Io, "Eraserhead". Cuore nero che ha paura del sangue

di Germana Falcone
Questa stanza è fredda. Ho i pensieri in fiamme e il fumo esce dagli occhi di una donna-termosifone, lei è dietro la porta, ha i capelli neri ed il seno velenoso. Mi aspettano fuori, in un buco di squarcio che partorisce spermatozoi inquietanti. Chi sono loro? Li sento muoversi, respirare nell’ombra. Hanno la testa spaventosa. Porto i miei capelli con dignità caustica.
Eraser-Head.
Escono girini dalla bocca. Escono girini dal corpo. Escono girini dal letto. Escono girini da ovunque. E le tue crisi epilettiche le disegno sulla bocca di tua madre che cerca la mia. Io ti amo Mary. E tuo padre mi offre il pollo sul tavolo. Devo assaggiare. La forchetta mi affonda nel piatto e tutto si muove. Il pollo-corpo si muove e io l’ho inforchettato! E adesso c’è sangue, sangue dappertutto, budella da corpi-meccani, piangono. David, so che questo ti servirà… troverai oggetti-corpo per scoprire omicidi, teli di donna dove il volto di Laura si rivolterà pacifico.
Head-Erasered.
Mi chiamo Henry Spencer. E sogno cancri di giorno e di notte. Anzi non sogno. Vivo.Ho un figlio. Che piange mostruosamente e mostro è lui. Si lamenta tutte le notti. Con la sua faccia-sperma, il corpo deforme bendato orribilmente. Prima o poi lo squarcerò vivo. Con forbici lunghe e non sterilizzate. Lo infilzerò in petto, in testa, alla gola. Metterò fine a questo incubo. A queste urla notturne e di luce, mentre Mary è andata via. E’ tornata a casa dopo l’ultima notte passata in un sacco da dove uscivano girini, girini, sempre girini. Spermatozoi. Sbattono addosso al muro mentre volano le teste nell’aria. Un giorno ci faranno gomme da cancellare anche con la mia, di testa. Volerà dal balcone mangiata da un girino che vendicherà questo mostro che vorrei uccidere. E da terra, un bambino vero la raccoglierà e il mastro capo gli darà cinque penny, per la mia testa. Ci faranno gomme da cancellare. Buffo.
Erasered
Il termosifone mi mostra il fianco e il fumo che sale scintilla e immagino un uomo, un uomo deforme attaccato alla finestra. Deforme questo mondo strabico. Mio figlio ha una malattia, ha foruncoli rossi e respira a malapena. Tossisce, forse c’è del sangue nel suo catarro. Il più deforme è lui, inquietante creatura, ha il pianto di un neonato vero e il ghigno sottile di un demone. Mary è andata via. E la sua casa è il teatro dei criceti. La sua faccia bianca e bionda ha assunto le proporzioni di un criceto, con le ghiande nelle sacche, e canticchia motivetti per me. Bianco. Non capisco. Bianco, poi immagini, poi bianco, poi Mary. Poi…la donna termosifone che mi bacia. Quasi soffoco con la mano il piccolo mostro malato, la donna termosifone ne ha paura. Sento il suo sguardo, deforme anche quello, perché quell’essere piange e strilla come un neonato ma a vederlo, è solo un girino. Uno spermatozoo. E ancora Mary. E’ un criceto e dal suo corpo escono girini, sempre girini. E piovono da sopra, da sotto, dai lati. Lei canta e con le gambe-zampe li schiaccia. Il rumore del cervello-girino è essere umano. Schiaccia, schiaccia, li schiaccia tutti. Uccide quelle piccole creature spappolandole come fossero scarafaggi pieni di sangue verde. Uccide tutti i figli immondi del suo grembo squarciato. Ma ride, con le ghiande nelle sacche che le gonfiano la faccia. E canta, canta per me anche dopo averla tradita. La vasca al centro della mia stanza era caramellata, un latte bianco e fumoso ci ha ricoperti. La donna termosifone corvina, ha fatto l’amore con me e i miei capelli, che porto con dignità caustica. E’ durato fino all’annegamento. Fino a che le nostre teste non sono andate giù nella vaselina e i suoi capelli sono diventati di paglia. Bianco. Apro la porta. La donna corvina è con un ometto caricatura, un Hitler ammosciato con le guance ubriache. Il tradimento è per me. Dov’è la mia donna-criceto? Rumore, rumore, rumore. Treno, industria, elettricità, motore, bianco, criceto, cervelli, teste, girini, spermi, industria, treno, motore, elettricità, cervelli, cervelli schiacciati, epilessie, incesti, gomme da cancellare, insanità mentali, deglutizione di parole, nessuna parola. Rumori. Non ho più la voce, me l’ha ingoiata il rumore di questa stanza. Non ho Mary. Ho solo questo mostro che ghigna chiuso nelle bende. Devo farlo. Le forbici sono sporche, abbastanza tanto da uccidere anche solo con un graffio. Ma devo andare a fondo. Mi avvicino al tavolaccio dove il piccolo vive da che è nato, le bende sono sudice e voglio vedere cosa c’è dentro. Inizio da sotto, al piccolo bastardo il ghigno gli è diventato pianto. Inizio a tagliare procedendo verso l’alto, verso la testa, mi fermo al collo o quello che dovrebbe somigliare ad un collo. Ho terminato, le bende si aprono, come una corazza da gladiatore. Avvicino la testa e i nomi delle cose mi scappano dal naso. Non riesco a sezionare, quello che vedo è una massa a-nomica, senza norme, senza appellativi. Una massa marrone, forse nera, rossa, blu, vermi, sterco, cuore. C’è un cuore. Forbici. Appuntite. Squarcio. Non partoriente, ma morto. Come morto sono io, in quest’incubo topico. Morto. Erasered.
Titoli di coda
“Se avessi continuato a fare film come Eraserhead, non avrei più potuto fare cinema”. David Lynch ammette. Ma se avesse continuato a fare film come Eraserhead, il cinema avrebbe potuto fare l’amore. Ma il “se” è possessivo, un ottativo sghembo che dispone del rischio e a volte, è meglio non accollarselo. Ne resta un grazie però, onirico, fantasmagorico, disturbante. Un grazie sudato e fastidioso come l’estate che si appiccica alla notte. Perché Eraserehead non è un film. E’ una Cappella Sistina di schifosi affreschi, talmente schifosi che risultano capolavori. Lavori-capo che iniziano dalla fine. E che vengono quasi mai Eraser(head)ed.