Provate ad accostare il nome della cantante e attrice francese Charlotte Gainsbourg a quello del regista, sceneggiatore e attore daneseLars von Trier, e quello che vi verrà fuori saràMelancholia, uno dei film più attesi e discussi dell’anno da coloro che della Settima Arte ne capiscono, o quantomeno sanno ben destreggiarsi tra il cosiddetto cinema straniero e quello appartenente alla mainstream, ovvero a tutto quell’insieme di prodotti puramente hollywoodiani di cui i più recenti trailer continuano a bombardarci, passando per attori finanche famosi e validi, sì, ma alla stessa maniera per trame poverissime a livello contenutistico e commedie che oramai, ammettiamolo, non fanno ridere come facevano una volta.
No, qui si parla di cinema serio, di cinema distorto e indissolubilmente legato a quella ricchezza di sceneggiatura che col tempo abbiamo lasciato decantare, come fosse un buon vino di cui si è però perso il sapore originale. Il sapore della parola che ci accompagna, o ancor meglio ci trascina sino a un punto di non ritorno, dove la verità può esser quasi toccata con mano, nondimeno sfiorata dal nostro subconscio. Si parla di quel cinema la cui distorsione è, in effetti, il perno centrale del processo creativo, e il processo inverso, quello della distruzione, altro non è che la creatività giunta al suo apice più inquieto e nostalgico che mai.
E se d’altronde si parla di questo tipo di cinema, non si può non menzionare l’impegnata e sensibile figlia d’arte del poeta e cantante russo di origine ebraica più amato dalla Francia, quelSerge Gainsbourg che più di vent’anni orsono diede scandalo frequentando dapprima l’attrice e modella Brigitte Bardot, e soltanto in seguito sposando la cantante inglese Jane Birkin; madre, giustappunto, di Charlotte Gainsbourg.
Con una notevole filmografia all’attivo, che si concentra su titoli quali il toccante 21 grammi, lo psichedelico L’arte del sogno, il capolavoro biografico Io non sono qui, l’impeccabile Quella sera dorata di James Ivory e, infine, il controverso, ma stilisticamente perfetto, Antichrist dello stesso von Trier, quest’ultima è riuscita a ritagliarsi l’ammirazione dei più grandi maestri del cinema contemporaneo per il suo innato talento, unito a quel volto limpido, sereno e irrequieto allo stesso tempo, senz’altro piacevole nel suo insieme pur essendo quasi mai truccato o anche soltanto sistemato alla bell’e meglio. Persino musicalmente parlando, Charlotte Gainsbourg vanta una discografia degna del nome che porta, dove ritmi incalzanti e d’impronta vagamente rock s’alternano con passione a quelli più lenti della chanson francese, rendendo omaggio ad autori quali Jacques Brel e suo padre, che al contrario di Trenet e Brassens sono riusciti a rendere la musica francese un qualcosa di veramente accattivante e seducente.
Coinvolta su più fronti, la Gainsbourg sarà molto probabilmente la protagonista del 2011, con Confessions of a Child of the Century, dove reciterà affiancando l’attore tedesco August Diehl (Il falsario, Bastardi senza gloria), e soprattutto grazie al Melancholia del danese Lars von Trier, che dopo la sua folgorante trilogia intitolata “America: terra dell’opportunità” e un’acclamata quanto respinta parentesi con Antichrist, ci riprova qui con quest’ultimo lavoro, che sbarcherà al Festival di Cannes proprio quest’anno, per contrastare le polemiche che hanno fatto da padrone alla scorsa edizione, quando sempre la Gainsbourg e l’attore statunitense Willem Dafoe diedero scandalo col già nominato Antichrist.
Melancholia sarà un ambizioso e atipico film catastrofico, screziato qua e là coi risvolti psicologici cui il cinema di Lars von Trier, non per niente redattore del manifesto Dogma 95, inerente un cinema di fatto minimalista e introspettivo, ci ha abituato. E con ben sette milioni di budget sulle spalle, vedrà protagoniste due sorelle (Charlotte Gainsbourg e Kirsten Dunst) alle prese con l’evento più clamoroso che si possa immaginare, nel momento in cui un pianeta sconosciuto sembrerà avvicinarsi sempre di più alla nostra amata Terra. L’inizio della pellicola coinciderà dunque con la sua fine, e attirerà l’attenzione di molti grazie all’immagine del nostro pianeta schiacciato da un altro, in una scena apocalittica, mentre una delle due sorelle osserverà il tutto, passivamente, da una finestra, e l’altra, al contrario, si ritroverà in preda a una crisi isterica.
Flashback e anticipazioni saranno in ultimo le parole chiave del film, e ci riporteranno alla genesi del tutto perché, per affermazione dello stesso regista, «non è interessante vedere cosa accade, ma come, accade.» Al fianco di Gainsbourg e Dunst, poi, vi saranno Alexander Skarsgaard e John Hurt; il prodotto finito dovrebbe giungere nelle nostre sale a maggio 2011, giusto in tempo per partecipare a quel Festival di Cannes che, quest’anno, sarà presentato da un’amica e collega della Gainsbourg: la magnifica attrice francese Mélanie Laurent.