L'ora della fuga riprende le fila della rocambolesca storia di uno dei più pericolosi e carismatici criminali d'Europa, Jacques Mesrine.
Il regista Richet (Assalto al distretto 13) affronta in questa secondo episodio, che va dal 1973 al 1979 - un tempo cronologicamente più breve rispetto alla prima parte - il cambiamento interiore di Jacques che, da uomo tormentato e insicuro della propria identità, scopre il suo lato più egocentrico: quello di essere diventato non solo il più grande rapinatore di banche ma anche una leggenda, un personaggio mediatico che ama stare sotto i riflettori, che con il suo fascino oscuro cattura l'opinione popolare e i giornalisti, che scrive un libro dove si accusa anche di delitti non commessi perché il suo pubblico si aspetta una verità più affascinante ed eclatante.
Donne bellissime e compagni fraterni lo accompagnano nella sua impresa, inseguiti dall'odore della morte che aleggia per tutta la durata del film.
La seconda parte risulta meno tormentata, meno rabbiosa e storicamente ben costruita: gli anni Settanta, da Pinochet alle Brigate Rosse, fanno da sfondo a un clima di eccitazione e di incoscienza che coinvolgono completamente il personaggio/ attore Vincent Cassel, bravo come non mai a cogliere il cambiamento ed ogni sfumatura caratteriale.
Cassel ci mostra un Mesrine che sfugge alla giustizia ma anche al suo stesso mito, che non riesce più a controllare quello che è, un gangster carismatico dai crimini efferati e fughe rocambolesche dalle carceri di massima sicurezza, e quello che vorrebbe essere, ovvero un uomo "contro "il sistema, quello che sfida continuamente la polizia, desideroso di incarnare mediaticamente la figura del rivoluzionario ma il cui profondo significato gli sfugge totalmente: un miscuglio di idee politiche senza nessuna adesione alla realtà.
La sequenza finale è girata magistralmente, lasciando senza fiato gli spettatori anche se già ampiamente consapevoli della sorte di Mesrine.
Un epilogo drammatico ed estremo come estrema è stata la vita di questo fuorilegge romantico e crudele, seducente e spietato ma, per sempre, il Numero Uno.

Silvia Levanti