Essere una dominatrice non è solo un feticcio per Madonna. Non è infatti un caso che abbia aperto ogni concerto del tour per Confessions on a Dance Floor con in mano un frustino da equitazione, sferzandolo su un ballerino con tanto di museruola e cinte di pelle. Da quando uscì True Blue nel 1986, Madonna ha sempre messo la firma come autrice e produttrice dei suoi pezzi, anche quando si è trovata a collaborare con artisti dance quali William Orbit, Mirwais Ahmadzaï e Stuart Price. Ci lascia dunque increduli il fatto che il suo undicesimo studio album, l'ultimo del contratto con la Warner Bros., sia un atto di sottomissione. Di fatti, in Hard Candy, che rappresenta la riflessione di una Madonna di mezza età sulla sua stessa condizione, la cantante lascia che i produttori facciano di lei il loro giocattolo.Un team di autori forte di grandi successi nelle chart USA ha aiutato Madonna a reinventare il suo stile con un tocco urban. La Queen non è infatti l'unica protagonista del suo primo singolo, "4 Minutes": Timbaland e Nate "Danja" Hills sono gli autori della base, mentre la sua voce è affiancata a quella di Justin Timberlake, quasi soffocata dal suono funk in stile banda che si sente in sottofondo. Timberlake è l'artefice delle melodie del disco, per le quali si è ispirato alla sua stessa produzione: prende infatti un po' di "What Goes Around... Comes Around" per "Devil Wouldn't Recognize You" di Madonna.Madonna è co-autrice ma non co-produttrice delle cinque canzoni firmate dal duo Timberlake-Timbaland, che infatti portano più il marchio dei due creatori che il suo. Le canzoni sono possenti, forse un po' anonomie, in quanto potrebbero benissimo essere intepretate da altri cantanti. La sinergia creativa tra Madonna e Pharrell Williams vacilla. Si direbbe che Williams abbia suonato su delle scatole di vernice per creare il beat della maliziosa "Candy Shop", la canzone di apertura del disco. Mentre fa ampio uso di percussioni nell'autocompiacente "Give It 2 Me", che è caratterizzata dal sintetizzatore e da un testo in cui compare la classica metafora sessuale di Madonna: "Don't stop me now, don't need to catch my breath/I can go on and on."(Non mi fermare ora, non ho bisogno di riprendere fiato / Posso andare avanti all'infinito)."Heartbeat" ha un ritmo palpitato che ricorda "Lucky Star," mentre la soul "Beat Goes On" (che include anche una poco ispirata partecipazione di Kanye West) è una delle poche canzoni che contiene campane e fischi — il classico pezzo disco "toot-toot, beep-beep" — paragonabile ai ritmi di due delle consuete muse di Madonna: gli Chic, e fu proprio Nile Rodgers ad aiutarla agli inizi della carriera, e Donna Summer. Come Confessions, anche Hard Candy inneggia alla dance come unica via salvifica, ma persino l'euforico groove di "Heartbeat" e "Dance 2night" ha delle note amare. Sebbene non ci siano vere e proprie ballate, i motivi ricorrenti nei testi - rimpianto, desiderio, disincanto - non sono affatto allegri. Passando dal sincopato ad una spumeggiante isteria orgasmica, "Incredible", firmata da Pharrell, è una canzone che parla del desiderio dell'inizio di una relazione idilliaca. C'è poi un tono di malinconia nella ridondante "Miles Away," prodotta a due mani da Timberlake e Timbaland. Il pezzo sembra implicare che in casa Ritchie non è tutto rose e fiori. "You always have the biggest heart when we're 6,000 miles apart," (Hai sempre il cuore più grande quando sei a 6000 miglia di distanza) canta Madonna ricordandoci che anche le megastar del pop sono umane come noi!La parte più debole dell'album è forse da trovare nel pezzo che più manca di carica emotiva. Madonna recita un po' di spagnolo in una - dolorosamente letterale - lezione di spagnolo, "Spanish Lesson." A sua detta, il pezzo è ispirato ad una danza tipica di Baltimora che si chiama "Percolator", ma a dir la verità sembra prendere più spunto dalla ritmata "Like I Love You" di Timberlake. Per fortuna, c'è anche un pezzo retro-boogie come "She's Not Me," dove Madonna immagina che il suo amante si penta per essere stato sedotto da una sua replicante che "doesn't have my name" (non si chiama come me). L'altra donna, che "is reading my books and stealing my looks and lingerie" (legge i miei libri e ruba il mio look e la mia lingerie), potrebbe essere una qualunque stelletta del pop. La canzone potrebbe essere però intepretata anche come una curiosa frecciatina (in ritardo) all'ormai tramontata Britney Spears, che ha già lavorato con molti degli uomini dietro Hard Candy: Pharrell, Danja e (ahem) Timberlake - ma anche con la stessa Madonna. Madonna può ancora farsi beffe delle wannabes che hanno la metà dei suoi anni, grazie al fatto che è sempre riuscita ad avere un sound molto flessibile. (In un certo senso è la stessa cosa che ha fatto col suo corpo, dandosi allo yoga e al regime di allenamenti che l'ha resa incredibilmente elastica - quale altra cinquantenne potrebbe permettersi una foto così sexy in copertina di un suo disco?) Persino quando affronta i drastici cambiamenti stilistici di Pharrell, o quando si lascia travolgere dalle melodie di Timberlake, Madonna riesce sempre a trovare il suo modo di emergere. La suggestiva canzone di chiusura, "Voices", recita "Who is the master, who is the slave?" (Chi è il padrone, chi lo schiavo?) poco prima di chiudersi con un drammatico rintocco di campana. La risposta ad entrambe le domande è Madonna.
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