Carmen prende residenza a Parigi: Questa Lega è una vergogna

Un tubino nero, rossetto rosso fuoco, tacchi alti, il basso a tracolla ed il suo riccio ribelle che la contraddistingue. La cantantessa è pronta per salire sul palco di Asolo per l’ultima tappa del suo tour.
Un lungo viaggio tra l’Italia e gli Usa per la promozione dell’album “Elettra”.
Vogliamo conoscere il suo punto di vista sulla situazione culturale del nostro Paese. Da anni la Consoli ha preso residenza a Parigi ed esporta la sua musica nel mondo.
Come ci vede dal capoluogo dell’ Ile-de-France?
Carmen ti sei sempre distinta per l’impegno sociale. Così come i tuoi testi sono densi di significati solidali, così nei concerti è sempre presente l’aspetto umano. Con il brano “mio zio”, una vera denuncia alla pedofilia, hai vinto il premio Amnesty International 2010. Hai sostenuto con altri artisti la ricerca fondi per la ricostruzione dell’Abruzzo. Oggi sei qui a Asolo, dove l’intero incasso sarà devoluto all’associazione “Puzzle per la vita” che si occupa di malattie rare infantili. Perché lo fai?
“Se tu accendi una luce per l’altro, ci vedi meglio. Quando si ha la possibilità di donare, per me è necessario farlo. L’importante è che non si doni il superfluo. E’ una gioia immensa vedere negli occhi di qualcuno un sollievo, vederlo sorridere. Io credo nelle azioni che possano scatenare delle reazioni positive. In quegli istanti sono trascinata dal sentimento di compassione. Cerco di essere empatica e comprendere il dolore, sono così facendo puoi essere di sostegno”.
In diversi tuoi brani parli dei perdenti, dei falliti, dei sottomessi. Come mai hai a cuore le loro storie?
“La storia dell’umanità ha diversi lati oscuri. Per comprenderla appieno devi partire dal vissuto dei perdenti. Prendiamo come esempio Hilter. Lui è stato giustamente identificato come il responsabile di atrocità umane. Poi scopri che nello stesso periodo storico, esistevano gulag sovietici in Russia, campi di sterminio britannici in Kenya. Questi stermini in Africa sono stati messi alla luce dalla scrittrice americana Caroline Elkins, autrice del libro “Imperial Reckoning” (premio Pulitzer 2006). Vedendo la storia dal punto di vista dei perdenti ti aiuta ad avere una visione generale dei fatti. Forse la cattiveria è insita nell’uomo. La voglia di potere a tutti i costi ed il denaro sono i mali dell’umanità. Pur vivendo nel benessere qui in Europa, non abbiamo prospettive di futuro per le prossime generazioni. Che paese lasceremo ai nostri figli?”.
Risiedendo all’estero, come vedi il tuo Paese d’origine?
“A me non piace giudicare, perché credo nel libero arbitrio. Prima di emettere delle sentenze è bene analizzare se stessi. Certo è, che abitando a Parigi, osservo l’Italia con occhi più critici. Ci voglio inculcare delle idee, siamo manipolati dai politici. Non sappiamo quale è la verità. Il Paese è sotto scacco della Lega, ma ricordiamo che l’Italia è unica. Il Sud è il più grande cliente del Nord. Beviamo i succhi di frutta Zuegg di Verona e noi in Sicilia buttiamo via le arance. E’ uno scempio”.
E la tua amata Sicilia? Gli amici Litfiba sono stati cacciati dalle istituzioni per le loro dichiarazioni contro la mafia...
“Per tanti la Sicilia è solo la terra dell’omertà. In verità vi sono nati tanti eroi che hanno contrastato con coraggio la “montagna di merda” che è la mafia, come diceva Peppino Impastato. Lui diceva a sua madre: 'La coscienza ci salverà dalla mafia'. Infatti dopo diversi anni la verità è venuta alla luce e Tano Badalamenti è stato accusato dell’omicidio Impastato. Inizialmente erano state depistate le indagini e gli inquirenti lo consideravano un suicidio per atto terroristico. Dopo la morte di Falcone in Borsellino, la Sicilia è iniziata a rinvigorire, la voglia di cambiare mentalità. La gente era indignata per le stragi dei due magistrati. Se da piccola vedevo spesso dei morti ammazzati in giro per la mia città, dopo il ’92 Catania era diventata sicura. In quegli anni ho iniziato la mia carriera artistica, suonando nei locali. Solo due anni dopo il leader della Lega Nord faceva delle dichiarazioni ben precise contro le istituzioni. Ho ancora a casa la pagina della Padania con quelle affermazioni. Ad oggi tutto è stato smentito, questo è il più grande muro di omertà. Noi in Sicilia cerchiamo di vivere dignitosamente, secondo i valori della famiglia. Mio nonno era veneto e ha trovato l’Eldorado al Sud, non ha pagato il pizzo. Perché non ci riusciamo oggi? Per primo i siciliani cercano di mettere da parte i pregiudizi che hanno e cercano di collaborare con chi ha la voglia di mettersi in gioco con la nostra cultura. A Catania insieme ad amici artisti abbiamo creato laboratori, stage, workshop per tutti coloro che vogliano condividere l’arte in ogni forma. Sono progetti significativi. Io sono di Catania, ma mi sento di Treviso. E viceversa. Dobbiamo abbattere questo muro tra Nord e Sud”.
Apriamo i confini. Tu diffondi la tua musica nel mondo, nel nostro Paese le note in levare non sono gradite. Sunsplash. Il più grande festival reggae d’Europa, che era nato 16 anni fa in Friuli ed ora sta crescendo in Spagna. Una tua riflessione su questa “cacciata” dall’Italia…
“Noi dobbiamo esercitarci ad accettare il diverso. Siamo intolleranti. Io sono buddista, ma la parabola del buon samaritano è un concetto cristiano importante. Ci vuole cultura per accettare il diverso. Ognuno con il suo patrimonio di conoscenze ed il suo modo di essere può arricchire l’altro. Per me la tolleranza è fondamentale. Certo ci sono dei mali per cui io sono intollerante: la pedofilia, male gratuito, omicidio, furto. Tutto questo crea sofferenza. L’intolleranza è frutto dell’ignoranza. Un altro male assoluto è l’ingratitudine. Nei luoghi dove muoiono di fame, gli uomini e le donne sono ricchi interiormente. La miseria che loro vivono gli fa apprezzare la vita e ne sono grati. Tutto questo non avviene nel nostro benessere”.
Se parliamo di tolleranza pensiamo agli Usa che sicuramente rappresentano una società multietnica. Parliamo dunque del tuo tour “VentunoDieciDuemilaTrenta” che ha toccato gli Stati Uniti d’America in diverse tappe. Quale è stata la risposta del pubblico americano?
“Ho avuta molta considerazione, spero di meritarla. Molta curiosità riferite alle mie origini italiane-siciliane. Questo mi ha stimolato parecchio perché ti fai portavoce di una cultura di cui qui ci vergogniamo. Qui vogliamo fare gli americani, negli Usa vogliono fare gli italiani”.
Hai sempre curato le locations dei tuoi concerti. Suggestivi teatri, piazze storiche, parchi naturali….se tu potessi scegliere dove esibirti, dove condurresti il tuo pubblico?
“Ad oggi ti risponderei a Treviso, in Piazza dei Signori. Per rendere omaggio a mio nonno, scomparso pochi giorni fa…”
Buon ritorno a Parigi…
“Grazie, il 5 ottobre prossimo omaggio la mia città di residenza con un concerto. Poi mi riposo un po’…”