nessuno sa definire ma che Madonna immancabilmente ha sempre tirato fuori e stavolta s’è dimenticata di farlo: Miles away, ad esempio, per fortuna è al centro del disco e si perde tra gli anni Ottanta di Heartbeat e la torrenziale She’s not me, che sfonda la barriera dei sei minuti e affonda quella dell’attenzione. D’altronde, se lei dice (in un’intervista andata in onda anche su Italia Uno) che la parte più complicata della produzione «è stato far combaciare gli impegni di Timbaland, Justin Timberlake e Pharell Williams dei Neptunes» oppure che «la novità è che finora ero abituata a essere l’unica diva in studio ma questa volta ci siamo dovuti dividere gli spazi», ecco che lo sfrigolio selvaggio, il gusto della sfida che finora ha animato i suoi dischi si è perso per strada e rimane l’impareggiabile sfoggio manierista, la produzione stellare, il colpo di teatro che scatena l’applauso, magari riempie la pista ma non l’anima. Quella, ahimè, rimane assetata in attesa che Madonna, a cinquant’anni, rinasca un’altra volta con un’altra sorpresa.
Da un articolo di Paolo Giordano per "Il Giornale"
Oggi è il gran giorno, il MADONNA DAY per i fans italiani e molti altri nel mondo. Per celebrare la manciata di ore che ci separano dall'avere fisicamente nelle nostre mani e nei nostri player Hard Candy, vi riportiamo qualche interessante recensione dell'album da parte della stampa italiana. Si coglie ancora l'occasione per ricordare a tutti i fans che i mediastore Mondadori nelle grandi città italiane resteranno aperti oltre la mezzanotte per consentire ai più irriducibili di avere l'album sin dalle prime ore del 25 Aprile. Hard Candy galore a tutti !!! «Hard Candy» esce domani, giornata festiva per noi italiani. Le tribù ansiose di procurarsi l'undicesimo disco di Madonna dovranno dunque andare per megastores, o aspettare fino a sabato; però l'attesa varrà la sorpresa: perché l'ultimo album della Material Madam per la Wea, prima di entrare in produzione con Live Nation, è davvero un botta di gioventù, una irresistibile macchina da ritmo piena di idee contagiose che riempiranno in un amen le discoteche, le palestre e tutti quegli altri santuari modaioli del provvisorio dove l'artista domina nel tempo come regina incontrastata. «Sono stata fedele alla Warner per 25 anni, e voglio uscire alla grande come sono entrata», ha spiegato lei in una delle mille interviste di questi giorni promozionali. In effetti, l'album è come un lussureggiante viaggio in un parco divertimenti. Per la prima volta, affronta il mondo che va per la maggiore almeno negli Stati Uniti, quello dell'hip hop: ma con la sua personalità forte e forse feroce, Madonna è riuscita a utilizzare gli dei del settore invece che farsene fagocitare, a tutto vantaggio della propria causa. E' un disco tanto scatenato quanto sintetico, di umano c'è solo la vocetta di Maddy che non conosce vecchiaia: il resto, sono campionamenti, groove e tastiere e ritmi percorsi da una vitalità gioiosa: «E chi non vuole divertirsi?», ha confessato Madonna di essersi chiesta, prima di cominciare. Alla fine, quel che meno rappresenta il disco è la «4 minutes» usata come singolo, troppo pretenziosa, che finisce per smontarsi da sola. Secondo singolo, già si sa, sarà invece «Give it 2 Me», un autentico sabba con la sua apertura in ska, già candidata ad essere un tormentone estivo. Ma - se si accetta di stare nei confini di questo mondo che Madonna si è creata intorno e che porterà in giro vestita da wresting ancora alla sua venerabile età - quasi ognuno dei 12 titoli ha buone ragioni per farsi ballare. Si chiude invece in chill-out, come lei stessa ha spiegato, con due brani più morbidi, «Devil Wouldn't Recognize You» (dedicata a un finto candido che nemmeno il diavolo riconoscerebbe) e «Voices». Entrambe appartengono come ispirazione a uno dei due team che Madonna ha scritturato per il progetto del disco: Justin Timberlake e Timbaland, gli stessi di «4 minutes». «Hard Candy» è infatti quasi diviso fra il lavoro con Timbaland (5 pezzi) e quello, più trascinante e giocoso, con Pharrell Williams e il suo duo dei Neptunes formato con Chad Ugo. Williams è il mago dei suoni più trendy, artista lui stesso, uno che in un paio d'anni ha visto crescere le proprie quotazioni al punto che possiede a Miami una villa da 14 milioni di dollari. Con lui, siamo al divertimento puro, con i bassi micidiali che spaccano lo stomaco e invenzioni varie, dai tamburi africani di «Candy Shop» che apre il disco a «Spanish Lesson», una specie di Isla Bonita 2008, ma molto meno solare e molto più artificiale; con Pharrell, è arrivato in studio a rappare pure Kayne West, in «Beat Goes On», brano che ha come fonte di lontana ispirazione Marvin Gaye. Così, infilandosi nel pazzo mondo del rap, la Signora è riuscita a mettere insieme in un unico lavoro due che si odiano, come West e Timbaland. Divertente è il suo racconto sul metodo di lavoro usato: lei, precisa e metodica, sempre pronta con tutto il programma scritto, ha dovuto intanto aspettare i tempi liberi dei suoi occupatissimi compari; poi, una volta in studio, ha subito il fatto che essi non preparino né scrivano nulla, improvvisando invece tutto sul momento: «Ed erano ore e ore, finché non si erano incamerati completamente il pezzo». Il gioco, comunque, è valso la candela. Si può già essere sicuri che nei prossimi mesi si ballerà soprattutto Madonna, alla faccia di tutte le crisi che attraversano il mondo.
Da un articolo di Marinella Venegoni per "La Stampa"
madonnatribe.com