Tutti i battiti del mio cuore

di Jacques Audiard

anno di produzione: 2005

Quarto film del cineasta francese Jacques Audiard, dopo Sulle mie labbra e prima del recente Il profeta, Tutti i battiti del mio cuore è uscito nel 2005, vincendo 8 premi Césars 2006.

Nella traduzione italiana il titolo originale De battre mon coeur s’est arreté (ovvero “il mio cuore ha smesso di battere”) è stato modificato, perdendo così una parte del suo significato e del suo fascino.

In effetti, quello originale francese, decisamente più intrigante, fa riferimento a un momento preciso, breve, quell’attimo di sospensione in cui il cuore non batte, mentre nella sua versione italiana il concetto temporale è assente.

L’origine di questo titolo è da cercare in una frase della canzone La Fille du Père Noël del famoso cantautore francese Jacques Dutronc, che doveva originalmente apparire in una scena ma che poi fu tagliata in seguito.

Il film di Audiard è il remake del grande esordio di James Toback, Rapsodia per un killer con Harvey Keitel, anche se è stato parecchio stravolto rispetto all’originale. Tutto nel film, dal modo di filmare alla maniera di vedere la vita, esprime il forte bisogno di scappare lontano da ogni punto di riferimento conosciuto e il desiderio di effettuare una muta.

Ad esempio quella del protagonista Thomas, 28 anni, che sembra ormai rassegnato a seguire le orme del padre nelle compravendite immobiliari, sbrigando per lui affari loschi. Poi l’occasione della vita: un incontro casuale lo spinge a credere che potrebbe essere il pianista di talento che ha sempre sognato di diventare, proprio come sua madre deceduta in passato. La sua insegnante di piano, una cinese trasferitasi da poco, non parla francese: l’unico linguaggio che hanno in comune è la musica.

È il ritratto di un giovane uomo diviso in due da una serie di conflitti: padre/madre, due mondi, due scelte di vita, due Parigi. E la stessa violenza – e anche le stesse dita – che usa per svolgere lo sporco lavoro al soldo degli speculatori edilizi e per cercare di redimersi con il pianoforte, con l’arte.

Il personaggio di Harvey Keitel viene rielaborato con dolente vitalismo da Romain Duris, fra spedizioni punitive ed estasi improvvise, un padre canaglia e martire (Niels Arestrup che Audiard richiamerà nel Profeta) e l’incantevole Lin Dan Pham che dà lezioni di pianoforte parlando solo il cinese.

Uno dei punti forti del film consiste appunto nella scelta sempre azzeccata degli attori, non solo quella di Romain Duris che sa con grande intelligenza rendere le sue furie interiori, ma anche quella di Niels Arestrup. Audiard è riuscito così a creare un magnifico duello padre/figlio, dietro il quale si scontrano due mondi, la meschinità degli affari immobiliari del padre e il mondo della musica del figlio.

Il regista dimostra la sua originalità spezzando il ritmo del racconto tagliando le scene sempre qualche secondo prima del dovuto e collegandole tra loro senza soluzione di continuità.

I passaggi temporali sono sempre repentini e misteriosi, come la conclusione di alcune sequenze delle quali ci lascia solo immaginare lo sviluppo. Tutti i battiti del mio cuore non è solo un altro noir francese, ma un “noir contemporaneo, appassionante e selvaggio, come in Europa se ne vedono di rado”. (Fabio Ferzetti, Il Messaggero)

Di certo non è un film facile, proprio perché non permette di fuggire dalle sfumature noir. Ma è il giusto racconto di un tempo vile e cinico, dove l’eroe è al massimo un sopravvissuto.

http://www.ok-cinema.com/2010/04/12/tutti-i-battiti-del-mio-cuore/