FUORI DAL MONDO. LA STORIA DEI MUSE - BEAUMONT MARK. La biografia dei Muse, la band che ha riempito lo Stadio di San Siro a Milano arriva in Italia. Per gentile concessione di Arcana edizioni, pubblichiamo le prime pagine per i numerosi fan. Un libro imperdibile per chi vuole conoscere la storia di un gruppo rock amato in tutto il mondo. Contiene inserto fotografico a colori.

Capitolo Uno
In un pomeriggio d’autunno, fatevi una passeggiata lungo l’elegante molo vittoriano di Teignmouth, superate la vernice scrostata dei tiri al bersaglio in legno, le macchinette cambia monete e la pista dei go-kart dove un tempo sorgeva l’antico Padiglione e dirigetevi verso il vecchio cannocchiale arrugginito, incatenato all’estremità che affaccia sul mare. Inserite una moneta nella fessura e sbirciate a Nordest, lontano dalla foce del Teign e dal porto, seguendo i binari della ferrovia che attraversa il tunnel del Parson fino ai due speroni rocciosi, dalla forma vagamente umana, su cui si infrangono le onde al capo Est di Dawlish. La gente del posto li conosce come Parson e Clerk, e dice che ce li ha messi il diavolo in persona. Narra la leggenda che, qualche secolo fa, un vescovo di Exeter si ritirò a Dawlish nella speranza che l’aria di mare potesse rinvigorire la sua salute malferma, e un pastore del luogo la vide come un’opportunità per entrare nelle grazie del vecchio e assicurarsi il vescovato al momento della sua morte. Con il suo chierico a fargli da guida, il pastore percorreva quotidianamente l’insidioso tragitto lungo la brughiera di Haldon per portare le sue suppliche al vescovo, finché una notte, sorpresi da un violento temporale, i due si ritrovarono smarriti, a miglia di distanza dal giusto sentiero. “Meglio il diavolo come guida, piuttosto che te!”, sbraitò il pastore, e in quel preciso istante giunse un uomo a cavallo che si offrì di guidarli fuori dalla tempesta. Dopo qualche miglio raggiunsero un palazzo sfarzosamente illuminato dov’era in corso un baccanale, che si scoprì essere la dimora della guida. I due si abbandonarono per diverse ore ai bagordi in compagnia degli stravaganti ospiti, tracannando vino dagli otri, godendo dei piaceri terreni offerti da damigelle truccate e dimenandosi in danze sfrenate e scomposte al suono di musiche bislacche e distorte finché, all’approssimarsi dell’alba, non giunse loro la notizia della morte del vecchio vescovo. Nella smania di cogliere al balzo l’opportunità della promozione, il pastore si precipitò al suo cavallo insieme al chierico e alla guida, ma gli animali non volevano saperne di muoversi. Per alcuni minuti il pastore, infuriato, fece assaggiare al suo destriero frusta e speroni, riducendo il povero animale in fin di vita e urlando: “Che il diavolo si porti via i bruti!”. Al suono di quelle parole la guida si voltò e, con un improvviso bagliore rossastro negli occhi, sibilò: “La ringrazio, signore. Giddap!”. E i cavalli partirono con il pastore e il chierico in groppa, spiccando un balzo dalle scogliere di Dawlish dritti in mare. Si dice che le due formazioni rocciose al di là della scogliera siano tutto ciò che è rimasto della coppia, tramutata in pietra da Belzebù a causa della loro avidità e ambizione e lentamente erosa dalle onde inquisitorie. Cavalieri misteriosi. Corruzione religiosa. Possessione demoniaca. Trasformazioni sovrannaturali. E un bizzarro, selvaggio edonismo musicale. È il genere di storia per cui un ragazzino impressionabile di dieci anni, al suo arrivo in questo inquinato ma sonnolento anfratto di costa del Devon, può perdere la testa.