di Hollus
E’ il 1979. In italia la settima legislatura è agli sgoccioli ma Andreotti continua a succedere a se stesso. In America, Carter è agonizzante sulla poltrona di 39esimo presidente degli Stati Uniti d’America. Ad Athens (Georgia) in un piccolo negozio di nome «Wuxtry», quasi l’archetipo del «Championship Vinyl» di «Alta fedeltà», Peter Buck e Michael Stipe si incontrano, il primo ci lavora come commesso (continuerà a farlo fino al 1986 un giorno alla settimana, il lunedì, dalle 10 alle 6 del pomeriggio) il secondo è uno dei curiosi e debitamente voraci avventori.
La storia del R.E.M. La storia (la mitologia) del rock è zeppa di singolarità: Paul che assiste ad un concerto dei Quarrymen e vede John per la prima volta, Keith Richards che adocchia questo ragazzo magro con sottobraccio una caterva di dischi blues ecc…ecc…Deve esserci un dio che permette la poesia o almeno che impedisce che incontri come questi avvengano in macelleria… Poi, beh, ci si mette l’abito buono, si controlla il colore dell’inchiostro e la consistenza del foglio e si comincia a scrivere la propria lettera d’addio: Collapse into now.
L’addio dei R.E.M. Le lettere d’addio sono spesso degli inventari, dei cataloghi, dei riassunti e quasi mai sono all’altezza di quello che vanno a inventariare, catalogare e riassumere eppure, vantano un fascino tutto loro. Forse Blue (titolo giustamente ottimista vedi Joni Mitchell), la canzone che chiude il disco, diventerà laThe long and winding road dei R.E.M.? Non lo so, certo è che la voce sepolcrale di Patti Smith e i richiami interni a Country feedback, una delle canzoni di Out of time, ne fanno una degna candidata. Forse non è uno degli album più importanti dei R.E.M. in termini di presunta/possibile influenza sulla scena musicale ma non è un disco debole come Around the sun. E certo, qui i R.E.M. forse con più evidenza che altrove ribadiscono se stessi in un continuo gioco di rimandi e (auto)citazioni: Oh my heart prosegue e conclude il discorso cominciato con Huston in Accelerate.
L’immensa poetica dei R.E.M. Ma a ben vedere è questa la partita che la band ha sempre giocato e in qualche modo era tutto già presente in Murmur, il loro album d’esordio. In quindici album la band ha definito, corretto, affinato la propria immensa poetica non scendendo mai, mai, al di sotto di uno standard qualitativo che dovremmo solo guardare con stupore e rispetto. Forse i Maya non ci azzeccheranno, ma certo un mondo dove i R.E.M. non fanno uscire un nuovo disco, Baggio non gioca più e Lost è finito è un mondo di merda.
http://www.umbria24.it/%C2%ABcollapse-into-now%C2%BB-e-lultima-missiva-dei-r-e-m/26528.html