COLDPLAY, DAL VIVO EMOZIONI IMBEVUTE DI QUALITA'

Nessuno puo' dire di conoscere veramente i Coldplay finche' non li vede suonare dal vivo. Perche' la band, e il concerto di ieri sera a Bologna lo dimostra alla perfezione, ha una carica incredibile, che arriva per intero al pubblico, come un'onda travolgente. Per un'ora e quarantacinque minuti si viene calpestati da emozioni rivestite di note, e solo al momento degli inchini si realizza di essere stati parte di un'esperienza inedita. Merito soprattutto di Chris Martin, impossibile non accorgersene. Una volta quelli come lui li si chiamava "animali da palcoscenico". Corre come un invasato da una parte all'altra del palco con il microfono in mano e senza steccare mai una nota, suda magliette su magliette, tutte con un cuore rosso in basso a sinistra, ma brano dopo brano e' ancora piu' dinamico. Anche quando siede al pianoforte tormenta lo sgabello con saltini da leprotto in cattivita': sorride, ammicca, parla in un italiano accettabile, raccoglie i peluche che le fan deliranti gli lanciano e si mette un palloncino sotto la t-shirt a mo' di pancia, dicendo: "Questi saranno i Coldplay tra 30 anni". Oggi, invece, i Coldplay sono una delle migliori band presenti sulla scena della musica mondiale: togliamo il valore aggiunto di Chris Martin, togliamo l'impatto sorprendente di un palco ipertecnologico, con luci e palloni fluttuanti in mezzo palazzetto, laser ed effetti vari ed eventuali a ogni reef, rimangono le canzoni. Bellissime. A cui la dimensione live dona uno splendore diverso, piu' ritmato, piu' rock, se vogliamo usare l'etichetta che il gruppo ha dato all'ultimo tour. La scaletta, a voler essere maliziosi, non puo' non strappare applausi: ci sono tutti i successi, da "The scientist", eseguita nel corso di un breve set acustico nelle retrovie della gradinata ovest, a "In my place", "Speed of sound" e il capolavoro "Fix you". Ma il momento piu' alto lo si raggiunge con "Viva la vida", autentico inno alla gioia dei nostri tempi che testimonia un fatto non scontato: i Coldplay non si sono crogiolati sulla loro storia, una base ormai ben sedimentata, ma hanno saputo sfornare nuove idee e ammaliare ancora. Si chiude con "Lovers in Japan" e "Death and all his friend" in un trionfo di coriandoli colorati sparati dal tetto. Il bis e' uno solo, "Yellow", il raccordo con il passato, l'omaggio alla memoria di chi, nel presente, trascina strizzando l'occhio alla qualita'. E stasera a Milano si replica.
(AGI)