Ve la ricordate la triste vicenda di Nicola Tommasoli, il ragazzo veronese di 29 anni ucciso il primo maggio scorso da un gruppo di militanti di estrema destra perché aveva i capelli lunghi? Quest’episodio è l’epilogo di una situazione iniziata a Verona tredici anni fa: il Consiglio comunale di Verona - caso unico, in Europa - rigettò la Risoluzione di Strasburgo, dichiarando l’omosessualità “contro natura”. I pochi cittadini che si opposero, sdraiandosi per protesta sulle strisce pedonali vicino al Municipio, furono trascinati in caserma e denunciati per blocco del traffico.
Per raccontare tutto questo - sia i fatti e gli antefatti di Verona, sia più in generale l’oscurantismo e l’intolleranza che si respira in Italia - Elio Germano è a teatro con uno spettacolo dal titolo Verona caput fasci.
Germano è in scena con l’attrice Elena Vanni ed insieme hanno scritto il testo, che riporta fedelmente molte delle frasi di quel consiglio comunale. Eccone alcune:

“Abbiamo parlato del lavoro femminile, questa pseudo emancipazione… questa emancipazione femminile non si poteva fare in qualche altro modo; non è forse meglio che la donna ritorni a quella che è la sua vocazione naturale, che è quella di tutti gli animali… l’aborto come metodo anticoncezionale… perché tu hai aperto le gambe e non ci hai pensato in quel momento in cui lo fai… hai fatto quella scelta volutamente…” (Bottoli – AN)
“I diritti delle persone omosessuali non hanno cittadinanza in una società civile” (Galli-Righi – AN)
“I gay se vogliono dei diritti devono cedere i loro attributi alla chirurgia per la tranquillità di tutti… bisogna farli capponi…” (Bertozzo – Lega Nord).
Dice Elio Germano:
“Tutto è nato così, sull’onda dell’indignazione: era maggio, credo, e ascoltando Radio Onda Rossa ho sentito di quella vicenda [di Tommasoli]. E ho capito che dovevo reagire, che potevo fornire un’occasione per parlare di questa cosa”.
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