La dura strada della regina Aretha Tornata dall'ospedale, ce la farà?

Aretha Franklin, si sa, è la regina. Di tutte. Davanti a lei, alla sua maestosità, scompaiono Barbra Streisand e Céline Dion, Bjork e Mina e la Whitney Houston degli anni d'oro. Una personalità umbratile e giocosa, che nel tempo si è messa ai margini del mercato, per riconvertirsi in veste di icona, mentre resta indiscussa la sua primogenitura in materia di voci femminili a chi ne conosce l'esistenza, la storia, la consistenza.
In questi giorni in cui si vorrebbe discettare di caròle lievi e di regali di Natale, è invece triste dover parlare della sua salute. A 68 anni, dopo aver interrotto ogni concerto da luglio, e aver annullato tutti gli impegni fino a giugno dell'anno prossimo, la settimana scorsa è stata operata d'urgenza a Chicago, con sotto il porticato una dotazione fissa di fans che pregavano il Signore per la sua salute e sopravvivenza, e il reverendo Jesse Jackson che andava a salutarla.
Dopo l'operazione, la regina incontrastata del soul ha rilasciato un comunicato in cui ringraziava Dio e i medici e si diceva ottimista.
La diagnosi, s'è scoperto, è cruciale. Cancro al pancreas, lo stesso che ha portato via Pavarotti in un amen. Ma è ottimista lei, e ha appena lasciato l'ospedale. E così la cugina ha detto a un giornale della sua Detroit: "Sta andando meglio di come si aspettavano i medici, ha una lunga vita davanti, e sarà in concerto in tarda primavera o prima estate". A chi le faceva notare che le possibilità di sopravvivenza per quel tipo di male sono fra il 5 e il 10 per cento, ha ribattuto: "Sta andando bene, la debbono smettere".
La più grande, modesta divina che il mondo ci abbia regalato dai '60 in poi - immortale protagonista, anche, di un cameo in Bluesbrothers nel quale in ciabatte e grembiule prendeva per gli stracci il suo compagno, davanti agli occhi esterrefatti di John Belushi e Dan Aykroyd cantando "Think" - ha inneggiato in grigio fumo all'incoronazione di Obama, facendo venire la pelle d'oca a tutto il mondo.
Non ama gli aerei, e per questo i suoi ultimi decenni sono stati tutti americani: per questo, la vecchia Europa rimane alquanto silente di fronte alla bruttissima notizia.
I più giovani non la conoscono, ma dovrebbero.
Vincitrice di 21 premi Grammy. Due per "Respect", il suo pezzo più famoso, nel 1968; per "Chain of Fools", "Share Your Love With Me", "Don't Play That Song for Me"; per l'album "Amazing Grace" del '73 e, del '79, "One Lord, One Faith, One Baptism"; e nel 2008 per "Never Gonna Break My Faith" con Mary J Blidge. Prima donna introdotta nella Rock'n'Roll of Fame nel 1987.
Aretha, resisti.