di Simona Orlando
ROMA (5 agosto) - Da qualche disco a questa parte Matthew Bellamy è ossessionato da teorie complottiste e profetizza imminenti catastrofi. Black holes and revelations le rendeva esplicite al punto che il tour del 2006 ricreava la HFAARP, base di ricerca in Alaska usata secondo alcuni per controllare il clima e il comportamento della popolazione mondiale, sul palco venivano proiettate immagini di robot in marcia e satelliti spia.
A tre anni di distanza i Muse tornano con un nuovo disco e le stesse convinzioni. The Resistance è il loro quinto album, in uscita l’11 settembre, secondo alcuni negozi on line sarà disponibile in triplice formato: cd, cd+dvd, box set edition. E’ stato anticipato dal singolo Uprising (da ieri in radio), che ricalca il tiro funky-disco di Supermassive black hole, con il basso ultradistorto e un trionfo di arpeggiatori. Matt lo definisce un heavy-rock calato in atmosfere alla Goldfrapp che sfocia in un canto da hooligans (ma la partita è contro il Sistema). Invece di rassegnarsi e assecondare un mondo alla deriva, il cantante del Devon invita l’ascoltatore alla resistenza, incita a reagire e promette “They will not control us/ and we will be victorius”.
I testi parlano con insistenza di apocalisse, cospirazioni e controllo della mente, infatti in scaletta è previsto il brano (potentemente elettronico) intitolato MK-ULTRA come il programma di controllo mentale della CIA. Exogenesis è una sinfonia di quindici minuti divisa in tre movimenti: dalla placida Ouverture alla mediana Cross pollination fino alla dura accelerazione di Redemption. Il brano è arrangiato dallo stesso Bellamy e ospita un’orchestra di quaranta elementi. Anche qui l’argomento trattato è la teoria secondo cui l’origine della vita è avvenuta altrove nell’universo e poi è stata trasportata sulla terra (e si collega idealmente agli Zeta del precedente Exo-politics).
Lo scorso luglio sul sito ufficiale del gruppo è apparsa una caccia al tesoro che ha rivelato il brano United States of Eurasia, ispirato dalla visione geostrategica di Zbigniew Brzezinski nel libro The grand chessboard (e ovviamente da 1984 di Orwell). Il risultato è una rock opera, un minitour strumentale: parte con accordi di piano e carezze di violini, si sviluppa su melodie tipicamente Muse, omaggia i Queen (influenza di vecchia data qui diventata citazione), attraversa la porta d’Oriente con una scala araba (gli archi maestosi evocano il tema principale di Lawrence d’Arabia di Maurice Jarre), cresce in epicità per poi terminare di nuovo al pianoforte con Collateral damage, ovvero il Notturno op.9 n.2 di Chopin. Dai Queen Bellamy riprende la concezione del gruppo come orchestra, usa cori e armonizzazioni a tante voci, conferma la passione per la musica classica rimaneggiando lo stile fugato, le modulazione barocche, le inflessioni romantiche, il tutto modernizzato dalla ricerca effettistica e sonora.
Undisclosed desires si muove nel regno dell’R&B ed è la prima volta che piano e chitarra spariscono in un brano per lasciare spazio a campionatori e slap bass. In Guiding light spicca invece l’assolo di chitarra. Unnatural selection apre con un organo da chiesa mentre I belong to you (Mon coeur s’ouvre a ta voix) chiude con un assolo di clarinetto e prende in prestito il titolo dall’opera lirica Sansone e Dalila del compositore Camille Saint-Saëns. Bellamy si cimenta in qualche verso francese e in uno dei suoi momenti più melodrammatici. Attenzione: su internet gira un falso del nuovo disco, si tratta di canzoni del gruppo portoghese Reckless, che ai fans dei Muse potrebbe non dispiacere, data la somiglianza.
The resistance è stato registrato sul Lago di Como e prodotto interamente dai Muse. A loro dire hanno discusso duramente, non avendo mediatori, ma deciso la direzione più rapidamente che in passato e il risultato è la somma di qualsiasi musica abbiano mai esplorato. E’ l’inverso di un normale viaggio musicale, non c’è la preparazione al lancio, la partenza prudente, ma un avvio rapido e massiccio. Lo stile pomposo, il falsetto portatore di pathos, sintetizzatori che trasportano in galassie lontane e un’intimità che riporta nel guscio di ognuno, continuano ad essere tratti distintivi del loro lavoro. Il limite ammesso dallo stesso cantante è che, per quanto plausibili, le teorie geopolitiche sciorinate per cinquanta minuti rischiano di annoiare, mettono all’angolo le canzoni d’amore che agli esordi hanno infranto migliaia di cuori.
Essendo riconosciuta come grande live band, i biglietti dei concerti in Gran Bretagna sono andati esauriti in pochi minuti. The Resistance tour farà tappa in Italia per due date: il 21 novembre a Bologna e 4 dicembre a Torino (non è escluso che si possa aggiungere qualche extra). La sorpresa è un palco piazzato al centro, a stretto contatto col pubblico.
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